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Global Fixed Income Bulletin
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maggio 15, 2025

Volatilità senza precedenti, ma nessuna vera chiarezza

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maggio 15, 2025

Volatilità senza precedenti, ma nessuna vera chiarezza


Global Fixed Income Bulletin

Volatilità senza precedenti, ma nessuna vera chiarezza

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maggio 15, 2025

 
 

All’inizio del mese, le parole di T.S. Eliot, “Aprile è il mese più crudele”, sono parse paurosamente vere. L’annuncio di Trump riguardante l’imposizione di dazi inaspettatamente elevati (durante il “Liberation Day”) ha innescato una reazione a catena che ha provocato caos sui mercati azionari e obbligazionari e messo sotto pressione il dollaro statunitense. In effetti, lo shock sui mercati è stato paragonabile a quello prodotto dalle passate crisi finanziarie dei mercati emergenti e del G20, in quanto l’azionario ha accusato un ribasso, gli spread creditizi si sono ampliati, i rendimenti obbligazionari sono aumentati (compresi quelli dei titoli di Stato) e la moneta si è svalutata. Sono stati inoltre riscontrati parallelismi con le turbolenze registrate dal mercato britannico durante la Brexit e durante lo sfortunato tentativo dell’ex primo ministro Liz Truss, nel 2022, di rilanciare l’economia con un forte aumento del debito pubblico.  

In risposta all’estrema volatilità del mercato, l’amministrazione Trump ha successivamente rinviato di 90 giorni l’implementazione dei dazi, annullandone (momentaneamente) alcuni, cioè quelli sulle auto e su altre importazioni di importanza critica. Tutto ciò ha contribuito ad arginare la crisi del mercato e ha rafforzato la convinzione che le reazioni dei mercati alle politiche commerciali statunitensi abbiano raggiunto il punto più basso. Degno di nota è il fatto che la velocità del recupero è stata elevata tanto quanto quella della flessione.

A fine mese, aprile è risultato sostanzialmente nella norma in termini di movimenti di mercato: i rendimenti dei Treasury statunitensi a 10 anni sono scesi di 4 punti base (pb), mentre quelli dei titoli di Stato non statunitensi hanno segnato un calo maggiore (il rendimento decennale tedesco è sceso di 29 pb, quello britannico di 23 pb, quello australiano di 22 pb e quello giapponese di 17 pb), fatta eccezione per Canada e Nuova Zelanda. Gli spread creditizi americani sono stati i grandi sconfitti: gli spread delle obbligazioni investment grade e high yield statunitensi hanno rispettivamente registrato un ampliamento di 12 pb e 37 pb. L’Europa non se l’è cavata molto meglio: gli spread dei titoli investment grade europei si sono ampliati di 14 pb e quelli dei titoli high yield di 25 pb. L’indice S&P 500 è sceso meno dell’1% e, cosa ancora più sorprendente, l’indice MSCI World ex-U.S. ha chiuso il mese a livelli vicini ai massimi storici. Simili risultati non lasciano trasparire la notevole volatilità osservata durante il mese. Tra il 2 e l’8 aprile, l’S&P 500 ha perso quasi l’11%; gli spread dei titoli high yield statunitensi si sono ampliati di 110 pb; i rendimenti dei Treasury decennali statunitensi sono saliti di 24 pb tra la fine di marzo e l’11 aprile; il dollaro USA ha perso quasi il 5% nello stesso periodo.

 
 
FIGURA 1
 
Performance degli attivi da inizio anno
 

Nota: performance espresse in USD. Fonte: Bloomberg. Dati al 30 aprile 2025. Gli indici sono riportati esclusivamente a scopo illustrativo e non intendono rappresentare la performance di alcun investimento specifico. Le performance passate non sono garanzia di risultati futuri. Vedere sotto la definizione degli indici.

 
 
FIGURA 2
 
Variazioni mensili delle valute rispetto al dollaro USA
 

Nota: per variazione positiva si intende l’apprezzamento della valuta nei confronti del dollaro USA. Fonte: Bloomberg. Dati al 30 aprile 2025.

 
 
FIGURA 3
 
Principali variazioni mensili dei rendimenti e degli spread dei titoli decennali
 

Fonte: Bloomberg, JPMorgan. Dati al 30 aprile 2025.

 
 

Prospettive per il mercato obbligazionario
Il 5 maggio, la maggior parte degli indici azionari e i rendimenti dei Treasury USA erano vicini ai livelli del 2 aprile. Il dollaro e gli spread creditizi rimangono tuttavia sensibilmente più deboli rispetto all’inizio di aprile e leggermente disallineati rispetto ai rendimenti dei Treasury USA e ai corsi azionari. Se questo divario si ridurrà o meno – sotto forma di un indebolimento dell’azionario o di un rafforzamento del credito – dipenderà probabilmente da tre fattori: la conclusione della questione dei dazi, la forza dell’economia statunitense e il tasso d’inflazione.

La ripresa dei mercati è stata determinata non solo dall’apparente marcia indietro dell’amministrazione statunitense sulle politiche doganali, ma anche dai recenti dati congiunturali, che si sono rivelati molto meno disastrosi rispetto ai peggiori scenari prospettati. Non c’è dubbio che dal 2 aprile le prospettive di crescita e inflazione siano peggiorate, ma per ora è difficile riscontrare tale sviluppo nei dati statunitensi o globali. I settori manifatturiero e dei servizi hanno continuato a registrare buone performance e, nonostante il clamore riguardante l’economia americana, nel primo trimestre il prodotto interno lordo (PIL) globale è sceso soltanto del -0,3%. Anche i dati di aprile sembrano finora relativamente poco inquietanti. Nondimeno, le aspettative circa la crescita futura continuano a peggiorare a livello globale. La fiducia dei consumatori statunitensi è precipitata e nella maggior parte degli altri paesi gli indicatori di fiducia delle imprese hanno perso quota. Questa divergenza tra condizioni attuali e aspettative finirà per essere colmata, ma è ancora tutto da vedere in che misura e quando ciò accadrà.

Alla luce di questo scenario, riteniamo che nel secondo semestre l’economia statunitense e quella globale siano destinate a rallentare in modo significativo. Ci vorrà del tempo prima che dazi a livelli ancora elevati abbiano ricadute sulla produzione, sul reddito e sui prezzi. La corsa alle importazioni verso gli Stati Uniti crea la falsa apparenza di uno scenario positivo per la produzione globale e allo stesso tempo fa presagire una possibile brusca frenata fuori degli Stati Uniti nel terzo e nel quarto trimestre. Il grande interrogativo è cosa accadrà quando i rincari colpiranno i consumatori statunitensi e la produzione accuserà un rallentamento della domanda e dell’attività dopo l’accumulo delle scorte. Per quanto i livelli occupazionali si siano mantenuti stabili in tutto il mondo nonostante lo shock prodotto dai dazi, non è chiaro se si mostreranno resilienti qualora il clima di fiducia dovesse mantenersi ai livelli attuali (o peggiorare ulteriormente) con il passare dei mesi.

La situazione è aggravata dalla probabile incapacità della politica monetaria e fiscale degli Stati Uniti di compensare questo shock imminente. Fuori degli Stati Uniti, la flessibilità delle politiche degli altri paesi offre maggiore libertà nella scelta delle azioni da intraprendere per bilanciare il probabile shock aggregato derivante da un calo della domanda di importazioni da parte degli Stati Uniti nel secondo semestre. È probabile che le politiche monetarie e fiscali vengano ammorbidite nel caso di un indebolimento della domanda, per attutire il colpo alle rispettive economie e potenzialmente colmare il divario di crescita rispetto agli Stati Uniti, rendendo così l’economia americana, e fors’anche i suoi mercati finanziari, meno “eccezionali”.

Viceversa, la capacità della Federal Reserve statunitense (Fed) di allentare le politiche monetarie verrà probabilmente limitata in modo significativo, sia per via delle ricadute inflazionistiche dovute all’aumento dei dazi sia perché, sulla scorta della negativa esperienza dello shock inflazionistico causato dalla pandemia, non mancheranno le aspettative di un rischio di inflazione intrinseca. Inoltre, è probabile che le implicazioni negative per la crescita richiedano tempo per concretizzarsi, per cui difficilmente si potrà assistere a un allentamento delle politiche prima dell’estate. Se tuttavia la crescita dovesse rallentare più rapidamente del previsto, è probabile che la Fed opti per un allentamento aggressivo nonostante gli elevati livelli di inflazione. Le politiche di bilancio degli Stati Uniti rimangono limitate dall’elevato deficit in essere e dalla difficoltà dei Repubblicani di far approvare una legge di riconciliazione del bilancio al Congresso. Al momento, qualunque stimolo fiscale netto sembra improbabile, quest’anno, e sarà considerato un successo se il Congresso riuscirà a mantenere gli sgravi fiscali previsti dal Tax Cuts and Jobs Act del 2017.

I rischi di recessione sono elevati ovunque, ma considerando la natura dello shock provocato dai dazi e i minori spazi di manovra disponibili nella regione per modificare le politiche, probabilmente lo sono di più in Nord America. La possibilità che l’economia statunitense e/o globale entrino in recessione (e quanto profondamente) dipenderà da (i) il livello dei dazi, (ii) la possibilità che l’incipiente debolezza dell’economia o dei listini spinga l’amministrazione Trump a invertire la rotta e (iii) la fiducia delle famiglie e delle imprese nella propria capacità di assorbire lo shock senza ridurre drasticamente la spesa. Poiché la situazione finanziaria del settore privato statunitense è ancora buona, al momento ci attendiamo solo una recessione contenuta, con una crescita annuale che rimarrà nel segno positivo, ma inferiore al 2%.

Ciò significa che i rendimenti obbligazionari statunitensi sono bloccati sui livelli attuali ed è improbabile che si allontanino dagli intervalli recenti, salvo sviluppi sorprendentemente positivi o negativi sul fronte degli scambi commerciali. La curva dei rendimenti dei Treasury statunitensi manterrà probabilmente la sua tendenza all’irripidimento a fronte di premi al rischio più elevati sugli attivi statunitensi e della natura stagflazionistica dell’attuale contesto economico. È probabile che gli spread creditizi si mantengano negli intervalli determinati dai movimenti di aprile. Dubitiamo che gli spread tornino ai livelli di inizio 2025 o fine 2024 o che superino i massimi causati dall’ondata di panico delle prime due settimane di aprile. I rendimenti appaiono ragionevolmente interessanti rispetto al passato, ma forse non così elevati se si considerano le forti incertezze che aleggiano sui prossimi mesi. Per il momento, riteniamo che la scelta migliore sia quella di mantenere il rischio di tasso d’interesse a livelli neutrali e di intervenire in chiave opportunistica nel caso di forti oscillazioni. Nonostante sia plausibile attendersi continue pressioni per la situazione causata dai dazi, i fondamentali del credito rimangono ragionevolmente solidi. Inoltre, il comportamento delle imprese tende a diventare più conservativo durante periodi caratterizzati da incertezza e questo tende ad avvantaggiare i creditori. Ciò lascia presagire che gli spread potrebbero faticare a raggiungere i massimi osservati nei precedenti periodi di recessione. A un certo punto, facendo le dovute differenziazioni tra i vari settori e a fronte di spread più ampi, ci aspettiamo che le obbligazioni societarie diventino un investimento più interessante. Abbiamo una lieve predilezione per i titoli investment grade in euro, data la maggiore flessibilità della politica monetaria e fiscale dell’Unione europea nel rispondere allo shock doganale. Il mercato high yield è più vulnerabile, ma gli spread non dovrebbero raggiungere livelli recessivi. Inoltre, c’è sempre la possibilità che, come ritiene la gran parte degli investitori, i dazi attualmente proposti vengano negoziati al ribasso nei prossimi mesi.

Anche il credito cartolarizzato e i titoli garantiti da ipoteche (MBS) statunitensi di agenzia hanno risentito dei rischi legati ai dazi e dell’aumento della volatilità del mercato. Detto ciò, questo settore rimane il nostro sovrappeso preferito. Nel 2025 gli MBS di agenzia sono stati uno dei settori che hanno realizzato le migliori performance, mentre il credito cartolarizzato si è difeso bene. Nei prossimi mesi i rendimenti saranno probabilmente determinati dal carry e non dalle plusvalenze. Un eventuale restringimento degli spread difficilmente si verificherà prima che vengano alleviati i rischi legati ai dazi e/o che la Fed operi un taglio dei tassi di interesse (un’eventualità da non escludere nel secondo semestre). Riteniamo che le opportunità più interessanti siano ancora da ricercare nel segmento dei mutui residenziali, dove siamo più propensi a puntare sull’intero spettro del comparto creditizio. I titoli garantiti da collaterale (ABS) del settore dei consumi e i titoli dell’immobiliare commerciale continuano a risentire negativamente degli attuali livelli finanziari. Continuiamo a ritenere che gli MBS di agenzia siano più interessanti del credito societario investment grade.

Anche le prospettive per il dollaro statunitense sono peggiorate rispetto all’inizio di aprile. Le politiche doganali dell’amministrazione Trump stanno minando l’eccezionalità dell’economia statunitense. Il mancato calo dei rendimenti dei Treasury statunitensi nei primi giorni successivi all’annuncio dei dazi nel Liberation Day evidenzia l’aumento dei premi al rischio legati agli attivi statunitensi, diminuendone l’attrattività. È di cattivo auspicio anche il fatto che gran parte del mondo sia probabilmente sovraesposto agli attivi denominati in dollari, considerato l’ampio deficit degli Stati Uniti (che deve essere finanziato) e la possibilità che gli investitori non statunitensi decidano di diversificare, abbandonando l’economia americana. La concomitanza di un doppio deficit molto alto, di valutazioni elevate e di un calo di fiducia nell’economia e nelle politiche degli Stati Uniti rende probabile un ulteriore declino del dollaro nel corso del 2025. Oltre a ciò, i recenti rialzi delle valute asiatiche lasciano supporre che il futuro potrebbe riservare un’intesa molto conveniente tra i paesi di minori dimensioni di quel continente, votati principalmente all’esportazione, e gli Stati Uniti i quali, consentendo o incoraggiando una svalutazione anche eccessiva delle valute locali, si mostrerebbero poi indulgenti sul fronte dei dazi. Questa situazione deve essere monitorata in quanto potrebbe risultare pertinente anche alla Cina. Nelle ultime settimane, però, il dollaro si è indebolito molto velocemente ed è probabile che nel breve termine si verifichi una fase di consolidamento. Restiamo comunque attenti alle opportunità di vendere dollari rispetto ad altre valute nelle settimane e nei mesi a venire.

 

Tassi d’interesse/Tassi di cambio dei mercati sviluppati

Rassegna mensile
Aprile si è rivelato un mese particolarmente volatile per i mercati globali, soprattutto in conseguenza dell’aggressiva politica commerciale annunciata dall’amministrazione Trump. Dal picco di metà febbraio, l’azionario globale ha perso oltre il 16%, i rendimenti dei Treasury statunitensi a 10 anni sono scesi di 60 pb e gli spread del credito investment grade si sono ampliati di 40 pb. A fine mese, tuttavia, una moderazione dei toni sul fronte dei dazi ha consentito agli attivi rischiosi di recuperare ampiamente il terreno perduto, mentre le obbligazioni governative, favorite dall’aspettativa di un ulteriore riduzione dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, hanno mantenuto i guadagni ottenuti in precedenza. La volatilità dei mercati è stata amplificata dalla chiusura di operazioni con leva molto diffuse, ad esempio gli swap spread statunitensi e quelle basate su Treasury-futures. Nel corso del mese i tassi di interesse globali sono complessivamente scesi, guidati dai Bund tedeschi che hanno invertito la tendenza al ribasso esibita a marzo in seguito all’annuncio tedesco di una politica di bilancio espansiva.

Ai primi di aprile, l’amministrazione statunitense ha deliberato dazi più consistenti del previsto nei confronti dei principali partner commerciali, tra cui Cina, Unione europea e Giappone. Pur essendo state inizialmente classificate come “reciproche”, le aliquote doganali sono sembrate determinate dal surplus commerciale bilaterale dei Paesi in questione con gli Stati Uniti, anziché dalle aliquote esistenti sui prodotti statunitensi. Di fronte alle difficoltà manifestate dai mercati finanziari, gli Stati Uniti hanno ammorbidito la loro posizione riducendo l’aliquota al 10% per tutti i partner, ad eccezione della Cina, e ritardandone l’attuazione di 90 giorni. Pechino ha quindi reagito imponendo dazi sulle merci statunitensi, provocando un’ulteriore escalation e suscitando timori per le potenziali ricadute sulle due maggiori economie mondiali. L’aliquota doganale statunitense sulla Cina è ora del 145% per la maggior parte delle merci, mentre quella cinese nei confronti degli Stati Uniti è del 125%. I dati economici statunitensi, in particolare quelli provenienti dalle indagini, hanno evidenziato, da un lato, rischi al ribasso per la crescita economica e forza dei consumi, e rischi al rialzo, dall’altro, per l’inflazione e le aspettative sul costo della vita. I dati sul PIL del 1° trimestre degli Stati Uniti hanno evidenziato un significativo accumulo di scorte da parte degli importatori statunitensi in vista dell’entrata in vigore dei dazi.

Nell’Area Euro, i mercati hanno scontato un maggiore allentamento da parte della Banca centrale europea (BCE) in risposta all’annuncio dei dazi statunitensi per i probabili effetti negativi di questi ultimi sulla crescita e, verosimilmente, anche in termini di disinflazione. Anche l’apprezzamento dell’euro e il minor costo delle materie prime rischiano di far calare l’inflazione. Nonostante la leggera e inaspettata accelerazione dell’inflazione ad aprile, la curva dei rendimenti tedesca ha continuato a irripidirsi: le obbligazioni a più breve scadenza hanno infatti beneficiato in misura più consistente del fatto che il mercato abbia scontato un maggior numero di tagli dei tassi da parte della BCE. A fine aprile, i mercati sono arrivati a scontare tagli per 67 pb di qui a fine anno e un tasso terminale della BCE dell’1,5% circa.

Nei mercati valutari, ad aprile si è assistito a una rapida e generalizzata svalutazione del dollaro statunitense, anche se sul finire del mese il ribasso si è stabilizzato. Le valute rifugio, come il franco svizzero e lo yen giapponese, sono quelle che ne hanno tratto i maggiori vantaggi, ma anche le valute dei mercati emergenti hanno guadagnato rispetto al biglietto verde. Nel mese, l’indice del dollaro di Bloomberg è sceso del 4,0% anche se a un certo punto il calo ha toccato il 4,6%. I mercati hanno temuto che gli investitori internazionali riducessero il loro sovrappeso di lunga data negli attivi statunitensi – ivi compresi i Treasury – e/o aumentassero le coperture valutarie sugli investimenti.

Prospettive
Nei mercati sviluppati (MS) manteniamo un sovrappeso di duration, considerando il peggioramento delle prospettive di crescita. Manteniamo anche un’esposizione all’irripidimento della curva nei Treasury statunitensi e nei Bund. Considerato l’aumento dei rischi di ribasso dell’attività economica negli Stati Uniti e a livello globale, riteniamo che le obbligazioni a breve scadenza possano essere più interessanti se le banche centrali dovessero operare tagli più aggressivi, contribuendo così a un irripidimento della curva. A livello di mercati, manteniamo un sovrappeso di duration negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Nuova Zelanda rispetto ad Australia e Giappone. In Giappone, manteniamo un posizionamento lungo nei titoli indicizzati all’inflazione, ma abbiamo ridimensionato il nostro sottopeso di duration visto il peggioramento delle prospettive di crescita globale. Confermiamo il giudizio positivo sullo yen giapponese rispetto al renminbi cinese.

 

Tassi d’interesse/Tassi di cambio dei mercati emergenti

Rassegna mensile
Dopo un mese trascorso all’insegna della volatilità sui mercati globali, il debito dei mercati emergenti (EMD) ha evidenziato performance contrastanti. I mercati locali hanno esibito una performance positiva, sostenuti dall’indebolimento del dollaro statunitense. Nel mese gli spread del credito sovrano e societario in valuta forte si sono ampliati, come per la maggior parte dei mercati del credito durante la fase di maggiore prevalenza della volatilità. Nel periodo sono aumentati anche i rendimenti dei Treasury statunitensi, contribuendo a frenare i rendimenti. I dazi annunciati da Trump il 2 aprile sono stati drastici e di ampia portata e la sospensione di 90 giorni annunciata successivamente ha provocato un contraccolpo sui mercati. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno tenuto la loro riunione semestrale a Washington, ma prima degli incontri la crescita globale è stata rivista abbondantemente al ribasso rispetto alle previsioni formulate dal FMI nel gennaio 2025. I progressi verso una pace tra Russia e Ucraina sono proseguiti, con la firma di un accordo tra Ucraina e Stati Uniti per la fornitura di terre rare. L’aumento delle incertezze ha incrementato l’avversione al rischio degli investitori e gli afflussi sono stati negativi sia per i fondi in valuta forte che per quelli in valuta locale. I fondi in valuta forte, in particolare, hanno registrato i maggiori deflussi mensili dall’autunno del 2022.1

Prospettive
Il posizionamento dei mercati emergenti rimane interessante. È probabile che la politica estera degli Stati Uniti mantenga il dollaro più debole e che i differenziali di rendimento reali diventino interessanti, in particolare se dovessero iniziare a manifestarsi rallentamenti nella crescita globale, a tutto vantaggio degli attivi in valuta locale. Durante la fase volatile di aprile abbiamo assistito a un allargamento degli spread sia nel credito sovrano che in quello societario in valuta forte, al pari di quanto avvenuto in altri mercati del credito, e questo ha creato un interessante punto d’ingresso. I timori derivanti dalla politica estera e dai dazi statunitensi mantengono alto il livello di incertezza. Concentrarsi sui fondamentali e sugli sviluppi positivi dei singoli paesi sul versante delle politiche rimarrà fondamentale per orientarsi nel variegato panorama dei mercati emergenti.

 

Credito societario

Rassegna mensile
Ad aprile, la volatilità ha subito un’impennata e l’incertezza è aumentata, poiché i dazi reciproci annunciati dal governo statunitense sono risultati più alti del previsto, inducendo il mercato a prendere in considerazione maggiori probabilità di recessione. Gli attivi rischiosi si sono mossi al ribasso, con gli spread investment grade europei che hanno chiuso il mese in aumento di 14 pb. Durante il Liberation Day, l’amministrazione Trump ha annunciato un’aliquota doganale globale di base del 10%, con aliquote più elevate per determinati paesi in base al disavanzo commerciale sullo scambio di merci. Una settimana più tardi Trump ha annunciato una sospensione di 90 giorni su ulteriori dazi, escludendo la Cina, che si è trovata a subire un aumento delle aliquote al 125%. La BCE ha deciso un altro taglio di 25 pb, sottolineando l’aumento dei rischi per la crescita. Negli Stati Uniti, Beth Hammack, presidente e CEO della Fed di Cleveland, ha dichiarato che a giugno, quando i dati saranno più chiari, la Fed potrebbe prendere delle decisioni. Gli indici PMI dell’Area Euro hanno evidenziato un rallentamento della crescita, mentre i dati delle indagini statunitensi hanno evidenziato la presenza di timori di stagflazione. Il dato preliminare sull’inflazione di marzo in Europa è risultato in linea con le aspettative, mentre i dati sull’IPC degli Stati Uniti sono stati inferiori alle attese. Gli utili societari sono stati disomogenei, evidenziando una notevole debolezza nei settori dell’auto, della chimica e dei beni di lusso. I settori difensivi come le telecomunicazioni, le utility e i prodotti di consumo sono andati meglio. Alcune società hanno ritirato le stime per l’anno, adducendo come motivazione l’incertezza delle politiche commerciali e delle prospettive economiche. Le banche hanno archiviato un’altra stagione di utili senza particolari sorprese, ma molto positiva. I fattori tecnici hanno evidenziato un indebolimento, con deflussi netti dai fondi investment grade ed emissioni primarie lorde in linea con le aspettative migliori.

In aprile i mercati high yield statunitensi e globali hanno mostrato un’eccezionale volatilità. Dopo l’annuncio delle nuove politiche doganali statunitensi nel “Liberation Day”, lo spread-to-worst medio del mercato high yield statunitense ha fatto un balzo di circa 100 pb nei successivi quattro giorni di trading, per poi raggiungere un picco di circa 475 pb a metà mese, quando gli investitori hanno spostato il capitale verso attivi di qualità superiore sulla scia dei crescenti timori di recessione. I fondi retail high yield statunitensi hanno toccato il record dei prelievi settimanali nella seconda settimana del mese, mentre il mercato primario è rimasto praticamente chiuso fino a fine aprile. In ultima analisi, il mercato high yield si è mosso con ordine e la determinazione dei prezzi è stata efficiente, gli spread bid-ask si sono ampliati, ma sono rimasti relativamente contenuti, mentre il capitale istituzionale è stato messo a disposizione degli acquirenti interessati a livelli adeguati e più bassi. In un contesto di costante incertezza e continua volatilità nei mercati del rischio, il mercato high yield ha lentamente recuperato terreno e, alla fine, il reddito generato ad aprile ha quasi perfettamente compensato quella che, a fine mese, si è rivelata essere solo una modesta flessione mensile dei listini obbligazionari.2

In un mese di aprile segnato dalla volatilità le obbligazioni convertibili globali hanno generato rendimenti totali positivi per effetto delle nuove politiche doganali annunciate dagli Stati Uniti. In termini di performance geografica, gli emittenti statunitensi ed europei hanno generato rendimenti positivi, mentre quelli cinesi hanno accumulato un ritardo, penalizzati dal timore di un’imminente guerra commerciale tra Washington e Pechino. In ultima analisi, nel mese di aprile le obbligazioni convertibili globali hanno sottoperformato le obbligazioni globali e lievemente sottoperformato l’azionario globale con copertura in USD. Nel mese la nuova offerta è stata limitata per via della volatilità dei mercati e del blackout sugli utili societari. Nel corso del mese sono stati collocati solo USD 2,3 miliardi nell’ambito di cinque operazioni, che hanno fatto di aprile il mese più debole da fine 2022. Da inizio anno l’offerta di questa classe di attivo si è attestata a USD 25,6 miliardi, in leggero calo rispetto ai USD 29 miliardi emessi nello stesso periodo del 2025.3

Prospettive
Guardando al futuro, il nostro scenario di base sul credito resta ottimista, sostenuto dalle aspettative di una crescita contenuta (che però non comporterà un aumento significativo del rischio di declassamento o insolvenza), da una politica fiscale che continua a favorire crescita/occupazione/consumi e da fondamentali aziendali solidi, basati su strategie societarie a basso rischio. Guardando agli spread creditizi, siamo dell’avviso che, nonostante le incertezze, le valutazioni di mercato siano corrette alla luce del quadro fondamentale e tecnico. Riteniamo che il principale fattore di rendimento sia il carry e che ulteriori guadagni possano venire dalla selezione settoriale e, in misura crescente, da quella dei titoli. Stiamo probabilmente entrando in un periodo caratterizzato dalle negoziazioni sui dazi e da una minore volatilità del mercato (rispetto ad aprile). Sebbene i rischi di eventi estremi siano diminuiti dopo la sospensione di 90 giorni (che nel breve periodo ha avuto effetti positivi), le incertezze rimangono elevate e i rischi di recessione/stagflazione sono aumentati. L’incerto quadro dei fondamentali a medio termine (incertezza delle politiche adottate dagli Stati Uniti e da Trump, tensioni politiche, prospettive di crescita non chiare, inflazione superiore all’obiettivo negli Stati Uniti e aumento del flusso di notizie idiosincratiche) ci induce a non confidare in un sostanziale inasprimento degli spread.

Con l’inizio di maggio continuiamo a essere cauti nei confronti del mercato high yield. Bisogna tenere conto di vari fattori, tra cui l’evoluzione dinamica e incerta delle politiche commerciali, fiscali e migratorie, le aspettative di un’inflazione più vischiosa, il rallentamento della crescita economica con maggiori probabilità di recessione e l’elevata volatilità. Ad aprile, i rendimenti sono diventati più interessanti rispetto al passato e lo spread medio del mercato high yield è salito a 417 punti base, avvicinandosi alla mediana storica. Dal nostro punto di vista, le valutazioni restano suscettibili di ulteriori ampliamenti. Siamo giunti a questa conclusione dopo un’analisi approfondita di fattori quali gli effetti delle politiche commerciali, l’evoluzione delle politiche monetarie delle banche centrali mondiali, la crescita economica statunitense e globale, la salute dei consumi, i fondamentali degli emittenti high yield, le condizioni tecniche e le valutazioni. In definitiva, riteniamo che la cautela sia giustificata e ci aspettiamo che i prezzi arrivino a scontare queste condizioni in maniera più completa, in particolare nei segmenti dei titoli con leva, più problematici e caratterizzati da rating più bassi.

Affrontiamo il mese di maggio nutrendo ottimismo per il mercato globale delle obbligazioni convertibili. Ad aprile, nonostante la volatilità del mercato, le obbligazioni convertibili hanno mostrato una buona tenuta e ci aspettiamo che continuino a farlo, considerato il loro profilo di rendimento asimmetrico e, in particolare, la loro capacità di fissare un limite minimo per l’obbligazionario. Inoltre, riteniamo che, nonostante ad aprile le emissioni siano state limitate, le emissioni primarie registreranno una ripresa. Le imprese dovranno continuare a bilanciare il fabbisogno di finanziamenti con tassi d’interesse relativamente elevati e con l’evoluzione delle politiche monetarie messe in atto dalle banche centrali globali.

 

Prodotti cartolarizzati

Rassegna mensile
Ad aprile, gli spread degli MBS a cedola corrente hanno continuato ad allargarsi, in linea con gli altri mercati del credito. Nel mese, gli spread si sono ampliati di 15 punti base, a +159 pb sui Treasury statunitensi di pari duration. Gli spread degli MBS di agenzia rimangono ampi, sia rispetto ad altri settori obbligazionari core che in ottica storica. Ad aprile, le posizioni in MBS della Fed si sono ridotte di USD 16 miliardi, scendendo a USD 2.165 miliardi, e sono ora USD 530 miliardi più basse rispetto al picco del 2022. Nello stesso periodo, le posizioni delle banche statunitensi sono rimaste invariate a USD 2.667 miliardi. Tuttavia, l’esposizione totale del settore bancario agli MBS è tuttora inferiore di circa USD 335 miliardi rispetto all’inizio del 2022 Gli spread del credito cartolarizzato si sono ampliati in modo più significativo per effetto della maggiore volatilità e dei timori sul credito emersi nel mese di aprile. Dopo un primo trimestre molto intenso, ad aprile le emissioni hanno subito un sostanziale rallentamento, dovuto alla decisione di molti emittenti di ritirare o posticipare le operazioni programmate. Questa offerta limitata è stata agevolmente assorbita e le operazioni hanno generalmente registrato un buon livello di sottoscrizione, anche se agli attuali, e più ampi, livelli di spread.

Prospettive
Ci attendiamo un restringimento degli spread degli MBS di agenzia statunitensi, prevedendo un aumento degli afflussi da parte delle banche e degli investitori orientati al valore relativo, attratti dall’interessante profilo di rendimento di questo segmento rispetto ad altri settori dell’obbligazionario core e da strumenti equivalenti alla liquidità. Dubitiamo però che un simile restringimento degli spread possa verificarsi prima che la Fed riduca i tassi d’interesse nel secondo semestre. Ci aspettiamo che gli spread del credito cartolarizzato rimangano più ampi finché non saranno diventate più chiare le ricadute economiche delle politiche doganali. Da inizio anno gli MBS di agenzia sono stati uno dei segmenti con le migliori performance, e anche il credito cartolarizzato si è difeso bene. Poiché maggio si apre all’insegna di rendimenti interessanti, riteniamo che nei prossimi mesi i rendimenti deriveranno principalmente dal carry dei cash flow. Restiamo del parere che i livelli dei tassi attuali rappresentino un problema per molti debitori e che continueranno a erodere i bilanci delle famiglie, mettendo sotto pressione alcuni ABS dei beni di consumo, in particolare quelli che riguardano debitori con redditi bassi. Anche il settore immobiliare commerciale continua a risentire dei tassi di finanziamento attuali. I titoli garantiti da ipoteche residenziali (RMBS) rimangono il nostro segmento preferito e sono l’unico in cui ci sentiamo a nostro agio a scendere lungo lo spettro del credito, mentre siamo più cauti nei confronti degli ABS e dei CMBS con rating più basso.  Rimaniamo ottimisti sulle valutazioni degli MBS di agenzia, che restano interessanti rispetto agli spread delle società investment grade e ai loro spread storici.

 
 

1 Fonte: JPMorgan, dati al 30 aprile 2025
2 Fonte: MSIM, indici ICE, Bloomberg L.P. Dati al 30.04.2025
3 Fonte: Bank of America, dati al 30 aprile 2025

 
 
 
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CONSIDERAZIONI SUI RISCHI

La diversificazione non garantisce che verranno generati utili e non protegge dalle perdite in una fase di rallentamento del mercato.

Non vi è alcuna garanzia che l’obiettivo d’investimento del portafoglio sarà raggiunto. I portafogli sono esposti al rischio di mercato, ovvero alla possibilità che il valore di mercato dei titoli detenuti dal portafoglio diminuisca e che il valore delle azioni del portafoglio sia conseguentemente inferiore all’importo pagato dall’investitore per acquistarle. I valori di mercato possono cambiare quotidianamente a causa di eventi economici e di altro tipo (ad es. catastrofi naturali, crisi sanitarie,  È difficile prevedere le tempistiche, la durata e i potenziali effetti negativi (ad esempio la liquidità del portafoglio) degli eventi. Di conseguenza, l’investimento in un portafoglio può comportare una perdita per l’investitore. I titoli obbligazionari sono soggetti alla capacità dell’emittente di rimborsare puntualmente capitale e interessi (rischio di credito), alle variazioni dei tassi d’interesse (rischio di tasso d’interesse), al merito di credito dell’emittente e alle condizioni generali di liquidità del mercato (rischio di mercato). In un contesto di tassi d’interesse in rialzo, i prezzi obbligazionari possono calare e dar luogo a periodi di volatilità e a maggiori richieste di rimborso. In un contesto di calo dei tassi d’interesse, il portafoglio potrebbe generare un reddito inferiore. I titoli con scadenze più lunghe possono essere maggiormente sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Determinati titoli di Stato americani acquistati dalla strategia, come quelli emessi da Fannie Mae e Freddie Mac, non sono garantiti dal “full faith and credit” (piena fiducia e credito) degli Stati Uniti. È possibile che in futuro questi emittenti non dispongano dei fondi per onorare i propri obblighi di pagamento. I prestiti bancari quotati sono soggetti al rischio di liquidità e ai rischi di credito tipici dei titoli con rating inferiori. Le obbligazioni high yield (dette anche “junk bonds”) sono titoli con rating inferiori che possono comportare livelli più elevati di rischio di credito e di liquidità. I titoli di debito sovrani sono soggetti al rischio di insolvenza. I titoli garantiti da ipoteche e da collaterale sono esposti al rischio di rimborso anticipato e a un più elevato rischio d’insolvenza e possono essere difficili da valutare e vendere (rischio di liquidità). Sono altresì soggetti ai rischi di credito, di mercato e di tasso d’interesse. Il mercato valutario è estremamente volatile e i suoi prezzi sono influenzati da diversi fattori, tra cui la dinamica della domanda e dell’offerta di una determinata valuta, il commercio, i programmi e le politiche fiscali, monetarie e di controllo della valuta nazionale o estera e le variazioni dei tassi d’interesse nazionali ed esteri. Gli investimenti nei mercati esteri comportano rischi specifici, quali rischi di cambio, politici, economici e di mercato. Investire nei mercati emergenti comporta rischi maggiori che investire nei mercati esteri in generale. Gli strumenti derivati possono amplificare le perdite in maniera sproporzionata e incidere significativamente sulla performance. Inoltre possono essere soggetti a rischi di controparte, di liquidità, di valutazione, di correlazione e di mercato. I titoli vincolati e illiquidi possono essere più difficili da vendere e valutare rispetto a quelli quotati in borsa (rischio di liquidità). A causa della possibilità che i rimborsi anticipati alterino i flussi di cassa sulle collateralized mortgage obligation (CMO), non è possibile determinare in anticipo la relativa data di scadenza finale o la vita media. Inoltre, il portafoglio potrebbe subire perdite qualora le garanzie collaterali sulle CMO o eventuali garanzie di terzi fossero insufficienti per onorare i pagamenti.

DEFINIZIONI

Punto base (pb): un punto base = 0,01%.

DEFINIZIONI DEGLI INDICI

Gli indici utilizzati nel presente rapporto non rappresentano la performance di un investimento specifico e non comprendono spese, commissioni o oneri di vendita, che ridurrebbero la performance. Gli indici riportati non sono gestiti e non sono strumenti investibili. Non è possibile investire direttamente in un indice.

Il marchio “Bloomberg®” e l’indice o gli indici Bloomberg utilizzati sono marchi di servizio di Bloomberg Finance L.P. e relative consociate concessi in licenza a Morgan Stanley Investment Management (MSIM) per determinati scopi. Bloomberg non è una consociata di MSIM, non approva, appoggia, valuta o raccomanda alcun prodotto e non garantisce la tempestività, correttezza o esaustività dei dati e delle informazioni in relazione ad alcun prodotto.

L’indice Bloomberg Euro Aggregate Corporate (Bloomberg Euro IG Corporate) è costruito per replicare l’andamento del mercato delle obbligazioni societarie investment grade denominate in euro.

L’indice Bloomberg Global Aggregate Corporate è la componente societaria dell’indice Bloomberg Global Aggregate, un indice ad ampia base rappresentativo dei mercati obbligazionari investment grade globali.

L’indice Bloomberg U.S. Corporate High Yield misura l’andamento del mercato delle obbligazioni societarie non investment grade a tasso fisso denominate in dollari e fiscalmente imponibili. I titoli sono classificati high yield se il rating medio di Moody’s, Fitch e S&P è pari o inferiore a Ba1/BB+/BB+. L’indice non comprende le obbligazioni dei mercati emergenti.

L’indice Bloomberg U.S. Corporate è un benchmark ad ampia rappresentatività che misura l’andamento delle obbligazioni societarie investment grade a tasso fisso fiscalmente imponibili.

L’indice Bloomberg US Mortgage-Backed Securities (MBS) replica l’andamento dei titoli pass-through di agenzia garantiti da ipoteche (sia ARM a tasso fisso che ibridi), garantiti da Ginnie Mae (GNMA), Fannie Mae (FNMA) e Freddie Mac (FHLMC). L’indice è costruito aggregando vari gruppi di titoli MBS con regolamento futuro in data da definirsi all’interno di portafogli generali sulla base delle condizioni di rimborso, delle cedole e dell’anno di emissione. Introdotti nel 1985, gli indici a tasso fisso GNMA, FHLMC e FNMA per i titoli a 30 e 15 anni sono stati rispettivamente retrodatati a gennaio 1976, maggio 1977 e novembre 1982. Nell’aprile del 2007 sono entrati a far parte dell’indice anche i titoli ipotecari pass-through ibridi di agenzia a tasso variabile (ARM).

L’indice dei prezzi al consumo (IPC) è una misura che esamina la media ponderata dei prezzi di un paniere di beni e servizi di consumo, come trasporti, generi alimentari e assistenza medica.

Euro vs. USD – rendimento totale dell’euro rispetto al dollaro USA.

Titoli di Stato tedeschi a 10 anni – Germany Benchmark 10-Year Datastream Government Index, titoli di Stato giapponesi a 10 anni – Japan Benchmark 10-Year Datastream Government Index e titoli di Stato USA a 10 anni – U.S. Benchmark 10-Year Datastream Government Index.

L’indice ICE BofAML European Currency High-Yield Constrained (ICE BofAML Euro HY constrained) è concepito per replicare la performance delle obbligazioni societarie in euro e sterline di qualità inferiore a investment grade quotate nei mercati Eurobond o in sterline.

L’indice ICE BofAML U.S. Mortgage-Backed Securities (ICE BofAML U.S. Mortgage Master) replica la performance dei titoli pass-through garantiti da ipoteche residenziali a tasso fisso e ibridi denominati in dollari, emessi da agenzie statunitensi nel mercato interno USA.

L’indice ICE BofAML U.S. High Yield Master II Constrained (ICE BofAML U.S. High Yield) è un indice ponderato per il valore di mercato di tutte le obbligazioni high yield domestiche e “Yankee”, comprese le obbligazioni a interesse posticipato e i titoli con pagamento “in natura”. I titoli che lo compongono hanno scadenze di almeno un anno e un rating di credito inferiore a BBB-/Baa3, ma non sono insolventi.

L’indice ISM del settore manifatturiero è basato su indagini condotte presso oltre 300 aziende manifatturiere dall’Institute of Supply Management. L’indice ISM del settore manifatturiero monitora i livelli di occupazione, le scorte di produzione, i nuovi ordini e le consegne dei fornitori. L’indice di diffusione composito è stato creato al fine di monitorare le condizioni del settore manifatturiero nazionale sulla base dei dati risultanti da tali indagini.

Titoli di Stato italiani a 10 anni – Italy Benchmark 10-Year Datastream Government Index.

L’indice JP Morgan CEMBI Broad Diversified è un benchmark globale del debito societario liquido dei mercati emergenti che replica l’andamento delle obbligazioni societarie denominate in USD emesse da società dei mercati emergenti.

L’indice JPMorgan Government Bond– Emerging Markets (JPM local EM debt) replica l’andamento delle obbligazioni in valuta locale emesse dai governi dei paesi emergenti. L’indice è posizionato come benchmark investibile che comprende soltanto quei Paesi accessibili da gran parte della base di investitori internazionali (escluse Cina e India al settembre 2013).

L’indice JPMorgan Government Bond Emerging Markets (JPM External EM Debt) replica l’andamento delle obbligazioni in valuta locale emesse dai governi dei paesi emergenti. L’indice è posizionato come benchmark investibile che comprende soltanto quei Paesi accessibili da gran parte della base di investitori internazionali (escluse Cina e India al settembre 2013).

L’indice JP Morgan Emerging Markets Bond Global (EMBI Global) replica i rendimenti totali di strumenti di debito in valuta estera negoziati nei mercati emergenti ed è una versione ampliata del JPMorgan EMBI+. Come l’EMBI+, l’Indice EMBI Global include obbligazioni Brady denominate in dollari USA, prestiti ed Eurobond con valore nominale in circolazione minimo di USD 500 milioni.

L’indice JP Morgan GBI-EM Global Diversified è un benchmark globale liquido, ponderato per la capitalizzazione di mercato, delle obbligazioni societarie dei mercati emergenti denominate in dollari USA, rappresentativo delle regioni Asia, America Latina, Europa e Medio Oriente/Africa.

JPY vs. USD – rendimento totale dello yen giapponese rispetto al dollaro USA.

L’indice Markit ITraxx Europe è composto da 125 credit default swap equiponderati su entità societarie europee investment grade, distribuiti su 4 sottoindici: finanza (senior & subordinati), non finanziari e “HiVol”.

L’indice Nikkei 225 Index (Japan Nikkei 225) è un indice ponderato per il prezzo che segue l’andamento delle 225 maggiori società nipponiche quotate alla Borsa di Tokyo.

L’indice MSCI AC Asia ex-Japan (MSCI Asia ex-Japan) replica l’andamento delle società large e mid cap di due di tre mercati sviluppati asiatici (Giappone escluso) e di otto mercati emergenti della regione.

L’indice MSCI All Country World (ACWI, MSCI global equities) è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato corretta per il flottante che misura la performance dei listini azionari dei mercati sviluppati ed emergenti. Il termine "flottante" è riferito alla quota di azioni in circolazione considerate disponibili per l’acquisto da parte degli investitori sui mercati azionari pubblici. La performance dell’indice è espressa in dollari USA e prevede il reinvestimento dei dividendi netti.

L’indice MSCI Emerging Markets (MSCI emerging equities) raggruppa titoli rappresentativi di società a media e alta capitalizzazione di 23 mercati emergenti.

L’indice MSCI World (MSCI developed equities) raggruppa titoli rappresentativi di società a media e alta capitalizzazione di 23 mercati sviluppati.

L’indice dei direttori degli acquisti (PMI) è un indicatore dello stato di salute economica del settore manifatturiero.

L’indice Refinitiv Convertible Global Focus USD Hedged è un indice di mercato ponderato con dimensioni minime per l’inclusione di USD 500 milioni (USA), EUR 200 milioni (Europa), JPY 22 miliardi e USD 275 milioni (altri paesi) di obbligazioni convertibili equity-linked.

L’indice Russell 2000® è un indice che misura la performance delle 2.000 società di minori dimensioni dell’indice Russell 3000.

L’indice S&P 500® (U.S. S&P 500) misura la performance del segmento delle large cap nel mercato azionario statunitense e copre all’incirca il 75% di tale mercato. L’indice comprende 500 tra le principali società che operano nei settori di punta dell’economia statunitense.

L’indice S&P CoreLogic Case-Shiller U.S. National Home Price NSA si propone di misurare il valore degli immobili residenziali nelle 20 principali aree metropolitane statunitensi: Atlanta, Boston, Charlotte, Chicago, Cleveland, Dallas, Denver, Detroit, Las Vegas, Los Angeles, Miami, Minneapolis, New York, Phoenix, Portland, San Diego, San Francisco, Seattle, Tampa e Washington, D.C.

L’indice S&P/LSTA U.S. Leveraged Loan 100 (S&P/LSTA Leveraged Loan Index) è costruito per replicare l’andamento dei prestiti di maggiore entità del mercato dei prestiti con leva.

L’indice S&P GSCI Copper (Copper) è un sottoindice dell’S&P GSCI che costituisce un benchmark affidabile e pubblicamente disponibile della performance del mercato del rame.

L’indice S&P GSCI Softs (GSCI soft commodities) è un sottoindice dell’S&P GSCI che misura la performance delle soft commodity ponderata per la produzione mondiale. Nel 2012 l’indice S&P GSCI Softs comprendeva le seguenti materie prime: caffè, zucchero, cacao e cotone.

Titoli di Stato spagnoli a 10 anni – Spain Benchmark 10-Year Datastream Government Index.

L’indice Thomson Reuters Convertible Global Focus USD Hedged è un indice di mercato ponderato con una dimensione minima di inclusione di USD 500 milioni (USA), EUR 200 milioni (Europa), JPY 22 miliardi e USD 275 milioni (altri paesi) di obbligazioni convertibili equity-linked.

Titoli di Stato britannici a 10 anni – U.K. Benchmark 10-Year Datastream Government Index. Gli indici di riferimento Datastream per i seguenti titoli di Stato si basano su singole emissioni. L’emissione scelta per ciascuna serie è la più rappresentativa disponibile per una data scadenza in ciascun momento. I titoli di riferimento sono selezionati sulla base delle convenzioni prevalenti all’interno di ciascun mercato. In generale il titolo di riferimento è sempre l’ultima emissione di una data fascia di scadenze, tuttavia vengono considerati anche i rendimenti, la liquidità, le dimensioni dell’emissione e le cedole.

L’indice U.S. Dollar (DXY) è un indice che misura il valore del dollaro statunitense rispetto a un paniere di valute estere, generalmente quelle dei maggiori partner commerciali degli Stati Uniti.

L’indice Chicago Board Options Exchange (CBOE) Market Volatility (VIX) mostra le aspettative del mercato per la volatilità a 30 giorni.

Poiché non è possibile garantire che le strategie d’investimento risultino efficaci in tutte le condizioni di mercato, ciascun investitore deve valutare la propria capacità di mantenere l’investimento nel lungo termine e in particolare durante le fasi di ribasso dei mercati.

I conti a gestione separata potrebbero non essere adatti a tutti gli investitori. Nei conti separati gestiti in base a una determinata strategia possono essere inseriti valori mobiliari che non replicano la performance di un particolare indice. Si raccomanda di valutare attentamente gli obiettivi d’investimento, i rischi e i costi della Strategia prima di effettuare un investimento. È richiesto un livello patrimoniale minimo. Il modulo ADV, Parte 2, contiene informazioni importanti sui gestori degli investimenti.

Le opinioni e/o analisi espresse sono quelle dell’autore o del team d’investimento alla data di redazione del presente materiale, possono variare in qualsiasi momento senza preavviso a causa di cambiamenti delle condizioni economiche o di mercato e potrebbero non realizzarsi. Inoltre, le opinioni non saranno aggiornate né altrimenti riviste per riflettere informazioni resesi disponibili in seguito, circostanze esistenti o modifiche verificatesi dopo la data di pubblicazione. Le tesi espresse non riflettono i giudizi di tutto il personale di investimento in forza presso Morgan Stanley Investment Management (MSIM) e relative controllate e consociate (collettivamente, la “Società”) e potrebbero non trovare riscontro in tutte le strategie e in tutti i prodotti offerti dalla Società.

Le previsioni e/o stime fornite sono soggette a variazioni e potrebbero non realizzarsi. Le informazioni concernenti i rendimenti attesi e le prospettive di mercato si basano sulla ricerca, sull’analisi e sulle opinioni degli autori o del team di investimento. Tali conclusioni sono di natura speculativa, potrebbero non realizzarsi e non intendono prevedere la performance futura di alcuna strategia o prodotto specifico offerto dalla Società. I risultati futuri possono divergere in misura rilevante sulla scia di sviluppi riguardanti i titoli, i mercati finanziari o le condizioni economiche generali.

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Tabelle e grafici sono forniti a solo scopo illustrativo. I rendimenti passati non sono indicativi dei risultati futuri.

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Giappone –

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