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Russia - Ucraina: rischi e implicazioni per gli investimenti
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marzo 04, 2022
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Russia - Ucraina: rischi e implicazioni per gli investimenti |
Il mese di febbraio è stato segnato dall’escalation delle tensioni tra Russia e Ucraina e dall’invasione russa dell’Ucraina con un’operazione militare su larga scala. Dall’inizio del 2022, molte asset class avevano già manifestato una tendenza al ribasso risentendo delle pressioni inflazionistiche, delle incertezze relative al rialzo dei tassi e del deterioramento del clima di fiducia tra gli investitori. Tuttavia, con il rapido peggioramento della situazione tra Russia e Ucraina nel mese di febbraio, le asset class che avevano già registrato ribassi, come l’azionario delle principali regioni sviluppate, hanno sperimentato un’ulteriore flessione. La correzione dell’S&P 500 si è intensificata mentre il Nasdaq si è avvicinato a livelli da mercato ribassista.
Nel mese gli indici S&P 500 (USD), MSCI Europe (EUR) e MSCI Emerging Market (USD) hanno registrato un calo del 3% circa. L’MSCI Japan (JPY) ha performato leggermente meglio, arretrando dell’1,1%.1 Come prevedibile, la Russia ha subito il colpo più duro, con il crollo del 30,0% dell’indice MOEX Russia (RUB).1 Allo stesso tempo, spinto dai crescenti timori di un’interruzione delle forniture energetiche globali, il prezzo del greggio è salito a livelli che non si vedevano dal 2014. Con l’intensificarsi del conflitto e l’inasprimento delle sanzioni internazionali nei confronti della Russia, il VIX2 ha chiuso il mese a quota 30.3
Implicazioni su inflazione e politiche monetarie
Nelle prospettive di mercato pubblicate di recente dal nostro team, viene evidenziata la nostra convinzione che l’inflazione non sia transitoria, ma che sia probabilmente destinata a continuare almeno fino alla fine del primo semestre del 2022. Un conflitto prolungato manterrebbe la pressione al rialzo sui prezzi dell’energia che a sua volta contribuirebbe alla pressione al rialzo sull’inflazione. Tuttavia, è probabile che sotto questo aspetto ci sia una notevole differenza tra Europa e Stati Uniti, dato che l’Europa dipende molto dalle importazioni di gas russo e attualmente dispone di scorte parecchio ridotte. L’impatto di questa crisi sull’inflazione – e le eventuali implicazioni per il nostro posizionamento di portafoglio – rappresenta quindi un argomento di attivo dibattito all’interno del team GBaR. Altre tematiche oggetto di attenzione sono le ripercussioni della crisi sulla crescita globale e sulle politiche monetarie.
Implicazioni per gli investimenti
Abbiamo iniziato il 2022 già con un posizionamento prudente. All’epoca parlavamo delle tensioni tra Russia e Ucraina come di un potenziale rischio a breve termine e quindi monitoravamo la situazione con attenzione. Tale situazione, però, non era affatto l’unico rischio. Ad esempio, durante il mese di gennaio, segnali sempre più frequenti di un irrigidimento della Fed statunitense, la persistenza dell’inflazione, i timori di un rallentamento della crescita e il peggioramento del clima di fiducia tra gli investitori hanno costituito fattori ugualmente importanti nel determinare le nostre aspettative di volatilità futura. Si trattava di un contesto in cui alcuni segmenti del mercato azionario, come l’azionario statunitense e i titoli delle grandi società tecnologiche, apparivano ancora sopravvalutati.
Riteniamo improbabile che il conflitto militare in Ucraina finisca rapidamente. Anzi, è probabile che la situazione peggiori prima di migliorare. Ci aspettiamo quindi che nel breve termine persista la volatilità, quindi manteniamo un posizionamento prudente. Di fatto abbiamo ritenuto saggio ridurre ulteriormente l’esposizione agli asset rischiosi. Alla luce di quanto sopra, a febbraio abbiamo ridimensionato ancora una volta l’esposizione azionaria che già si trovava a un livello che esprimeva prudenza. Riteniamo che questo possa garantirci un posizionamento adeguato per superare la volatilità del mercato nel breve termine. Inoltre, considerato l’aumento dei tassi di interesse, manteniamo un sottopeso di duration. Abbiamo anche apportato le seguenti modifiche in chiave tattica:
Materie prime globali
All’inizio di febbraio, abbiamo aperto una posizione sovrappesata nelle materie prime, come copertura diretta contro un’escalation delle tensioni tra Russia e Ucraina. Considerando i continui segnali di strozzatura dell’offerta provenienti dalle filiere delle materie prime, riteniamo che i rischi di ribasso per questo segmento siano limitati. Verso la fine di febbraio, abbiamo rafforzato tale posizione preoccupati per la velocità con cui la situazione andava peggiorando e per le crescenti probabilità di un’invasione su ampia scala, come quella che si è poi verificata.
Settore bancario europeo
A inizio mese abbiamo ridotto l’esposizione ai titoli finanziari statunitensi, in favore degli omologhi europei. All’epoca eravamo dell’avviso che le banche europee potessero trarre maggiore vantaggio dall’aumento del reddito netto da interessi derivante dal rialzo dei tassi e che potessero fornire rendimenti di capitale più elevati rispetto alle controparti statunitensi. Da allora, l’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato le dinamiche in atto, imponendo una revisione della posizione verso la fine del mese.
Azionario del Regno Unito
Siamo passati a una posizione di sovrappeso nell’azionario del Regno Unito, rispecchiato dal FTSE 100, creando un mix di posizioni value e difensive attraverso l’esposizione a società dei settori energia, materiali e beni di consumo primari. Crediamo che nel contesto attuale uno sconto di valutazione interessante e una minore sensibilità ai tassi (reali), rafforzino la natura difensiva del FTSE 100.
Gestione attiva nel segmento growth degli Stati Uniti
Per i portafogli che consentono fondi attivi, abbiamo ridotto l’esposizione ai gestori attivi del segmento growth statunitense, in favore di una maggiore esposizione all’indice S&P 500, per realizzare un piccolo sottopeso nei titoli growth nelle large e mega cap. Con il rallentamento della crescita, le pressioni inflazionistiche a breve termine e l’aumento dei tassi nominali e reali, ci aspettiamo di assistere a una perdurante pressione sulle mega cap statunitensi che, rispetto al mercato più ampio, sono ancora scambiate a un notevole premio sulla base del rapporto prezzo/utili prospettico a 12 mesi.
Posizionamento tattico
Seguono i nostri giudizi tattici:
Fonte: Team GBaR di MSIM; dati al 28 febbraio 2022. A solo scopo informativo e non da intendersi come una raccomandazione o un’offerta per l’acquisto o la vendita di valori mobiliari o l’adozione di una qualsiasi strategia d’investimento. I giudizi tattici di cui sopra riflettono in linea di massima le opinioni e le implementazioni del nostro team e vengono riportati a scopo di comunicazione con i clienti. Le informazioni riportate nel presente documento non tengono conto degli obiettivi finanziari, della situazione o delle esigenze specifiche dei singoli investitori.
CONSIDERAZIONI SUI RISCHI
Non vi è alcuna garanzia che l’obiettivo d’investimento della Strategia venga raggiunto. I portafogli sono esposti al rischio di mercato, ovvero alla possibilità che il valore di mercato dei titoli detenuti dal portafoglio diminuisca e che il valore delle azioni del portafoglio sia conseguentemente inferiore all’importo pagato dall’investitore per acquistarle. I valori di mercato possono cambiare quotidianamente a causa di eventi economici e di altro tipo (ad es. catastrofi naturali, crisi sanitarie, terrorismo, conflitti e disordini sociali) che influenzano i mercati, i Paesi, le aziende o i governi. È difficile prevedere le tempistiche, la durata e i potenziali effetti negativi (ad esempio la liquidità del portafoglio) degli eventi. Di conseguenza, l’investimento in questo portafoglio può comportare una perdita per l’investitore. Inoltre, la strategia può essere esposta ad alcuni rischi aggiuntivi. Esiste il rischio che, in base alle effettive condizioni di mercato, la metodologia e le ipotesi di asset allocation elaborate dal Consulente per i portafogli sottostanti si rivelino errate e che il portafoglio non raggiunga il suo obiettivo d’investimento. I corsi azionari tendono inoltre a essere volatili e la possibilità di subire perdite è significativa. Gli investimenti del portafoglio in certificati legati alle materie prime comportano rischi notevoli, ivi compreso il rischio di un sensibile deprezzamento del capitale investito. In aggiunta ai rischi inerenti alle materie prime, tali investimenti sono esposti a rischi specifici, quali il rischio di perdita di capitale e interessi, l’assenza di un mercato secondario e il rischio di livelli superiori di volatilità, che non interessano i tradizionali titoli azionari e di debito. Le oscillazioni dei cambi potrebbero annullare i guadagni generati dagli investimenti o accentuare le perdite. I titoli obbligazionari sono soggetti alla capacità dell’emittente di rimborsare puntualmente capitale e interessi (rischio di credito), alle variazioni dei tassi d’interesse (rischio di tasso d’interesse), al merito di credito dell’emittente e alle condizioni generali di liquidità del mercato (rischio di mercato). In un contesto di tassi d’interesse al rialzo, i corsi obbligazionari possono diminuire e dar luogo a periodi di volatilità e a maggiori richieste di rimborso. In un contesto di calo dei tassi d’interesse, il portafoglio potrebbe generare un reddito inferiore. I titoli con scadenze più lunghe possono essere maggiormente sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Le azioni e i titoli esteri risentono in genere di una maggiore volatilità rispetto agli strumenti obbligazionari e sono soggetti a rischi di cambio, politici, economici e di mercato. Le quotazioni tendono a oscillare in risposta a eventi specifici in seno a una determinata società. I titoli delle società a bassa capitalizzazione comportano rischi particolari, come l’esiguità delle linee di prodotto, dei mercati e delle risorse finanziarie, e possono registrare una maggiore volatilità di mercato rispetto a quelli di società più consolidate di dimensioni maggiori. I rischi associati agli investimenti nei mercati emergenti sono maggiori di quelli associati agli investimenti nei mercati sviluppati esteri. Le azioni degli exchange traded funds (ETF) comportano molti dei rischi associati agli investimenti diretti in azioni ordinarie od obbligazioni e il loro valore di mercato oscilla al variare del valore dell’indice sottostante. Investendo in ETF e in altri Fondi d’investimento, il portafoglio assorbe sia le proprie spese che quelle degli ETF e dei Fondi d’investimento nei quali investe. La domanda e l’offerta di ETF e dei Fondi d’investimento potrebbero non essere correlate a quelle dei titoli sottostanti. Gli strumenti derivati possono essere illiquidi, possono amplificare le perdite in maniera sproporzionata e incidere negativamente sulla performance del portafoglio. Un contratto a termine su valute è uno strumento di copertura che non implica alcun pagamento anticipato. L’uso della leva finanziaria può accentuare la volatilità del Portafoglio.
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Managing Director
Global Balanced Risk Control Team
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