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Global Equity Observer
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marzo 01, 2023

Introduzione al concetto di vita in più fasi

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marzo 01, 2023

Introduzione al concetto di vita in più fasi


Global Equity Observer

Introduzione al concetto di vita in più fasi

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marzo 01, 2023

 
 

Negli ultimi 100 anni circa, la vita nel mondo sviluppato è andata suddividendosi in tre fasi distinte: una prima fase dedicata all’istruzione a tempo pieno, una seconda incentrata sull’inserimento nel mondo del lavoro a tempo pieno e successivamente, non appena possibile, il pensionamento. Questa sequenza lineare dell’esistenza ha comportato una determinata certezza e prevedibilità, incasellando le persone in fasce di età: i più giovani imparavano, chi si trovava tra i 20 e i 65 anni lavorava e chi era arrivato a 65 anni, o li aveva superati, si godeva il suo periodo d’oro.

 
 

Ma come spiegano i professori Lynda Gratton e Andrew Scott nella loro apprezzata opera The 100-Year Life, la longevità sta demolendo questa nozione di vita in tre fasi, mettendo in discussione molti degli assunti fondamentali che determinano il modo in cui strutturiamo le nostre vite.

Cercare di dare un senso alla nuova realtà

Se i trend attuali relativi all’aspettativa di vita dovessero confermarsi, la maggior parte dei bambini nati nei paesi sviluppati può oggi aspettarsi di vivere più di 100 anni.1. Questo incremento della longevità non è un fenomeno nuovo e neppure recente: dalla metà del XIX secolo, grazie ai progressi tecnologici, al miglioramento dei sistemi sanitari e all’aumento del reddito, l’aspettativa di vita media è aumentata al ritmo di circa due o tre anni ogni decennio.2 Per le generazioni più giovani, questo allungamento della vita può offrire vantaggi sostanziali, ma il dono del tempo non è una prerogativa esclusiva dei giovani: mediamente, abbiamo tutti maggiori probabilità di vivere più a lungo e in migliori condizioni di salute rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto.

Il problema è che poche strutture previdenziali dispongono di risorse sufficienti per sostenere un pensionamento prolungato. Per le generazioni più giovani in particolare, un’aspettativa di vita più lunga implica l’accettazione di una vita lavorativa più lunga, verosimilmente fino ai 70-80 anni. Per rendere la vita lavorativa sostenibile per così tanto tempo, sarà necessario sostituire le strutture esistenti con qualcosa di più flessibile, personalizzato e reattivo: una vita in più fasi in cui il singolo possa vivere una serie di percorsi professionali, pause e transizioni nel corso della sua esistenza (grafico 1). In questo costrutto sociale ridisegnato, l’istruzione non finirà a 21 anni e la pensione non inizierà di certo a 65.

 
 
 
Grafico 1
 

Adattato da: Jenny Dearborn, maggio 2017; https://www.litmos.com/wp-content/uploads/2018/11/Learning-the-Future-of-Work.pdf

 
 

Un numero maggiore di transizioni, nuove possibilità di sequenziamento e nuove fasi di vita sganciano l’età dal concetto di “fase”, stravolgono le abitudini di consumo tradizionali, incidono sulle scelte riguardanti lo stile di vita e creano nuove opportunità. Riteniamo assai probabile che simili cambiamenti investiranno diffusamente tutte le fasce generazionali. L’interrogativo che ci poniamo come investitori è il seguente: quali società e quali settori sono adeguatamente posizionati per sfruttare, e non subire, questi radicali cambiamenti comportamentali e nello stile di vita a lungo termine che una vita in più fasi potrebbe generare?

Il cambiamento è già in atto…

Negli ultimi due decenni si è assistito a un cambio di paradigma in diversi settori industriali, in quanto l’evoluzione del profilo dei clienti ha costretto le aziende a essere sempre più agili, a privilegiare la presenza digitale e online e a soddisfare le aspettative dei consumatori in termini di trasparenza e sostenibilità, sempre tenendo sotto controllo le crescenti pressioni dei costi sulla redditività, particolarmente importanti nell’attuale contesto macroeconomico. Sebbene tali cambiamenti abbiano rivoluzionato diversi settori seguendo modalità differenti, in linea di massima è possibile suddividerli nelle categorie riportate di seguito.

  • L’adozione accelerata di internet e la digitalizzazione dei dati, che comporta il ricorso all’intelligenza artificiale (IA), all’automazione, alla robotica, alla realtà virtuale e aumentata (VR/AR), all’Internet of Things (IoT) (ad esempio, infrastrutture cloud, case/città intelligenti, ecc.) e ad altre tecnologie emergenti.
  • La sempre maggiore importanza della trasparenza, dal momento che i consumatori vantano ormai una conoscenza più profonda dei prodotti e dei servizi richiesti. I giovani delle ultime generazioni, come la Generazione Z, definita approssimativamente come la fascia di popolazione nata tra la metà degli anni ’90 e l’inizio del 2010, sono stati soprannominati “ricercatori ‘al limite dell’ossessione’”.3 Secondo uno studio, circa il 65% di questi individui si informa sull’origine di tutto ciò che acquista.4
  • Cicli di prodotto ridotti poiché chiunque può accedere a informazioni on-demand, sostenuti dalla capacità delle aziende di rispondere rapidamente al mutare delle preferenze dei consumatori grazie a una migliore gestione delle filiere produttive e dell’infrastruttura informatica.
  • Un’evoluzione dei modelli di distribuzione (a favore di canali direct-to-consumer e online), che offrono nuovi punti di contatto con i clienti e una perfetta integrazione tra gli ambienti virtuali e quelli tradizionali di tipo “fisico”.
  • Un posizionamento più chiaro e mirato, in quanto i clienti richiedono marchi che trasmettano valori allineati a quelli personali, anziché limitarsi a considerare il prezzo e/o la qualità.

In che direzione ci stiamo muovendo?

Per i marchi di lusso, intrisi di storia e tradizioni che abbracciano l’arco di decenni, se non di secoli, l’allungamento della vita in più fasi introduce nuove dinamiche. Secondo le previsioni, la spesa della Generazione Z e della Generazione Alpha (cioè i nati dal 2010 in poi) nel mercato del lusso crescerà a un ritmo tre volte superiore rispetto a quella delle generazioni più anziane, arrivando a costituire un terzo del totale entro il 2030.5 I brand devono pensare più seriamente alla creazione di prodotti multigenerazionali, soprattutto perché l’aumento della cosiddetta “shopper promiscuity”, vale a dire il desiderio del consumatore di esplorare e provare nuovi prodotti, mina la fidelizzazione al brand. Il dono del tempo offre inoltre maggiori opportunità di libertà creativa e di espressione individuale. Questo fatto comporta due possibili risvolti di ampio respiro. Il primo è che potenzialmente favorisce la domanda di prodotti personalizzati. Per quanto desiderino articoli di lusso e di alta qualità, utilizzabili in più fasi della loro esistenza, i consumatori vogliono anche sapere che il loro acquisto contribuisce in qualche modo alla loro identità.6 Questo conferisce un valore aggiunto ai prodotti realizzati appositamente per venire incontro ai loro gusti e alle loro preferenze. I marchi di lusso di fascia alta sono già impegnati a soddisfare questa domanda. Una casa europea di alta moda, ad esempio, ha lanciato un popolare servizio di personalizzazione per le sue borse. Il secondo effetto consiste nell’aumento della domanda di esperienze personalizzate. Anziché promuovere l’approccio “a taglia unica”, che ha caratterizzato la pubblicità tradizionale e i media cartacei, si iniziano a concepire esperienze immersive e curate che si concentrano sul coinvolgimento e sulla connessione attraverso canali di distribuzione innovativi. Alcuni brand di prestigio iniziano ad adottare strumenti digitali avanzati e basati sull’IA. Ad esempio, una casa di abbigliamento di lusso italiana in cui deteniamo una posizione offre un’esperienza VR unica che consente ai clienti di visualizzare un’immagine tridimensionale del luccicante piumino di questo brand, con la possibilità di selezionare colori e finiture. La sfida commerciale consiste nel trovare il giusto equilibrio tra la domanda di personalizzazione e di esperienze individuali e la riconoscibilità del prodotto di lusso e il fascino della tradizione.

Nel mondo del lavoro, se lavorare fino ai 70 o addirittura agli 80 anni diventerà la norma, l’idea di trovare un “lavoro per tutta la vita” verrà definitivamente abbandonata. Poiché le persone non saranno più obbligate – per non dire in grado – di svolgere lo stesso lavoro per 40 anni, anno più anno meno, l’aggiornamento delle competenze e la riqualificazione diventano essenziali per un percorso professionale plurivalente di successo. Un tasso di transizione professionale più elevato crea opportunità non solo per le aziende che offrono servizi di collocamento, ma anche per le aziende che prestano servizi finalizzati a soddisfare le esigenze di riqualificazione professionale, come i fornitori di software. In secondo luogo, la diffusione capillare della tecnologia e il fatto che interi paesi abbiano vissuto la realtà di un ambiente virtuale durante la pandemia di Covid-19, hanno portato a ripensare i luoghi di lavoro tradizionali. Superata la fase della pandemia, numerosi datori di lavoro hanno continuato a puntare su modelli di lavoro ibridi. L’adozione di un modello di produttività che comporta la dislocazione dei dipendenti oltre i confini dell’ufficio dovrebbe favorire le aziende in grado di supportare un ambiente di lavoro flessibile, ad esempio i fornitori di soluzioni cloud e di servizi software.

L’aumento dell’aspettativa di vita non comporta automaticamente un aumento della qualità della vita: vale la pena vivere 100 anni se 50 vengono trascorsi in condizioni di salute precarie? È sempre più importante per la persona monitorare e preservare la propria salute e il proprio benessere (sia fisico che mentale) e ciò richiede di investire nella propria forma fisica anche in età avanzata, proprio come quando si avevano 20 o 30 anni. Grazie alla dinamica strutturale rappresentata dal crescente interesse dei consumatori per la loro salute e benessere e alla loro maggiore disponibilità a investirvi, si stima che il mercato globale del benessere valga attualmente circa 1500 miliardi di dollari e cresca ogni anno del 5-10%.7 Tutto ciò offre opportunità interessanti alle aziende che propongono prodotti di supporto a uno stile di vita più sano, come gli articoli e i capi d’abbigliamento sportivi o i dispositivi di monitoraggio indossabili come gli smartwatch. La domanda di dati sanitari personali on-demand rappresenta un’opportunità per i fornitori di servizi software e di altri provider di dati riguardanti tecnologie per l’assistenza sanitaria, ormai indispensabili per chi desidera mantenersi in salute. Una maggiore attenzione alla prevenzione dei problemi di salute potrebbe comportare anche un aumento degli screening orientati al paziente. Le aziende che si occupano di diagnostica e di piani di trattamento personalizzati potrebbero nel frattempo assistere a un aumento della domanda dei rispettivi prodotti e servizi. Nel prossimo numero del nostro Global Equity Observer approfondiremo ulteriormente il tema della diagnostica nella sanità.

Il nostro approccio qualitativo

Perché ci interessa tutto questo? L’approccio del nostro team agli investimenti si basa principalmente sull’individuazione di società di alta qualità in grado di incrementare gli utili nel lungo periodo. L’aspetto fondamentale è che siano in grado di rimanere al passo con i tempi attraverso le loro preziose attività immateriali, come i brand, le reti e le licenze, e possano in tal modo mantenere elevate le barriere all’ingresso. Ciò significa che la nostra attenzione è rivolta ai fondamentali di un’azienda e che non ci curiamo troppo delle mode o delle interferenze macro temporanee. Per noi è importante che le società in cui investiamo siano in grado di affrontare, e persino di sfruttare, temi e opportunità di rilievo nel lungo periodo.

Sebbene le implicazioni di una vita in più fasi possano richiedere del tempo per incidere concretamente sugli utili di alcune aziende e settori, lo sviluppo di una brand equity in grado di instaurare un legame con i consumatori rappresenta un fattore positivo, sia che ciò avvenga attraverso lo sviluppo di soluzioni innovative volte a risolvere le problematiche legate all’allungamento dell’aspettativa di vita, sia che si tratti di fornire prodotti e servizi più capaci di adattarsi a un mondo in rapida evoluzione. Per citare una delle frasi significative di Warren Buffett, “Se oggi qualcuno può sedersi all’ombra è perché molto tempo fa qualcuno ha piantato un albero”.

Il nostro team

Il nostro team consiste di 14 investitori che vantano un'esperienza pluriennale e risorse di rilievo. Non solo puntiamo a creare portafogli resilienti, ma riteniamo anche che sia fondamentale sviluppare un team resiliente e volutamente strutturato in base ai diversi segmenti generazionali. Negli ultimi anni abbiamo investito sia nella nostra pipeline di analisti junior, sia nell’assunzione di esperti analisti esterni. Con questo gruppo diversificato di talenti “in più fasi”, intendiamo prepararci al meglio ad affrontare i trend e le opportunità future, rafforzando ulteriormente il nostro approccio improntato alla qualità e la resilienza nel lungo periodo.

 
 

1 Fonte: Reuters. “Half of babies born in rich world will live to 100”, Kate Kelland, 2 ottobre 2009. https://www.reuters.com/article/us-ageing-populations-idUSTRE5907DM20091002

2 Lynda Gratton & Andrew J. Scott, The 100-Year Life: Living and Working in an Age of Longevity, Bloomsbury Publishing: Londra, 2010.

3 Fonte: Vogue Business. “How Gen Z is changing beauty”, Annachiara Biondi, 2 luglio 2021. https://www.voguebusiness.com/beauty/gen-z-changing-beauty

4 Fonte: McKinsey & Company. “’True Gen’: Generation Z and its implications for companies”, Tracy Francis e Fernanda Hoefel, 12 novembre 2018. https://www.mckinsey.com/industries/consumer-packaged-goods/our-insights/true-gen-generation-z-and-its-implications-for-companies

5 Fonte: Bain & Company. “Renaissance in Uncertainty: Luxury Builds on Its Rebound”, Claudia D’Arpizio, Federica Levato, Filippo Prete e Joëlle de Montgolfier, 17 gennaio 2023. https://www.bain.com/insights/renaissance-in-uncertainty-luxury-builds-on-its-rebound/

6 Fonte: Forbes. “Inflation: One More Driver of Shopper Promiscuity”, Rebecca Brooks, 5 ottobre 2022. https://www.forbes.com/sites/forbesagencycouncil/2022/10/05/inflation-one-more-driver-of-shopper-promiscuity/?sh=5beaef577cb4

7 Fonte: McKinsey & Company. “Feeling good: The future of the $1.5 trillion wellness market”, Shaun Callaghan, Martin Lösch, Anna Pione e Warren Teichner, 8 aprile 2021. https://www.mckinsey.com/industries/consumer-packaged-goods/our-insights/feeling-good-the-future-of-the-1-5-trillion-wellness-market

 
 
Emma Broderick
Emma Broderick
Analyst
International Equity Team
 
jinny.hyun
Analyst
International Equity Team
 
 
Fondi in evidenza
 
 
 
 
 

Considerazioni sui rischi

Non vi è alcuna garanzia che l’obiettivo d’investimento del portafoglio sarà raggiunto. I portafogli sono esposti al rischio di mercato, ovvero la possibilità che il valore di mercato dei titoli detenuti dal portafoglio diminuisca. I valori di mercato possono cambiare quotidianamente a causa di eventi economici e di altro tipo (ad esempio, catastrofi naturali, crisi sanitarie, terrorismo, conflitti e disordini sociali) che influenzano i mercati, i Paesi, le aziende o i governi. È difficile prevedere le tempistiche, la durata e i potenziali effetti negativi (ad esempio la liquidità del portafoglio) degli eventi. Di conseguenza, l’investimento in questa strategia può comportare una perdita per l’investitore. Inoltre, la strategia può essere esposta ad alcuni rischi aggiuntivi. I mutamenti che investono l’economia mondiale, la spesa al consumo, la concorrenza, i fattori demografici, le preferenze dei consumatori, le norme varate dai governi e le condizioni economiche possono influire negativamente sulle società che operano su scala globale e produrre sulla strategia un impatto negativo maggiore rispetto a quello che si sarebbe avuto se il patrimonio fosse stato investito in un più ampio ventaglio di società. Le valutazioni dei titoli azionari tendono in genere a oscillare anche in risposta a eventi specifici in seno a una determinata società. Gli investimenti nei mercati esteri comportano rischi specifici, quali rischi di cambio, politici, economici e di mercato. I titoli delle società a bassa e media capitalizzazione comportano rischi particolari, come l’esiguità delle linee di prodotto, rischi relativamente alle risorse finanziarie e di mercato e possono registrare una maggiore volatilità rispetto a quelli di società più consolidate di dimensioni maggiori. I rischi associati agli investimenti nei mercati emergenti sono maggiori di quelli associati agli investimenti nei mercati sviluppati esteri. Gli strumenti derivati possono amplificare le perdite in maniera sproporzionata e incidere significativamente sulla performance. Inoltre possono essere soggetti a rischi di controparte, di liquidità, di valutazione, di correlazione e di mercato. I titoli illiquidi possono essere più difficili da vendere e valutare rispetto a quelli quotati in borsa (rischio di liquidità). I portafogli non diversificati spesso investono in un numero più ristretto di emittenti. Pertanto, le variazioni della situazione finanziaria o del valore di mercato di un singolo emittente possono causare una maggiore volatilità. Le strategie ESG che incorporano investimenti a impatto e/o fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) potrebbero generare una performance relativa che si discosta da quella di altre strategie o benchmark generali a seconda del gradimento del mercato verso tali settori o investimenti. Di conseguenza, non vi è alcuna garanzia che le strategie ESG possano offrire una migliore performance relativamente agli investimenti. 

DEFINIZIONI

Un punto base (pb) è un’unità di misura, pari a un centesimo di punto percentuale, utilizzata in ambito finanziario per descrivere la variazione percentuale del valore o del tasso di uno strumento finanziario.

L’utile prima di interessi, imposte e ammortamenti (EBITDA) corrisponde all’utile netto più interessi, imposte e ammortamenti e può essere utilizzato per analizzare e confrontare la redditività di diverse società e settori, poiché è depurato dagli effetti delle decisioni di finanziamento e di contabilità.

L’indice MSCI World è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato corretta per il flottante che misura la performance dei listini azionari dei mercati sviluppati. Il termine "flottante" è riferito alla quota di azioni in circolazione considerate disponibili per l’acquisto da parte degli investitori sui mercati azionari pubblici. La performance dell’indice è espressa in dollari USA e prevede il reinvestimento dei dividendi netti.

L’indice MSCI World Growth è un indice che misura la performance dei titoli d'alta qualità nei paesi sviluppati di tutto il mondo. L’indice mira a cogliere la performance dei titoli growth di qualità individuando i titoli con punteggi di qualità elevati sulla base di tre variabili principali: elevata redditività del capitale proprio (ROE), crescita degli utili stabile su base annua e basso ricorso alla leva finanziaria. L’indice include il reinvestimento dei dividendi, al netto delle ritenute alla fonte straniere.

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