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Ora dipendiamo tutti dai dati
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Global Fixed Income Bulletin
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luglio 31, 2023
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luglio 31, 2023
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Ora dipendiamo tutti dai dati |
Gli attivi rischiosi hanno proseguito il movimento al rialzo iniziato a luglio, favoriti dai dati che hanno continuato a evidenziare la buona tenuta dell’economia, corroborando le previsioni di un atterraggio morbido. Nel mese i differenziali delle obbligazioni societarie si sono nel complesso ridotti sulla scia dei dati economici positivi, provenienti in particolare dagli Stati Uniti dove l’inflazione è risultata inferiore alle attese. Inoltre, il governo cinese ha annunciato nuove misure a supporto dell’economia. Tutto ciò favorisce gli attivi rischiosi.
Nel segmento delle obbligazioni societarie, l’high yield ha sovraperformato l’investment grade e i titoli con rating più basso hanno messo a segno i risultati migliori. Le obbligazioni societarie dell’Area Euro hanno nel complesso sovraperformato le omologhe statunitensi. Anche gli spread dei titoli cartolarizzati si sono ridotti, seppur in misura minore rispetto a quelli delle obbligazioni societarie.
In ambito macro, per tutto luglio i mercati hanno fatto fronte a vari rialzi dei tassi nei mercati sviluppati. Alle nuove strette si sono però accompagnati in genere commenti di tenore accomodante da parte delle banche centrali, che segnalano la probabile fine imminente del ciclo di irrigidimento monetario. Tuttavia, solo il passare del tempo (e i dati) potranno confermare se saranno necessari ulteriori strette. È invece proseguito il rialzo dei mercati emergenti sostenuto dai tagli (effettivi o annunciati) delle relative banche centrali. Le banche centrali dei mercati emergenti erano state le prime a irrigidire la politica monetaria e, per ora, sono più avanti nel ciclo di allentamento. Nel mese il dollaro statunitense ha generalmente perso terreno, accusando un deprezzamento nei confronti di un paniere di monete dei mercati sviluppati ed emergenti.
Prospettive per il mercato obbligazionario
Come dice la canzone di un famoso musicista, “The song remains the same”, cioè la musica non cambia. Lo stesso discorso vale anche per i mercati obbligazionari, perlomeno negli Stati Uniti, dove il rischio di una recessione continua a recedere verso un futuro remoto e molti analisti, tra cui quelli della Federal Reserve (Fed), ora sostengono che lo scenario più probabile sia quello di un atterraggio morbido. Ma nonostante il maggiore ottimismo sull’andamento dell’economia l’inflazione è rimasta sotto controllo. Naturalmente, il rallentamento dell’inflazione, una crescita ragionevole e, in particolare, il rientro dei rischi di recessione sono sviluppi nel complesso positivi per gli attivi finanziari Un’eccezione degna di nota potrebbe essere rappresentata dai titoli di Stato dei mercati sviluppati a più lunga scadenza che sono stati penalizzati dalle valutazioni (forte inversione delle curve dei rendimenti), dall’aumento del disavanzo e dei programmi di emissione degli Stati Uniti e dal “quantitative tightening”, soprattutto in Giappone, che sta lentamente passando a una politica monetaria più restrittiva. Per di più, le banche centrali dei mercati emergenti hanno iniziato a tagliare i tassi, prime fra tutte quelle dell’America Latina, dove Cile e Brasile hanno attuato misure di allentamento superiori alle attese. Il contesto è pertanto relativamente favorevole alle obbligazioni, fatta eccezione per quelle a più lunga scadenza.
È davvero possibile evitare la recessione? Le probabilità sono aumentate, e in passato abbiamo sempre creduto in uno scenario di crescita lenta/lieve recessione, ma non si può mai dare nulla per scontato. Per prima cosa, le condizioni finanziarie continueranno a inasprirsi. Il pieno effetto delle strette monetarie già attuate non si è probabilmente ancora manifestato per intero, mentre in base all’indagine Senior Loan Officer Survey statunitense le condizioni creditizie si fanno sempre più rigide. Secondo, è probabile che nella seconda parte dell’anno si attenui la forza della spesa per servizi, che ha toccato il picco dopo la fine della pandemia. In terzo luogo, sia i tassi di risparmio che i risparmi accumulati stanno diminuendo, il che prelude a un imminente calo della spesa. Per finire il mercato del lavoro statunitense sta rallentando, anche se molto gradualmente.
Esistono però anche vari fattori a sostegno di una ripresa della crescita: Primo, l’occupazione mostra una buona tenuta, i tassi di disoccupazione sono bassi e i redditi delle famiglie stanno aumentando in termini reali grazie al sensibile calo dell’inflazione. Secondo, il settore dei beni, che da inizio anno risente di una pseudorecessione, sembra in procinto di riprendere slancio. Alla base di questa rinascita vi sono gli investimenti delle aziende e gli elevati livelli di sostegno fiscale all’espansione della capacità manifatturiera negli Stati Uniti. Anche la ripresa della domanda di beni e servizi tecnologici, e in particolare la spesa per applicazioni di intelligenza artificiale, costituisce un motivo di ottimismo. Per finire, sia le scorte di prodotti che la domanda delle famiglie sono basse e ci attendiamo che nei mesi a venire inizieranno a riprendere vigore. È inoltre possibile che gli indici della fiducia per il settore dei beni abbiano toccato il punto di inversione inferiore e d’ora in avanti inizino a migliorare, compensando il rallentamento della spesa nel settore dei servizi.
Quali implicazioni ha tutto questo per le politiche monetarie? In teoria le ricadute potrebbero essere sostanziali. Il regresso generalizzato dell’inflazione sta facendo salire le pressioni per ridurre l’entità delle strette o rinunciare a ulteriori aumenti dei tassi. Non ci sorprenderebbe se la Fed avesse concluso il ciclo di rialzi e la BCE (e con lei la Banca d’Inghilterra) attuasse ancora uno o al massimo due interventi restrittivi. Come già accennato, le banche centrali dei mercati emergenti hanno già iniziato a tagliare i tassi ed è probabile che continuino su questa strada anche nella seconda metà dell’anno. Le minori pressioni sulle banche centrali per alzare i tassi d’interesse migliorano significativamente le prospettive delle obbligazioni a più breve scadenza e, difatti, le curve dei rendimenti hanno già iniziato a irripidirsi. Anche se a nostro giudizio le migliori opportunità si trovano nelle obbligazioni a breve scadenza di tutti i settori grazie al vantaggio in termini di rendimento, esistono dei limiti. In assenza di certezze sul futuro allentamento della politica monetaria, l’irripidimento delle curve può essere solo limitato, mentre i rendimenti reali delle scadenze lunghe possono salire solo fino a un certo punto. Nel frattempo, però, il carry più elevato delle obbligazioni a breve scadenza è un’occasione da cogliere.
Malgrado i numerosi fattori favorevoli alle obbligazioni, tra cui il miglioramento dei rendimenti attesi per le lunghe scadenze, è necessario osservare alcune precauzioni. La prima riguarda le valutazioni. Esistono dei limiti al rialzo dei rendimenti delle obbligazioni governative “prive di rischio”, se le banche centrali non tagliano i tassi. Di norma preferiamo i paesi più vicini alla fine del ciclo di inasprimento o che hanno già iniziato a tagliare i tassi. Anche se i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono ai massimi pluriennali, consigliamo di non lasciarsi trascinare dall’entusiasmo. Rendimenti inferiori al 4% saranno difficili da sostenere se la Fed non abbandona la politica restrittiva. Molti altri mercati sviluppati si trovano in una situazione simile. Dopo il recente aumento dei rendimenti un intervallo di negoziazione ampio appare improbabile sino a che non sarà fatta maggiore chiarezza sulle prospettive dell’economia e della politica monetaria.
Nei vari segmenti del credito, i mercati hanno iniziato a scontare uno scenario di atterraggio morbido a fronte della contrazione degli spread segnata quest’anno e ora si trovano vicini ai minimi assoluti o all’interno degli intervalli storici. Nel segmento dell’investment grade consideriamo le valutazioni dei titoli non finanziari elevate o poco convenienti rispetto ai fondamentali e preferiamo le emissioni dei grandi istituti finanziari, che hanno migliori probabilità di resistere alla volatilità di mercato e offrono un extra rendimento. Malgrado tutto, non ci sembra però il caso di perdere la fiducia. I fondamentali sono sempre solidi, sia a livello macroeconomico che settoriale. L’altro problema delle obbligazioni societarie investment grade sono gli ampi spread rispetto ai titoli garantiti da ipoteca emessi dalle agenzie statunitensi. Questi differenziali sono molto competitivi rispetto alle emissioni investment grade di qualità superiore e potremmo sostituirle con varie alternative nell’universo investment grade.
La situazione del mercato high yield è meno chiara. Se da un lato gli spread si trovano nel quartile inferiore, in termini storici i rendimenti si collocano nel quartile superiore. Sono quindi interessanti per chi è a caccia di rendimenti, mentre per chi investe nello spread sono considerati rischiosi. A nostro parere è necessario operare una selezione accurata. Evitare insolvenze e fallimenti sarà il segreto del successo quando i tassi più elevati e i rischi di finanziamento inizieranno a ripercuotersi sulla performance e sulle prospettive delle aziende. Nutriamo un moderato ottimismo per entrambi i settori.
Continuiamo a preferire le emissioni cartolarizzate a breve scadenza (RMBS, ABS, alcune CMBS), che offrono le migliori opportunità in ambito obbligazionario. Le prospettive sono leggermente peggiorate in quanto i bilanci delle famiglie statunitensi stanno subendo maggiori pressioni e i risparmi in eccesso si stanno esaurendo. Cerchiamo di approfittare dei maggiori rendimenti offerti da emittenti di qualità superiore per conseguire i nostri obiettivi di redditività anziché avventurarci nello spettro rischio/rating. Nell’ambito del credito cartolarizzato, privilegiamo i mutui residenziali non di agenzia, malgrado la difficile accessibilità alle abitazioni. Per quanto possa sembrare strano, è possibile che il settore dell’edilizia residenziale negli Stati Uniti abbia raggiunto il punto di svolta.
Nel complesso ci pare che da tempo l’obbligazionario non offra buone opportunità. Sebbene i rischi non siano venuti meno, non ci attendiamo un atterraggio duro per l’economia mondiale. A nostro avviso ciò favorirà in particolare le obbligazioni societarie e i mercati emergenti, ma anche i titoli di Stato potrebbero beneficiarne. I rendimenti della maggior parte dei titoli sono sufficienti a compensare i rischi residui, tenendo però presente che poiché i tassi di riferimento sono attualmente molto elevati, la liquidità e le obbligazioni a breve scadenza offrono rendimenti molto interessanti rispetto alle emissioni a lunga scadenza.
Le recenti buone notizie provenienti dal fronte economico statunitense hanno stabilizzato, se non addirittura rafforzato, il dollaro. Sebbene il biglietto verde appaia vulnerabile nel medio termine, al momento le altre valute dei mercati sviluppati non offrono vantaggi degni di nota. La valuta più sottovalutata in assoluto rimane ancora lo yen giapponese, ma vista la lentezza intrinseca della politica monetaria nipponica e i costi di copertura ancora straordinariamente elevati sarà difficile che possa mettere a segno un rialzo sino a che i tassi d’interesse locali non avranno iniziato a salire, o quelli statunitensi a scendere in misura sostanziale. Continuiamo a sottopesare il dollaro statunitense nel lungo termine rispetto a un paniere composto prevalentemente da valute dei mercati emergenti. Tuttavia, data la solida performance dei mercati emergenti da inizio anno, non abbiamo alcuna fretta di aumentare l’esposizione. Confermiamo anche la preferenza per le obbligazioni governative in valuta locale dei mercati emergenti rispetto al debito in valuta forte e ai titoli di Stato dei mercati sviluppati alla luce delle recenti differenze nell’andamento dell’inflazione, dei livelli dei rendimenti reali e delle traiettorie delle politiche monetarie.
Tassi d’Interesse/Tassi di Cambio dei Mercati Sviluppati
Rassegna mensile
Nel mese di luglio, i tassi dei mercati sviluppati si sono mossi generalmente al rialzo. I dati economici hanno continuato a evidenziare che la recessione non è imminente. Inoltre l’inflazione, pur rimanendo elevata, ha continuato a rallentare e si è attestata su livelli inferiori alle aspettative. In un simile contesto, pur avendo dichiarato di essere probabilmente più vicine alla conclusione del ciclo di rialzi, le banche centrali hanno anche precisato di non essere necessariamente giunte al termine. Fondamentali a parte, la decisione della Banca del Giappone di ritoccare la politica di controllo della curva dei rendimenti per consentire al tasso decennale di superare la soglia dei 50 punti base (pb) ha spinto i rendimenti al rialzo a livello globale. Nel mese, i rendimenti dei Treasury statunitensi a 10 anni sono saliti di 12 punti base e quelli dei Bund tedeschi di pari durata sono saliti di 10 pb. Da notare la sottoperformance dei rendimenti decennali giapponesi, saliti di 21 punti base dopo la decisione della BoJ. Viceversa, grazie alla pubblicazione di dati sull’inflazione molto migliori del previsto i rendimenti decennali britannici hanno sovraperformato, calando di 8 pb. Rispecchiando in parte il tema della fine del ciclo e la rettifica della BoJ, i tassi a lungo termine hanno accusato vendite maggiori rispetto a quelli a breve termine, generando un irripidimento delle curve. Banca del Giappone a parte, come previsto da più parti la Fed ha operato un rialzo dei tassi di 25 punti percentuali, ribadendo che le future decisioni in materia di politica monetaria dipenderanno dai dati. Anche la BCE ha aumentato i tassi di 25 pb, ma ha mantenuto un atteggiamento generalmente accomodante, non impegnandosi a operare ulteriori rialzi. La RBA ha nuovamente deciso di mantenere invariati i tassi di riferimento, la BoC ha operato una stretta di 25 punti percentuali, come previsto, e anche la RBNZ ha confermato le attese senza apportare variazioni ai tassi.1
Prospettive
In generale, diventa sempre più plausibile il tema di uno scenario alla Riccioli d’Oro in cui l’inflazione cala senza richiedere una recessione. Le banche centrali possono trarre conforto dal rallentamento dell’inflazione, mentre i mercati del lavoro e i dati sulla crescita si confermano resilienti. Detto questo, la maggior parte delle banche centrali rimane dipendente dai dati per decidere le decisioni future, pronte a una svolta restrittiva qualora l’inflazione si dimostrasse più ostinata del previsto. Data l’incertezza, è difficile esprimere concretamente un’opinione sui tassi d’interesse. Tuttavia, i segnali di una fine imminente della stretta monetaria da parte delle banche centrali e la presenza di catalizzatori che spingono al rialzo i premi a termine (quantitative tightening, vendite giapponesi) ci inducono a ritenere più interessante l’irripidimento in alcuni punti della curva. Sul fronte valutario, nel mese di luglio il dollaro statunitense si è leggermente apprezzato. Continuiamo a ritenere che il biglietto verde si indebolirà, in particolare nei confronti delle valute emergenti più interessanti.
Tassi d’Interesse/Tassi di Cambio dei Mercati Emergenti
Rassegna mensile
A luglio, i rendimenti del debito dei mercati emergenti (EMD) hanno continuato a muoversi al rialzo e hanno generato rendimenti positivi. Numerose banche centrali dei mercati emergenti stanno avviando un percorso di riduzione dei tassi. Il Cile ha annunciato un taglio maggiore del previsto Le banche centrali dell’America Latina si confermano più avanti nel processo di riduzione dei tassi e Costa Rica, Repubblica Dominicana e Uruguay hanno già provveduto quest’anno. Su base mensile gli spread dei titoli sovrani e societari si sono ridotti, confermando il trend al ribasso osservato da inizio anno.
Prospettive
Restiamo tiepidamente ottimisti per questa classe di attivo relativamente alla seconda parte dell’anno. Numerose banche centrali dei mercati emergenti si stanno preparando a tagliare i tassi e in alcuni importanti mercati hanno già iniziato a farlo. Tuttavia, il divario tra i tassi dei mercati emergenti e quelli dei paesi sviluppati potrebbe non durare e probabilmente i tassi dei mercati emergenti saranno accompagnati da una riduzione dei tassi dei paesi sviluppati. La crescita, l’inflazione e la politica monetaria restano diversificate all’interno della classe di attivo, per cui la differenziazione tra paesi e titoli di credito resta importante per individuare valore.
Credito societario
Rassegna mensile
Nel mese, gli spread del segmento Investment Grade (IG) europeo hanno ancora una volta sovraperformato quelli dell’IG statunitense nel contesto del rialzo del mercato del credito dovuto a svariati fattori. Gli Stati Uniti hanno registrato una crescita più sostenuta, con una moderazione delle pressioni inflazionistiche e il superamento delle aspettative da parte delle società nella maggior parte dei settori. In Europa, invece, i segnali prospettici si sono rivelati più deboli sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi (PMI e IFO). I mercati si sono però concentrati sugli Stati Uniti come indicatore anticipatore della tesi economica di base. Inoltre, il clima di fiducia per il credito cinese è migliorato in seguito all’annuncio di misure di stimolo da parte del governo, nonostante la debolezza dell’economia.2
Luglio è stato un altro mese molto positivo per i mercati high yield globali, in quanto un numero crescente di dati macroeconomici ha continuato a corroborare l’aspettativa, ampiamente condivisa, di un atterraggio morbido. A luglio il quadro tecnico dell’high yield è rimasto solido, a fronte di un rallentamento dell’attività nel mercato primario e di una domanda robusta. Dopo diversi mesi positivi, anche a luglio i segmenti di qualità inferiore del mercato sono stati generalmente più remunerativi.3
Le obbligazioni convertibili globali hanno partecipato al rally degli investimenti di rischio osservato a luglio a livello mondiale. L’indice MSCI Global Equities ha guadagnato il 3,55% e il Bloomberg Global Aggregate Credit è salito del 0,90%, mentre l’indice Refinitiv Global Convertibles Focus ha guadagnato il 2,73%. L’offerta continua a diminuire, con appena 3,5 miliardi di dollari in nuove operazioni nel mese di luglio. Segnatamente, negli Stati Uniti non è stata effettuata alcuna emissione, facendo registrare la più lunga assenza di emissioni da sette anni a questa parte.4
Prospettive
In prospettiva, prevediamo una contrazione estiva determinata da un’offerta ridotta e da una costante domanda di rendimento. A ciò dovrebbe seguire un inverno più burrascoso, in quanto le politiche monetarie restrittive, l’irrigidimento delle condizioni di finanziamento e la contrazione dei margini di profitto influiscono sul clima di fiducia generando un carry interessante, ma plusvalenze limitate. La nostra tesi di base può essere sintetizzata come segue: sebbene un rallentamento congiunturale sembri probabile, la portata e le conseguenze su declassamenti e insolvenze saranno probabilmente minori in quanto gli elevati livelli occupazionali e le strategie prudenziali adottate dai dirigenti aziendali giocano a favore dei mercati.
Rimaniamo prudenti nei confronti del mercato high yield mentre ci avviciniamo al terzo trimestre del 2023. Anche se luglio ha chiuso ai minimi da inizio anno, nel breve termine sembra che lo spread medio del mercato high yield possa scendere ulteriormente, grazie a condizioni tecniche temporaneamente favorevoli, simili a quelle che hanno determinato la sovraperformance legata al beta che ha caratterizzato gran parte degli ultimi mesi.
Per quanto riguarda le obbligazioni convertibili, osserviamo segnali positivi per l’offerta del mercato in futuro, in quanto l’aumento dei tassi e delle azioni porta sempre nuove emissioni.
Prodotti cartolarizzati
Rassegna mensile
Per quanto riguarda le cartolarizzazioni, a luglio gli spread creditizi si sono ristretti, mentre gli spread degli MBS di agenzia sono rimasti sostanzialmente invariati. Negli ultimi mesi ci siamo mossi al rialzo nel settore creditizio, riducendo il rischio di credito e sfruttando al contempo l’allargamento degli spread dei titoli con rating più elevato. Restiamo dell’idea che i fondamentali del credito dei mercati dei mutui residenziali rimangano solidi, ma riteniamo anche che siano giustificati premi per il rischio più elevati per tutti gli attivi creditizi. I fondamentali del credito rimangono stabili nonostante i moderati rischi di recessione. Sebbene i tassi di morosità riguardanti molte classi di attivo stiano aumentando lentamente, i tassi di morosità complessivi rimangono bassi in termini storici. I rendimenti dei titoli cartolarizzati restano su livelli storicamente elevati e riteniamo che questi ampi spread offrano una remunerazione più che sufficiente per gli attuali rischi di mercato. Il nostro settore preferito rimane quello del credito ipotecario residenziale. I prezzi delle case si sono dimostrati estremamente resilienti a fronte dei ribassi, nonostante l’aumento dei tassi ipotecari, con un calo dell’1% soltanto rispetto al picco registrato nel giugno del 2023. Le nostre posizioni nei prodotti cartolarizzati europei sono rimaste relativamente invariate a luglio, ma, nel corso dell’ultimo anno, abbiamo significativamente ridotto la nostra esposizione all’Europa.5
Prospettive
Riteniamo che in futuro i tassi di morosità e di default non rappresenteranno un rischio per la stragrande maggioranza dei titoli cartolarizzati. Continuiamo a favorire il credito residenziale statunitense, in particolare i mutui di più lungo corso (accesi nel 2020 o prima) dato il notevole apprezzamento dei prezzi delle case negli ultimi anni e la possibilità di un calo dei prezzi degli immobili residenziali in futuro. Rimaniamo più prudenti nei confronti degli immobili commerciali, in particolare per gli uffici, che continuano a risentire negativamente degli sviluppi post-pandemici.
CONSIDERAZIONI SUI RISCHI
La diversificazione non garantisce che verranno generati utili e non protegge dalle perdite in una fase di rallentamento del mercato.
Non vi è alcuna garanzia che l’obiettivo d’investimento del portafoglio sarà raggiunto. I portafogli sono esposti al rischio di mercato, ovvero alla possibilità che il valore di mercato dei titoli detenuti dal portafoglio diminuisca e che il valore delle azioni del portafoglio sia conseguentemente inferiore all’importo pagato dall’investitore per acquistarle. I valori di mercato possono cambiare quotidianamente a causa di eventi economici e di altro tipo (ad es. catastrofi naturali, crisi sanitarie, terrorismo, conflitti e disordini sociali) che influenzano i mercati, i Paesi, le aziende o i governi. È difficile prevedere le tempistiche, la durata e i potenziali effetti negativi (ad esempio la liquidità del portafoglio) degli eventi. Di conseguenza, l’investimento in un portafoglio può comportare una perdita per l’investitore. I titoli obbligazionari sono soggetti alla capacità dell’emittente di rimborsare puntualmente capitale e interessi (rischio di credito), alle variazioni dei tassi d’interesse (rischio di tasso d’interesse), al merito di credito dell’emittente e alle condizioni generali di liquidità del mercato (rischio di mercato). In un contesto di tassi d’interesse in rialzo, i corsi obbligazionari possono calare e dar luogo a periodi di volatilità e a maggiori richieste di rimborso. In un contesto di calo dei tassi d’interesse, il portafoglio potrebbe generare un reddito inferiore. I titoli con scadenze più lunghe possono essere maggiormente sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Determinati titoli di Stato americani acquistati dalla strategia, come quelli emessi da Fannie Mae e Freddie Mac, non sono garantiti dal “full faith and credit” (piena fiducia e credito) degli Stati Uniti. È possibile che in futuro questi emittenti non dispongano dei fondi per onorare i propri obblighi di pagamento. I prestiti bancari quotati sono soggetti al rischio di liquidità e ai rischi di credito tipici dei titoli con rating inferiori. Le obbligazioni high yield (dette anche “junk bonds”) sono titoli con rating inferiori che possono comportare livelli più elevati di rischio di credito e di liquidità. I titoli di debito sovrani sono soggetti al rischio di insolvenza. I titoli garantiti da ipoteche e da collaterale sono esposti al rischio di rimborso anticipato e a un più elevato rischio d’insolvenza e possono essere difficili da valutare e vendere (rischio di liquidità). Essi sono altresì soggetti ai rischi di credito, di mercato e di tasso d’interesse. Il mercato valutario è estremamente volatile. e i suoi prezzi sono influenzati da diversi fattori, tra cui la dinamica della domanda e dell’offerta di una determinata valuta, il commercio, i programmi e le politiche fiscali, monetarie e di controllo della valuta nazionale o estera e le variazioni dei tassi d’interesse nazionali o esteri. Gli investimenti nei mercati esteri comportano rischi specifici, quali rischi di cambio, politici, economici e di mercato. Investire nei mercati emergenti comporta rischi maggiori che investire nei mercati esteri in generale. Gli strumenti derivati possono amplificare le perdite in maniera sproporzionata e incidere significativamente sulla performance. Inoltre possono essere soggetti a rischi di controparte, di liquidità, di valutazione, di correlazione e di mercato. I titoli vincolati e illiquidi possono essere più difficili da vendere e valutare rispetto a quelli quotati in borsa (rischio di liquidità). A causa della possibilità che i rimborsi anticipati alterino i flussi di cassa sulle collateralized mortgage obligation (CMO), non è possibile determinare in anticipo la relativa data di scadenza finale o la vita media. Inoltre, il portafoglio potrebbe subire perdite qualora le garanzie collaterali sulle CMO o eventuali garanzie di terzi fossero insufficienti per onorare i pagamenti.
DEFINIZIONI
Punto base: un punto base = 0,01%.
DEFINIZIONI DEGLI INDICI
Gli indici utilizzati nel presente rapporto non rappresentano la performance di un investimento specifico e non comprendono spese, commissioni od oneri di vendita, che ridurrebbero la performance. Gli indici riportati non sono gestiti e non sono strumenti investibili. Non è possibile investire direttamente in un indice.
Il marchio "Bloomberg®" e l’indice o indici Bloomberg sono marchi di servizio di Bloomberg Finance L.P. e relative consociate concessi in licenza a Morgan Stanley Investment Management (MSIM) per determinati scopi. Bloomberg non è una consociata di MSIM, non approva, appoggia, valuta o raccomanda alcun prodotto e non garantisce la tempestività, correttezza o esaustività dei dati e delle informazioni in relazione ad alcun prodotto.
L’indice Bloomberg Euro Aggregate Corporate (Bloomberg Euro IG Corporate) è costruito per replicare l’andamento del mercato delle obbligazioni societarie investment grade denominate in euro.
L’indice Bloomberg Global Aggregate Corporate è la componente societaria dell’indice Bloomberg Global Aggregate, un indice ad ampia base rappresentativo dei mercati obbligazionari investment grade globali.
L’indice Bloomberg U.S. Corporate High Yield misura l’andamento del mercato statunitense delle obbligazioni societarie non investment grade a tasso fisso denominate in dollari e fiscalmente imponibili. I titoli sono classificati high yield se il rating medio di Moody’s, Fitch e S&P è pari o inferiore a Ba1/BB+/BB+. L’indice non comprende le obbligazioni dei mercati emergenti.
L’indice Bloomberg U.S. Corporate è un benchmark ad ampia rappresentatività che misura l’andamento delle obbligazioni societarie investment grade a tasso fisso fiscalmente imponibili.
L’indice Bloomberg U.S. Mortgage Backed Securities (MBS) replica l’andamento dei titoli pass-through di agenzia garantiti da ipoteche (sia ARM a tasso fisso che ibridi), garantiti da Ginnie Mae (GNMA), Fannie Mae (FNMA) e Freddie Mac (FHLMC). L’indice è costruito aggregando vari gruppi di titoli MBS con regolamento futuro in data da definirsi all’interno di portafogli generali sulla base delle condizioni di rimborso, cedole e anno di emissione. Introdotti nel 1985, gli indici a tasso fisso GNMA, FHLMC e FNMA per i titoli a 30 e 15 anni sono stati rispettivamente retrodatati a gennaio 1976, maggio 1977 e novembre 1982. Nell’aprile del 2007 sono entrati a far parte dell’indice anche i titoli ipotecari pass-through ibridi di agenzia a tasso variabile (ARM).
L’indice dei prezzi al consumo (CPI) è una misura che esamina la media ponderata dei prezzi di un paniere di beni e servizi di consumo, come trasporti, alimenti e assistenza medica.
Euro vs. USD – rendimento totale dell’euro rispetto al dollaro USA.
Titoli di Stato tedeschi a 10 anni – Germany Benchmark 10-Year Datastream Government Index, titoli di Stato giapponesi a 10 anni – Japan Benchmark 10-Year Datastream Government Index e titoli di Stato USA a 10 anni – U.S. Benchmark 10-Year Datastream Government Index.
L’indice ICE BofAML European Currency High-Yield Constrained (ICE BofAML Euro HY constrained) è concepito per replicare la performance delle obbligazioni societarie in euro e sterline di qualità inferiore a investment grade emesse da emittenti internazionali nei mercati eurobond o in sterline ed euro locali.
L’indice ICE BofAML U.S. Mortgage-Backed Securities (ICE BofAML U.S. Mortgage Master) replica la performance dei titoli pass-through garantiti da ipoteche residenziali a tasso fisso e ibridi denominati in dollari, emessi da agenzie statunitensi nel mercato interno USA.
L’indice ICE BofAML U.S. High Yield Master II Constrained (ICE BofAML U.S. High Yield) è un indice ponderato per il valore di mercato di tutte le obbligazioni high yield domestiche e “Yankee”, comprese le obbligazioni a interesse posticipato e i titoli con pagamento “in natura”. I titoli che lo compongono hanno scadenze di almeno un anno e un rating di credito inferiore a BBB-/Baa3, ma non sono insolventi.
L’indice ISM del settore manifatturiero è basato su indagini condotte presso oltre 300 aziende manifatturiere dall’Institute of Supply Management. L’indice ISM del settore manifatturiero monitora i livelli di occupazione, le scorte di produzione, i nuovi ordini e le consegne dei fornitori. L’indice di diffusione composito è stato creato al fine di monitorare le condizioni del settore manifatturiero nazionale sulla base dei dati risultanti da tali indagini.
Titoli di Stato italiani a 10 anni – Italy Benchmark 10-Year Datastream Government Index.
L’indice JP Morgan CEMBI Broad Diversified è un benchmark globale del debito societario liquido dei mercati emergenti che replica l’andamento delle obbligazioni societarie denominate in USD emesse da società dei mercati emergenti.
L’indice JPMorgan Government Bond– Emerging Markets (JPM local EM debt) replica l’andamento delle obbligazioni in valuta locale emesse da paesi emergenti. L’indice è posizionato come benchmark investibile che comprende soltanto quei Paesi accessibili da gran parte del parterre di investitori internazionali (escluse Cina e India dal settembre 2013).
L’indice JPMorgan Government Bond Emerging Markets (JPM External EM Debt) replica l’andamento delle obbligazioni in valuta locale emesse dai governi dei paesi emergenti. L’indice è posizionato come benchmark investibile che comprende soltanto quei Paesi accessibili da gran parte del parterre di investitori internazionali (escluse Cina e India dal settembre 2013).
L’indice JP Morgan Emerging Markets Bond Global (EMBI Global) replica i rendimenti totali di strumenti di debito in valuta estera negoziati nei mercati emergenti ed è una versione ampliata del JPMorgan EMBI+. Come l’EMBI+, l’Indice EMBI Global include obbligazioni Brady denominate in dollari USA, prestiti ed eurobond con valore nominale in circolazione pari ad almeno USD 500 milioni.
L’indice JP Morgan GBI-EM Global Diversified è un benchmark globale liquido, ponderato per la capitalizzazione di mercato, delle obbligazioni societarie dei mercati emergenti denominate in dollari USA, rappresentativo delle regioni Asia, America Latina, Europa e Medio Oriente/Africa.
JPY vs. USD – rendimento totale dello yen giapponese rispetto al dollaro USA.
L’indice Markit ITraxx Europe è composto da 125 credit default swap equiponderati su entità societarie europee investment grade, distribuiti su 4 sottoindici: finanza (senior), finanza (subordinati), non finanziari e “HiVol”.
L’indice Nikkei 225 Index (Japan Nikkei 225) è un indice ponderato per il prezzo che segue l’andamento delle 225 maggiori società nipponiche quotate alla Borsa di Tokyo.
L’indice MSCI AC Asia ex-Japan Index (MSCI Asia ex-Japan) replica l’andamento delle società large e mid cap di due di tre mercati sviluppati asiatici (Giappone escluso) e di otto mercati emergenti della regione.
L’indice MSCI All Country World (ACWI, MSCI global equities) è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato corretta per il flottante che misura la performance dei listini azionari dei mercati sviluppati ed emergenti. Il termine "flottante" è riferito alla quota di azioni in circolazione considerate disponibili per l’acquisto da parte degli investitori sui mercati azionari pubblici. La performance dell’indice è espressa in dollari USA e prevede il reinvestimento dei dividendi netti.
L’indice MSCI Emerging Markets (MSCI emerging equities) raggruppa titoli rappresentativi di società a media e alta capitalizzazione di 23 mercati emergenti.
L’indice MSCI World (MSCI developed equities) raggruppa titoli rappresentativi di società a media e alta capitalizzazione di 23 mercati sviluppati.
L’indice dei direttori degli acquisti (PMI) è un indicatore dello stato di salute economica del settore manifatturiero.
L’indice Refinitiv Convertible Global Focus USD Hedged è un indice di mercato ponderato con una dimensione minima di inclusione di USD 500 milioni (USA), EUR 200 milioni (Europa), YEN 22 miliardi e USD 275 milioni (altri paesi) di obbligazioni convertibili equity-linked.
L’indice Russell 2000® è un indice che misura la performance delle 2.000 società di più piccole dimensioni dell’indice Russell 3000.
L’indice S&P 500® (U.S. S&P 500) misura la performance del segmento delle large cap nel mercato azionario statunitense e copre all’incirca il 75% di tale mercato. L’indice comprende 500 tra le principali società che operano nei settori di punta dell’economia statunitense.
L’indice S&P CoreLogic Case-Shiller U.S. National Home Price NSA Index si propone di misurare il valore degli immobili residenziali nelle 20 principali aree metropolitane statunitensi: Atlanta, Boston, Charlotte, Chicago, Cleveland, Dallas, Denver, Detroit, Las Vegas, Los Angeles, Miami, Minneapolis, New York, Phoenix, Portland, San Diego, San Francisco, Seattle, Tampa e Washington, D.C.
L’indice S&P/LSTA U.S. Leveraged Loan 100 (S&P/LSTA Leveraged Loan Index) è costruito per replicare l’andamento dei prestiti di maggiore entità del mercato dei prestiti con leva.
L’indice S&P GSCI Copper (Copper) è un sottoindice dell’S&P GSCI che costituisce un benchmark affidabile e pubblicamente disponibile della performance del mercato del rame.
L’indice S&P GSCI Softs (GSCI soft commodities) è un sottoindice dell’S&P GSCI che misura la performance delle soft commodity ponderata per la produzione mondiale. Nel 2012 l’indice S&P GSCI Softs comprendeva le seguenti materie prime: caffè, zucchero, cacao e cotone.
Titoli di Stato spagnoli a 10 anni – Spain Benchmark 10-Year Datastream Government Index.
L’indice Thomson Reuters Convertible Global Focus USD Hedged è un indice di mercato ponderato con una dimensione minima di inclusione di USD 500 milioni (USA), EUR 200 milioni (Europa), JPY 22 miliardi e USD 275 milioni (altri paesi) di obbligazioni convertibili equity-linked.
Titoli di Stato britannici a 10 anni – U.K. Benchmark 10-Year Datastream Government Index. Gli indici di riferimento Datastream per i seguenti titoli di Stato si basano su singole emissioni. L’emissione scelta per ciascuna serie è la più rappresentativa disponibile per una data scadenza in ciascun momento. I titoli di riferimento sono selezionati sulla base delle convenzioni prevalenti all’interno di ciascun mercato. In generale il titolo di riferimento è sempre l’ultima emissione di una data fascia di scadenze, tuttavia vengono considerati anche i rendimenti, la liquidità, le dimensioni dell’emissione e le cedole.
L’indice U.S. Dollar (DXY) è un indice che misura il valore del dollaro statunitense rispetto a un paniere di valute estere, generalmente quelle dei maggiori partner commerciali degli Stati Uniti.
L’indice Chicago Board Options Exchange (CBOE) Market Volatility (VIX) mostra le aspettative del mercato per la volatilità a 30 giorni.
Poiché non è possibile garantire che le strategie d’investimento risultino efficaci in tutte le condizioni di mercato, ciascun investitore deve valutare la propria capacità di mantenere l’investimento nel lungo termine e in particolare durante le fasi di ribasso dei mercati.
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