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Perché preoccuparsi (o non preoccuparsi)
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Global Fixed Income Bulletin
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aprile 10, 2023
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aprile 10, 2023
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Perché preoccuparsi (o non preoccuparsi) |
Gli eventi di marzo e il loro potenziale impatto hanno lasciato gli investitori “frastornati e confusi”. I timori di un “eccessivo vigore” della crescita si sono trasformati in timori di una crescita troppo debole. All’inizio del mese, dopo una serie di dati economici per gli Stati Uniti più solidi delle attese è diventato evidente che la Federal Reserve era più incline a un’intensificazione della svolta restrittiva piuttosto che a un ridimensionamento, malgrado la propensione delle altre banche centrali verso una sospensione dei cicli di rialzo dei tassi.
Le turbolenze nel settore bancario hanno causato una notevole volatilità a marzo, con ripercussioni su vari settori ma principalmente sui titoli di Stato. I tassi dei mercati sviluppati hanno registrato un notevole movimento dopo i toni restrittivi della Fed all’inizio del mese, con un iniziale aumento dei rendimenti e un’intensificazione dell’inversione della curva dei rendimenti senza precedenti. I rendimenti degli altri Paesi hanno evidenziato la stessa dinamica. L’ulteriore inversione delle curve dei rendimenti si è interamente manifestata una volta iniziata la bufera nel settore bancario, in quanto gli investitori hanno cercato rifugio in porti sicuri come i Treasury USA e altri titoli di Stato.
In questa fase tumultuosa, i dati economici sono stati disomogenei. L’indice CPI lievemente superiore alle attese ha mostrato la persistenza dell’inflazione, sostenuta dalla spesa ancora alta del settore dei servizi. La maggior parte delle banche centrali delle economie sviluppate ha ribadito l’intenzione di continuare ad aumentare i tassi. Il fatto degno di nota è stato il ridimensionamento delle indicazioni prospettiche sui futuri rialzi dei tassi, viste le incerte ricadute relative alle difficoltà in cui versa il settore bancario.
Di contro, i mercati emergenti hanno mostrato una tenuta relativamente buona, con ottime performance degli strumenti in valuta locale. Nel periodo in esame, molte valute emergenti, in particolare quelle latinoamericane, si sono apprezzate a fronte dell’acuirsi dei timori di un rallentamento più pronunciato dell’economia statunitense, se non addirittura di una recessione.
I mercati creditizi non sono stati così fortunati e hanno registrato livelli elevati di volatilità dopo la crisi delle banche regionali, con la richiesta di un premio al rischio più elevato. Fortunatamente, i mercati creditizi si sono assestati in assenza di ulteriori eventi che avrebbero comportato una diffusa volatilità nel settore bancario.
Mentre i mercati sviluppati hanno evidenziato una volatilità dei prezzi eccezionalmente elevata, i mercati emergenti hanno tenuto bene. I mercati dei titoli high yield statunitensi e globali hanno registrato un aumento della volatilità, ma pochi danni permanenti, mentre gli spread dei titoli investment grade (IG) europei hanno sottoperformato quelli dei titoli IG statunitensi. Anche il mercato dei titoli cartolarizzati ha registrato un ampliamento degli spread. Nonostante le difficoltà, le banche centrali si confermano impegnate nella politica di rialzo dei tassi e il mercato ha ritrovato fiducia grazie al rientro del rischio di una crisi bancaria diffusa.
Prospettive per il mercato obbligazionario
Nel mese di marzo, alla luce della rivalutazione dei titoli di Stato e dell’aumento del rischio di recessione, l’ampliamento degli spread è stato sorprendentemente contenuto. Inoltre, l’andamento dei prezzi di inizio aprile ha spinto nuovamente gli spread creditizi sui livelli precedenti alla fase di turbolenza nel settore bancario. Allora è stato tutto una tempesta in un bicchiere d'acqua? Un falso allarme? Oppure si tratta di qualcosa di più minaccioso? Qualunque sia la risposta corretta, ci saranno enormi conseguenze.
Non mancano né i motivi di preoccupazione né quelli di ottimismo. Un dato certo è che oggi ci sono maggiori probabilità di una recessione rispetto a febbraio e che i dati economici di marzo sono stati deludenti. Sebbene siamo convinti che gli eventi di marzo non rappresentino un’avvisaglia di una nuova crisi finanziaria, la situazione indica la presenza di anelli deboli nell’economia e un aumento delle tensioni che potrebbero manifestarsi nei prossimi mesi. Ciò detto, nel primo trimestre l’economia globale ha messo a segno una netta ripresa. Il settore dei servizi al di fuori degli Stati Uniti ha registrato una fortissima crescita. Resta da vedere se può proseguire a fronte dell’indebolimento dei dati statunitensi.
Gli eventi che hanno travolto il settore bancario a marzo hanno messo a nudo le conseguenze sul sistema bancario dell’innalzamento aggressivo dei tassi da parte della Fed. Anche in assenza di una crisi, a nostro avviso la redditività sembra messa alla prova e le perdite non realizzate sulle posizioni detenute appaiono elevate come percentuale del capitale. Ciò potrebbe determinare una riduzione dei prestiti e l’adozione di criteri di finanziamento più stringenti fino al ripristino della redditività. I dati pubblicati dalla Fed preludono già a un significativo rallentamento del credito bancario. Non è dato sapere se la situazione peggiorerà o meno. Riteniamo che questo possa portare a un rallentamento della crescita nei prossimi mesi, contribuendo a mantenere bassi i rendimenti e a esercitare pressioni al rialzo sugli spread del credito.
Inoltre, l’inflazione non è stata ancora sconfitta. La situazione è peggiore al di fuori degli Stati Uniti e l’inflazione è particolarmente resiliente in Europa (anche se per l’estate dovrebbero iniziare ad arrivare delle buone notizie). Le banche centrali si ritrovano così tra l’incudine e il martello. La stabilità finanziaria sta vacillando. È probabile che nei prossimi trimestri le economie registrino una decelerazione (sebbene dopo una crescita sorprendentemente robusta nel primo trimestre), il che indica una sospensione dei rialzi adesso o persino la possibilità di considerare dei tagli dei tassi entro fine anno. Tuttavia, i mercati del lavoro e l’inflazione core continuano a dare segno di solidità, non di debolezza. È improbabile che la Fed sia disposta a correre troppi rischi, pertanto difficilmente risponderà all’aumento della disoccupazione a meno che non arrivi una serie di rapporti sull’occupazione negativi.
Le autorità e gli investitori si trovano quindi di fronte a un dilemma: Si è fatto abbastanza sul fronte dei tassi per arrestare il ciclo di inasprimento e consentire l’allentamento? Oppure il grande rally dei Treasury è una pista falsa, un riflesso condizionato alle turbolenze bancarie e all’esigenza di inglobare nei prezzi una maggiore probabilità di crisi anche se presumibilmente non si verificherà? Quanto più a lungo non emergeranno ulteriori problemi nel settore bancario globale, tanto più probabile sarà una pausa, se non addirittura un’inversione di rotta del rally dei titoli di Stato. I dati sull’inflazione continueranno a essere determinanti. Se l’inflazione core dovesse rimanere ostinata, ci sarebbero maggiori probabilità di un “hard landing” a vantaggio dei titoli di Stato e a scapito dei mercati del credito, in particolare delle obbligazioni con rating inferiori. In un’ottica di bilanciamento di questi rischi, a nostro avviso la Fed aumenterà i tassi di 25 pb a maggio, ma probabilmente questo sarà l’ultimo rialzo del 2023. Resta da vedere cosa succederà dopo il mese di maggio.
Sebbene i mercati dei titoli di Stato per il momento appaiano in condizioni di ipercomprato, nel lungo termine sembra che gli ultimi eventi provocheranno una recessione, un calo dei rendimenti e un irripidimento delle curve dei rendimenti. In tale contesto, siamo propensi ad acquistare titoli a più alto rendimento: nel breve termine le curve potrebbero essere troppo ripide a fronte delle aspettative di un numero eccessivo di tagli dei tassi ma saranno probabilmente più ripide entro fine anno e i mercati del credito dovranno rispecchiare l’indebolimento della crescita economica poiché le banche centrali continuano a ribadire di voler ridurre l’inflazione anche a costo di una recessione. Tuttavia, il nostro scenario di base continua a prevedere una moderata debolezza economica e gli eventuali significativi ampliamenti degli spread creditizi dovrebbero rappresentare un’opportunità d’acquisto.
In termini di settore, manteniamo un forte ottimismo sulle opportunità offerte dal mercato del credito cartolarizzato. Riteniamo che il rischio di credito di titoli garantiti da ipoteche (MBS) residenziali e commerciali selezionati come quelle degli immobili plurifamiliari sia interessante visto il solido punto di partenza dei bilanci delle famiglie e delle imprese e la forte crescita dei redditi delle famiglie. Nell’ambito del credito cartolarizzato, privilegiamo i mutui residenziali non di agenzia, nonostante si prospetti un probabile calo dei prezzi delle abitazioni statunitensi nel 2023.
Gli ultimi eventi sembrano essere negativi per il dollaro USA. La crescita statunitense dovrebbe rallentare nel medio termine, le probabilità di recessione sono aumentate e presumibilmente qualunque cosa faccia la Fed non sarà risolutiva. Se la Fed mantenesse invariati i tassi di riferimento per contrastare l’inflazione a fronte dei dati più deboli e/o delle tensioni nel settore bancario, la misura potrebbe risultare penalizzante per il dollaro. Se la Fed tagliasse i tassi mentre l’inflazione è ancora troppo alta in risposta alla debolezza economica o ai timori di stabilità finanziaria, a risentirne potrebbe essere comunque il dollaro USA. Continuiamo a sottopesare il dollaro rispetto a un paniere di valute dei mercati sviluppati ed emergenti.
Tassi d’interesse e tassi di cambio dei mercati sviluppati
Analisi mensile
A marzo, la price action riguardante i tassi dei mercati sviluppati è stata sorprendente e di portata storica. A inizio mese, i toni restrittivi adottati dal presidente Powell e da altri membri della Fed hanno spinto i rendimenti a un ulteriore ma effimero rialzo, che ha registrato una rapida inversione in seguito al tracollo della Silicon Valley Bank (SVB). Dopo essere aumentata vertiginosamente, la volatilità dei tassi è scesa lentamente dai massimi ma è rimasta elevata per tutto il mese, mentre il mercato era impegnato a metabolizzare le notizie e a interpretare l’impatto che avrebbe avuto la situazione bancaria. Al di là della crisi bancaria, i dati economici chiave sono stati a tinte miste, ma la pubblicazione di un indice CPI leggermente più elevato del previsto ha mostrato che l’inflazione rimane persistente. Sul versante delle riunioni delle banche centrali, prima del crollo di SVB la RBA aveva aumentato i tassi di 25 pb, mentre la Bank of Canada si è presa una pausa. A seguito degli eventi che hanno interessato il settore delle banche, i toni delle dichiarazioni si sono ammorbiditi, ma le banche centrali hanno comunque ribadito l’intenzione di continuare ad aumentare i tassi: la BCE e la Banca Nazionale Svizzera hanno operato aumenti da 50 pb, mentre la Fed, la Norges Bank e la Banca d'Inghilterra hanno aumentato i tassi di 25 pb.1
Prospettive
I problemi del settore bancario hanno fatto aumentare la volatilità sui mercati e creato nuove incertezze. A questo punto, sembra che il mercato si stia adattando a una variazione dei rischi estremi, in quanto gli scenari in cui la Fed aumenta di molto i tassi (ossia fino al 6%) sembrano decisamente meno probabili, mentre una recessione è diventata più probabile. Sfortunatamente per la Fed, anche se i problemi bancari saranno probabilmente disinflazionistici, l’inflazione core resta elevata e persistente. Data l’incertezza, è difficile esprimere un parere definitivo sui tassi d’interesse, e per il momento potrebbe essere saggio essere pazienti e restare in attesa di chiarimenti, approfittando di ulteriori anomalie relative. Sul fronte valutario, venendo a questa situazione, ritenevamo che il dollaro USA si sarebbe indebilito, ed è quello che ha continuato a fare. Restiamo del parere che il dollaro possa continuare a deprezzarsi.
Tassi d’interesse e tassi di cambio dei mercati emergenti
Analisi mensile
I mercati emergenti, e in particolare gli strumenti in valuta locale, hanno mostrato una tenuta generalmente buona durante la fase di forte volatilità innescata dalla crisi delle banche statunitensi. Molte divise emergenti si sono apprezzate nel periodo, in particolare quelle latinoamericane. Il rally dei tassi nei mercati emergenti si è rivelato meno volatile rispetto a quello dei tassi statunitensi, il che è andato a favore degli attivi dei mercati emergenti in valuta locale.2
Prospettive
Siamo cautamente ottimisti sull’asset class in quanto il picco dell’inflazione e delle politiche monetarie restrittive è probabilmente alle nostre spalle. Nel corso del mese gli attivi dei mercati emergenti hanno conseguito risultati positivi durante la fase di forte volatilità attraversata dai mercati globali e gli attivi in valuta locale, in particolare, restano interessanti. L’analisi bottom-up dei singoli paesi e titoli di credito rimarrà fondamentale per identificare le finestre di opportunità.
Credito societario
Analisi mensile
Gli spread investment grade (IG) europei hanno sottoperformato gli omologhi statunitensi nel mese in rassegna, in virtù dell’elevata volatilità del mercato del credito e delle preoccupazioni relative al settore bancario, che hanno dominato entrambi i mercati. I titoli IG europei hanno chiuso in rialzo di 22 pb a quota 170 pb, mentre i titoli IG statunitensi hanno guadagnato 14 pb chiudendo a quota 138 pb. Nonostante le autorità abbiano fornito soluzioni per affrontare la questione del rischio sistemico, i mercati hanno richiesto un premio al rischio più elevato. Più in generale, i mercati si sono concentrati sui rischi di un aumento dei costi di finanziamento che potrebbero erodere la redditività, sul rischio di liquidità dovuto a eventuali corse agli sportelli, sul potenziale inasprimento degli standard di prestito che influirebbe sulla crescita futura, e sui dati inflazionistici che continuano a guidare le aspettative sui tassi terminali. Verso la fine del mese il mercato è stato rincuorato dall’assenza di nuove notizie negative, a riprova del fatto che gli eventi del settore bancario sono stati casi relativamente isolati. Ciò ha fatto diminuire la volatilità dei corsi azionari e dei tassi d’interesse, favorendo un restringimento degli spread creditizi.3
A marzo, dopo le turbolenze nel settore bancario, i mercati high yield statunitensi e globali hanno evidenziato un aumento della volatilità. Nel mese, l’equilibrio tra domanda e offerta si è mostrato erratico in quanto il mercato primario high yield si è fermato in seguito alla soppressione della domanda dovuta all’impennata della volatilità e i fondi retail high yield statunitensi hanno registrato deflussi netti. I segmenti di mercato di qualità superiore hanno generalmente sovraperformato a marzo, dopo aver sottoperformato nei primi due mesi dell’anno.4
I titoli convertibili globali hanno conseguito performance contrastanti a marzo, in reazione alla debolezza del settore bancario e alla prospettiva di un’imminente recessione.5
Prospettive
I fondamentali del credito IG si possono riassumere con queste parole: "nel 2023 la situazione è migliorata, ma è ancora lungi dall’essere ottimale". Nonostante il sostegno al mercato del credito IG da parte di numerose fonti, svariati fattori avversi indicano che il credito IG giustifica un premio al rischio superiore alla media. Le recenti notizie riguardanti il settore bancario sottolineano i rischi idiosincratici del mercato, le banche centrali continuano ad alzare i tassi, l’inflazione rimarrà probabilmente persistente vista l’ottima salute del mercato del lavoro, e la redditività delle imprese sarà messa sotto pressione dall’aumento dei costi di produzione. La domanda tecnica di credito IG è stata positiva e ci aspettiamo che il credito IG tragga vantaggio dalla domanda per gli attivi di alta qualità e dal valore interessante in un contesto sempre più incerto. I livelli di valutazione lasciano intravedere la possibilità di un restringimento degli spread e un rendimento corrente interessante.
Continuiamo a esprimere una certa prudenza per il mercato high yield in queste prime battute del secondo trimestre 2023. Una sporadica debolezza accompagnata da movimenti volatili degli spread sembra essere il percorso più probabile in futuro.
Prodotti cartolarizzati
Analisi mensile
Nel mese di marzo, i tassi di interesse si sono mossi al rialzo in quanto gli investitori hanno cercato rifugio in porti sicuri come i Treasury USA, mentre gli spread in gran parte dei segmenti del reddito fisso, tra cui il credito cartolarizzato, si sono ampliati a fronte dell’avversione al rischio prevalsa sui mercati. L’offerta di nuove emissioni cartolarizzate rimane molto bassa, poiché la sottoscrizione di prestiti sia residenziali che commerciali ha registrato una riduzione sostanziale. Restiamo dell’avviso che le condizioni creditizie fondamentali dei mercati dei mutui residenziali restino solide, ma riteniamo anche che i premi al rischio più elevati siano giustificati su tutti gli strumenti creditizi considerata la debolezza economica attesa.6
Prospettive
Dopo il picco di giugno, i prezzi delle abitazioni negli Stati Uniti sono scesi di circa il 6% e ci aspettiamo un ulteriore calo del 5-10% da qui a fine anno. Pur attendendoci un calo dei prezzi delle abitazioni, continuiamo a favorire il credito residenziale statunitense, in particolare i mutui di più lungo corso (accesi nel 2020 o prima) dato il notevole apprezzamento delle abitazioni negli ultimi anni. Rimaniamo più prudenti nei confronti degli immobili commerciali, che continuano a risentire negativamente degli sviluppi post-pandemici. Queste tensioni sono state esacerbate dalla debolezza delle banche regionali poiché i vincoli sul fronte dei finanziamenti futuri potrebbero aumentare. Abbiamo ridotto in modo significativo il nostro sovrappeso in Europa in favore degli Stati Uniti, poiché le opportunità corrette per il rischio ci sono sembrate più interessanti in questo paese. Tuttavia, alla luce della normalizzazione degli spread e del miglioramento delle condizioni economiche, siamo meno preoccupati per le opportunità europee.