Approfondimenti
La soluzione non è facile
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settembre 08, 2022
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settembre 08, 2022
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La soluzione non è facile |
Dopo un lungo rally estivo, sia i mercati statunitensi che quelli europei hanno accusato una flessione, con l’indice S&P 500 (TR) (USD) in calo del 4,1% e l’indice MSCI Europe (TR) (EUR) in calo del 4,9%1. L’azionario giapponese sembra offrire una parziale protezione, come evidenziato dal rendimento dell’1,1% dell’indice MSCI Japan (TR) (JPY)1. Anche l’indice MSCI Emerging Markets (USD), cresciuto dello 0,5%, ha offerto una performance difensiva1. L’energia è stata ancora una volta il settore più performante del mese, come segnala il rendimento del 2,4% dell’indice MSCI ACWI Energy (USD)1. Tuttavia, dopo essere rimasto per buona parte dell’anno significativamente al di sopra dei 100 dollari al barile, il prezzo del petrolio è sembrato moderarsi scendendo sotto questa soglia, con il WTI che ha chiuso il mese a 90,1 dollari e il Brent a 96 dollari1. Alla fase di ribasso dei mercati ha fatto da contraltare la risalita dell’indice VIX, che ha raggiunto quota 26 alla fine del mese2.
La flessione può essere attribuita in parte al costante dilemma che le banche centrali, tra cui la Federal Reserve (Fed), la Banca Centrale Europea (BCE) e la Banca d’Inghilterra (BoE), si trovano ad affrontare. Gli istituti centrali devono di fatto aumentare i tassi per controllare l’inflazione, ma allo stesso tempo rischiano di spingere le rispettive economie in una recessione. Durante il simposio di Jackson Hole, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha ribadito la determinazione della Fed in relazione al proseguimento della stretta monetaria, affermando che anche se l’indebolimento del mercato del lavoro e il rallentamento della crescita potrebbero causare qualche difficoltà, “una mancata stabilizzazione dei prezzi sarebbe fonte di difficoltà ben peggiori”3.
Atterraggio duro negli Stati Uniti?
Tuttavia, diversi fattori potrebbero consentire agli Stati Uniti di evitare un atterraggio duro nel 2022. La spesa per gli investimenti può contare su un contesto migliore rispetto ai cicli precedenti, grazie alla robusta domanda di credito. Anche la domanda inespressa e l’esigenza di investimenti nell’energia dovrebbero sostenere la spesa per gli investimenti. La spesa per gli investimenti potrebbe inoltre essere concentrata nelle fasi iniziali del ciclo, poiché a partire dal 2023 la possibilità di poterla portare in detrazione in sede di dichiarazione dei redditi – prevista dal Tax Cuts and Jobs Act 2017 di Trump – passerà dall’attuale 100% a percentuali annue sempre minori. Inoltre, sebbene l’inflazione stia erodendo il reddito personale dei consumatori statunitensi in termini reali e i tassi di risparmio siano scesi al livello più basso dal 2008 (cioè dal picco della pandemia, pari al 26%, al 5,1%)4, i risparmi personali restano superiori a quelli dei livelli pre-pandemia e potrebbero sostenere la spesa. Per quanto i consumatori stiano facendo sempre più ricorso ai prestiti, anche in questo caso il fenomeno non è così pronunciato come nei cicli precedenti, poiché dopo la crisi finanziaria del 2008 i livelli di indebitamento sono andati costantemente calando. Il mercato dell’edilizia residenziale, nonostante l’attuale solidità, è uno dei principali vettori che potrebbero aiutare la Fed a riportare l’inflazione sotto controllo, considerata la sensibilità dei mutui all’aumento dei tassi.
Tuttavia, se l’inflazione non dovesse scendere, per evitarne il radicamento la Fed potrebbe essere costretta ad intervenire con un’azione più aggressiva di quella attualmente prevista dagli operatori di mercato. Se a questo si aggiunge che ci vuol tempo per vedere gli effetti dei rialzi, qualora le politiche monetarie dovessero rivelarsi troppo aggressive, la Fed potrebbe non avere più a disposizione il tempo sufficiente per rivedere il proprio operato ed evitare un atterraggio brusco.
Il lungo inverno
È in atto una crisi energetica causata da una carenza di forniture. Pertanto, è probabile che le misure dei governi per attutire gli effetti sui consumatori sostengano la domanda, portando a loro volta a ulteriori rincari e dando vita a un circolo vizioso autodistruttivo. Quando l’energia è cara, l’inflazione si aggrava, e l’unico strumento a disposizione delle banche centrali consiste nel sostenere la moneta e nel limitare la crescita in misura sufficiente ad evitare il radicamento delle aspettative inflazionistiche. In un simile contesto, l’Europa è in ritardo nel ciclo di rialzi e presenta una maggiore esposizione alle forniture di gas russo, risultando quindi più vulnerabile ai rischi di recessione. Per quanto la regione sia riuscita finora a raggiungere gli obiettivi di stoccaggio fissati grazie alle forniture provenienti dai gasdotti del Regno Unito, con l’arrivo dell’inverno la situazione potrebbe farsi critica a causa dell’abbassamento delle temperature. A meno che le forniture non vengano ripristinate, solo una distruzione della domanda può risolvere lo squilibrio tra domanda e offerta. Di nuovo, la soluzione a questo dilemma non è affatto semplice.
Implicazioni per gli investimenti
Nell’azionario manteniamo un'esposizione prudente mentre abbiamo ridotto la duration del portafoglio rimarcando le crescenti pressioni a cui sono soggette le Banche Centrali per evitare disancoraggio delle aspettative di inflazione. Nell’ambito del contesto attuale, abbiamo anche apportato le seguenti modifiche in chiave tattica:
Treasury USA a 10 anni
Siamo passati da un posizionamento neutrale a un sottopeso nei Treasury USA a 10 anni, passando ai T-Bill a breve scadenza per ridurre la duration.
High yield USA
Abbiamo aumentato il nostro sottopeso nell’high yield statunitense e abbiamo aumentato l’esposizione ai T-Bill a breve scadenza. Di recente, gli spread dell’high yield statunitense si sono notevolmente ristretti, poiché molti operatori di mercato prevedono che la Fed raggiungerà presto il tasso terminale e che, perdurando la fase positiva di crescita economica, la riduzione dei tassi dovrebbe iniziare nel 2023. Noi invece riteniamo che questi scenari si escludano a vicenda e prevediamo un tasso terminale più alto e nessuna riduzione significativa dei tassi sui Fed Fund nel 2023, a meno che non si verifichi una profonda recessione negli Stati Uniti. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’high yield resta costoso rispetto all’investment grade, ma è probabile che i prezzi cambieranno quando la stretta della Fed metterà in difficoltà i mutuatari di qualità inferiore.
La performance dell’indice è riportata esclusivamente a scopo illustrativo e non intende rappresentare la performance di alcun investimento specifico. La performance passata non è garanzia di risultati futuri. Si rimanda alla sezione Informazioni importanti per le definizioni degli indici.
Fonte: Team MSIM GBaR; dati al 31 agosto 2022. A solo scopo informativo e non da intendersi come una raccomandazione o un’offerta per l’acquisto o la vendita di valori mobiliari o l’adozione di una qualsiasi strategia d’investimento. I giudizi tattici di cui sopra riflettono in linea di massima le opinioni e le implementazioni del nostro team e vengono riportati a scopo di comunicazione con i clienti. Le informazioni riportate nel presente documento non tengono conto degli obiettivi finanziari, della situazione e delle esigenze specifiche dei singoli investitori. I segnali rappresentano il giudizio del team GBaR su ciascuna classe di attivo. Un segnale negativo indica un giudizio relativo negativo o in sottopeso, un segnale positivo indica un giudizio relativo positivo o in sovrappeso. Il colore celeste indica il giudizio tattico prima della modifica, mentre il blu scuro indica il giudizio al 31 agosto 2022.
CONSIDERAZIONI SUI RISCHI
Non vi è alcuna garanzia che l’obiettivo d’investimento della Strategia venga raggiunto. I portafogli sono esposti al rischio di mercato, ovvero alla possibilità che il valore di mercato dei titoli detenuti dal portafoglio diminuisca e che il valore delle azioni del portafoglio sia conseguentemente inferiore all’importo pagato dall’investitore per acquistarle. I valori di mercato possono cambiare quotidianamente a causa di eventi economici e di altro tipo (ad es. catastrofi naturali, crisi sanitarie, terrorismo, conflitti e disordini sociali) che interessano mercati, paesi, aziende o governi. È difficile prevedere le tempistiche, la durata e i potenziali effetti negativi (ad esempio la liquidità del portafoglio) degli eventi. Di conseguenza, l’investimento in questo portafoglio può comportare una perdita per l’investitore. Inoltre, la strategia può essere esposta ad alcuni rischi aggiuntivi. Esiste il rischio che, in base alle effettive condizioni di mercato, la metodologia e le ipotesi di asset allocation elaborate dal Consulente per i portafogli sottostanti si rivelino errate e che il portafoglio non raggiunga il suo obiettivo d’investimento. I corsi azionari tendono inoltre a essere volatili e la possibilità di subire perdite è significativa. Gli investimenti del portafoglio in certificati legati alle materie prime comportano rischi notevoli, ivi compreso il rischio di un sensibile deprezzamento del capitale investito. In aggiunta ai rischi inerenti alle materie prime, tali investimenti sono esposti a rischi specifici, quali il rischio di perdita di capitale e interessi, l’assenza di un mercato secondario e il rischio di livelli superiori di volatilità, che non interessano i tradizionali titoli azionari e di debito. Le oscillazioni dei cambi potrebbero annullare i guadagni generati dagli investimenti o accentuare le perdite. I titoli obbligazionari sono soggetti alla capacità dell’emittente di rimborsare puntualmente capitale e interessi (rischio di credito), alle variazioni dei tassi d’interesse (rischio di tasso d’interesse), al merito di credito dell’emittente e alle condizioni generali di liquidità del mercato (rischio di mercato). In un contesto di tassi d’interesse in rialzo, i corsi obbligazionari possono calare e dar luogo a periodi di volatilità e a maggiori richieste di rimborso. In un contesto di calo dei tassi d’interesse, il portafoglio potrebbe generare un reddito inferiore. I titoli con scadenze più lunghe possono essere maggiormente sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Le azioni e i titoli esteri risentono in genere di una maggiore volatilità rispetto agli strumenti obbligazionari e sono soggetti a rischi di cambio, politici, economici e di mercato. Le quotazioni tendono a oscillare in risposta a eventi specifici in seno a una determinata società. I titoli delle società a bassa capitalizzazione comportano rischi particolari, come l’esiguità delle linee di prodotto, dei mercati e delle risorse finanziarie, e possono registrare una maggiore volatilità di mercato rispetto a quelli di società più consolidate di dimensioni maggiori. I rischi associati agli investimenti nei mercati emergenti sono maggiori di quelli associati agli investimenti nei mercati sviluppati esteri. Le azioni degli exchange traded funds (ETF) comportano molti dei rischi associati agli investimenti diretti in azioni ordinarie od obbligazioni e il loro valore di mercato oscilla al variare del valore dell’indice sottostante. Investendo in ETF e in altri Fondi d’investimento, il portafoglio assorbe sia le proprie spese che quelle degli ETF e dei Fondi d’investimento nei quali investe. La domanda e l’offerta di ETF e dei Fondi d’investimento potrebbero non essere correlate a quelle dei titoli sottostanti. Gli strumenti derivati possono essere illiquidi, amplificare le perdite in misura più che proporzionale e avere un impatto negativo potenzialmente consistente sulla performance del Portafoglio. Un contratto a termine su valute è uno strumento di copertura che non implica alcun pagamento anticipato. L’uso della leva finanziaria può accentuare la volatilità del Portafoglio.
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Managing Director
Global Balanced Risk Control Team
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