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Aumentano le donne lavoratrici: Prospettive storiche
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Calvert
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aprile 13, 2023
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aprile 13, 2023
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Aumentano le donne lavoratrici: Prospettive storiche |
Questo articolo, il primo di una nuova serie di Calvert sulla diversità di genere, approfondisce il contesto storico e le dinamiche che hanno determinato il miglioramento della distribuzione di genere negli organici aziendali degli Stati Uniti dagli anni ’40 agli anni ’20. L’articolo si sofferma anche sul modo in cui tali tendenze interessano, in generale, anche i mercati internazionali.
In questa serie viene trattata nel dettaglio la filosofia d’investimento di Calvert sulla diversità, l’equità e l’inclusione (DEI) e viene spiegato perché secondo Calvert le aziende che sono in posizione leader nelle prassi DEI – o che le stanno migliorando – possono eccellere nella creazione di valore a lungo termine. Calvert apprezza e tiene conto della diversità dei vari orientamenti sessuali e delle identità di genere. Tuttavia, poiché i dati storici a nostra disposizione sono limitati, questo documento analizza i trend riguardanti gli organici in base al sesso biologicamente definito (maschile o femminile).
Negli Stati Uniti, il movimento per i diritti delle donne è iniziato a metà del XIX secolo, segnando l’inizio dell’ingresso di un numero sempre maggiore di donne negli organici aziendali americani.* Nei decenni successivi, la rappresentanza femminile nelle aziende americane è aumentata costantemente, contribuendo in modo significativo alla crescita economica del paese e influenzando i trend sociali. Complessivamente, alla base di questo megatrend osserviamo tre dinamiche principali che, intrecciandosi, hanno avuto un ruolo fondamentale:
■ La forza lavoro è andata diversificandosi sempre di più.
■ Il pool di talenti è andato diversificandosi sempre di più.
■ L’economia si è spostata dai settori basati sulle risorse a quelli basati sui servizi.
I trend della forza lavoro statunitense
Negli ultimi sette decenni, l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro statunitense è stato massiccio. Dal 33% soltanto del 1948, il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro è cresciuto fino a raggiungere il 60% circa nel 1998, per poi stabilizzarsi (Figura 1). In questo cambiamento hanno avuto un ruolo fondamentale sia i fattori sociali che quelli economici.
Negli anni ’40, mentre gli uomini sposati erano solitamente quelli che mantenevano le famiglie, le donne sposate dovevano rimanere a casa per fornire assistenza non retribuita ai bambini e agli altri membri della famiglia, lasciando il lavoro, se ne avevano uno. Da allora, le aspettative sociali sono cambiate: in molti casi, sia gli uomini che le donne si aspettano di lavorare dopo il matrimonio e possono scegliere di prendersi una pausa temporanea per occuparsi dell’assistenza.
In un’ottica economica, la crescita del 300% dei posti di lavoro nell’economia statunitense dal 1950 a oggi è stata colmata principalmente da donne,1 e ha interessato prevalentemente i settori basati sui servizi. L’ingresso di un maggior numero di donne negli organici aziendali e la possibilità di guadagnare un reddito autonomo ha determinato un avanzamento della condizione economica delle donne e una riduzione del divario di ricchezza tra sessi. Questo ha ulteriormente elevato lo status sociale delle donne e ha incoraggiato donne di ogni età a entrare nella forza lavoro.
Dal 2000, il tasso di partecipazione alla forza lavoro sia maschile che femminile sono complessivamente diminuiti, principalmente a causa dell’invecchiamento della popolazione. Stando ai censimenti statunitensi, tra il 2000 e il 2021, la percentuale di popolazione di età superiore ai 65 anni è aumentata dal 12,4% al 16,8%. I baby boomer hanno iniziato a raggiungere i 60 anni nel 2005 e hanno gradualmente abbandonato la forza lavoro. Sebbene nel corso dei decenni il divario numerico tra i lavoratori statunitensi di sesso maschile e quelli di sesso femminile sia diminuito, dopo gli anni ’90 il ritmo della convergenza ha subito un rallentamento e oggi quel divario si attesta all’11%.
Le donne superano gli uomini nell’istruzione superiore
Oltre a essere più numerose nella forza lavoro statunitense, una quantità sempre maggiore di donne ha conseguito un titolo di studio di livello superiore (Figura 2). La donne statunitensi con una laurea triennale o di livello superiore sono aumentate dal 3,8% della popolazione nel 1940 al 38,3% nel 2020. Il divario a livello di istruzione superiore tra uomini e donne si è ampliato tra gli anni ’40 e gli anni ’80 (7,3%), per poi ridursi. Oggi, le donne rappresentano circa il 50,5% della popolazione statunitense,2 e sono più istruite dei loro colleghi uomini, detenendo un maggior numero di lauree triennali e di laurea magistrale.
Osservando questi trend, è evidente la sempre maggiore diversificazione di genere del pool di talenti per le aziende con sede negli Stati Uniti.
Il passaggio dell’economia verso i settori basati sui servizi favorisce le donne
A partire dagli anni 2000, l’economia statunitense è dipesa in misura sempre minore dai settori basati sulle risorse e in misura sempre maggiore da quelli basati sui servizi (Figura 3). In media, nel 2020 il totale degli occupati negli Stati Uniti era circa tre volte quello del 1950. Tuttavia, i cambiamenti non hanno interessato tutti i settori in modo uniforme.
I settori basati sulle risorse, come quelli dell’estrazione mineraria, dello sfruttamento forestale e dell’industria manifatturiera, si sono notevolmente contratti negli ultimi 50 anni rispetto agli altri. In molti casi, i lavoratori di questi settori sono stati sostituiti dalla tecnologia e dalle macchine che si sono dimostrate più produttive ed efficienti rispetto al lavoro umano. In passato, i ricavi di questi settori tradizionalmente caratterizzati da una massiccia presenza maschile sono dipesi più dall’accesso alle risorse naturali e meno dal talento.
Al contrario, i settori basati sui servizi, come l’istruzione, la sanità e la finanza, sono fioriti. Nel 2020, il totale degli occupati nel settore dei servizi era 4,5 volte quello del 1950.3 Una crescita così consistente richiede un notevole apporto di talenti, sia tra i lavoratori essenziali che tra quelli più qualificati. Rispetto alle aziende dei settori basati sulle risorse, le aziende del settore dei servizi dipendono maggiormente dai talenti con livelli di istruzione più elevati e relativo capitale intellettuale. I lavoratori di talento, sia uomini che donne, si sono uniti alle aziende per soddisfare una domanda in costante aumento. Ecco perché in questi settori la componente femminile negli organici è relativamente più alta e più in linea con la rappresentanza di genere complessiva nella forza lavoro degli Stati Uniti (Figura 4).
Un’eccezione nei settori basati sui servizi è quello dell’informazione, un “super settore” basato sul Sistema di Classificazione delle Industrie del Nord America (North American Industry Classification System, NAICS), che ha registrato una crescita più lenta della componente femminile. Il settore comprende attività commerciali come l’editoria, i software, la registrazione audio e video, la radio-diffusione, le telecomunicazioni, l’elaborazione dei dati, l’hosting dei dati, Internet e altri servizi correlati, che secondo la classificazione GICS corrispondono ai settori dell’informatica e dei servizi di comunicazione.
Il settore dell’informazione gioca un ruolo sempre più importante nella nostra società orientata ai media e tra il 1947 e il 2020 è cresciuto dal 2,8% al 5,6% del Prodotto Interno Lordo (PIL).4 Tra il 1950 e il 2000, il numero degli occupati nel settore dell’informazione è aumentato, per poi calare (Figura 3), probabilmente a causa della contrazione di alcuni sottosettori e dell’esternalizzazione del lavoro in altri mercati a livello mondiale. Di conseguenza, la componente femminile nelle aziende del settore dei servizi di comunicazione e dell’informatica è mediamente superiore a quella delle aziende dei settori basati sulle risorse (Figura 4), ma è relativamente bassa tra i settori basati sui servizi.
Potendo contare su un maggior numero di donne con un livello di istruzione elevato nel proprio organico, le società a media e grande capitalizzazione dei settori basati sui servizi (ad esempio, beni di consumo discrezionali, finanza e sanità nella Figura 4) presentano un organico più equilibrato in termini di genere rispetto ai settori basati sulle risorse, come energia, industria e materiali. Questa osservazione è valida non solo negli Stati Uniti, ma anche in altri mercati sviluppati. Le società presenti nell’indice MSCI World ex USA presentano, in media, un andamento simile di rappresentanza femminile negli organici aziendali.
Organici aziendali più equilibrati in termini di genere a livello internazionale
Le stesse dinamiche che negli Stati Uniti hanno favorito una forza lavoro più equilibrata da un punto di vista di genere hanno operato anche a livello internazionale. Ci sono piccole differenze in termini di tempistiche e tra un paese e l’altro, ma i trend complessivi sono simili. Gli unici dati attualmente disponibili riguardano la composizione della forza lavoro dei paesi del G7 dal 1962 al 2021 (uomini/donne) e il livello di istruzione, ripartito per sesso, dei paesi dell’OCSE dal 1998 al 2021.
Tra i paesi del G7, la presenza delle donne nella forza lavoro è aumentata dal 35,3% del 1962 al 46,4% del 2021 (Figura 5). Per quanto riguarda il pool di talenti dei paesi OCSE, la percentuale della popolazione con un’istruzione superiore è raddoppiata sia per gli uomini che per le donne. A fronte di un tasso di crescita femminile superiore a quello maschile, il divario tra la percentuale di donne e uomini con un’istruzione superiore è aumentato dall’1,5% del 1998 al 12,9% del 2021 (Figura 6).
Conclusioni
Questo articolo esamina le tre dinamiche che hanno portato a una maggiore presenza femminile negli organici aziendali negli ultimi decenni, sia negli Stati Uniti che nei mercati internazionali:
■ La forza lavoro globale è andata diversificandosi con un aumento della presenza femminile.
■ Il pool di talenti si è diversificato sempre di più grazie all’aumento delle donne che hanno conseguito titoli di studio superiori.
■ Le economie globali si sono spostate dai settori basati sulle risorse a quelli basati sui servizi. La continua espansione del mercato del lavoro nei settori dei servizi ha portato i lavoratori, sia uomini che donne, a unirsi alle aziende dando vita a una forza lavoro più diversificata in termini di genere.
Nella maggior parte dei mercati sviluppati sono stati compiuti notevoli progressi nel conseguimento di un organico aziendale equilibrato sul piano del genere. I cambiamenti economici e strutturali della società hanno svolto un ruolo determinante in questi progressi, mentre gli sforzi a livello di singoli individui e aziende, pur apprezzabili, hanno influito in misura minore. Nonostante questi progressi incoraggianti, riteniamo che una maggiore presenza di donne negli organici aziendali rappresenti solo un primo passo verso una cultura aziendale più diversificata, equa e inclusiva.
A nostro avviso, uno dei divari di genere tuttora esistenti nel mondo aziendale è quello che definiamo il “problema della pipeline”, vale a dire il fatto che la presenza femminile a livello di consiglio di amministrazione e tra i dipendenti è molto più elevata rispetto a quella nei ruoli esecutivi e dirigenziali. Si tratta di un problema di fondamentale importanza poiché incide sulle assunzioni, sulla fidelizzazione e sul turnover dei dipendenti, e potenzialmente rischia di influenzare l’equità delle promozioni e delle retributizioni. Nei prossimi articoli di questa serie tratteremo più a fondo la questione della pipeline aziendale.
Un nuovo articolo di Calvert sulla diversità di genere approfondisce le dinamiche economiche e sociali che hanno determinato il miglioramento nella distribuzione di genere negli organici aziendali statunitensi (e nei mercati internazionali) negli ultimi decenni
Per saperne di più, scaricare il report completo.
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Vice President, Portfolio Manager
Calvert Research and Management
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