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Un dollaro più debole può essere d’aiuto all’economia mondiale
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luglio 20, 2020
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Un dollaro più debole può essere d’aiuto all’economia mondiale |
Salve, sono Jim Caron, gestore di portafoglio del team Global Fixed Income. Questa settimana vorrei parlarvi del valore del dollaro, in particolare nei confronti dell’euro. A nostro avviso, il dollaro continuerà a indebolirsi.
Uno dei parametri che utilizziamo per analizzarlo è costituito dall’indice del dollaro (un paniere ponderato per l’interscambio), su cui incide in maniera determinante l’euro. Cosa sta succedendo in questo momento?
Il vertice UE dello scorso fine settimana dovrebbe rendere più vicino l’accordo sulla condivisione del debito o una qualche forma di unione fiscale. Si tratta di un momento storico per l’Eurozona, che ha già un’unione monetaria (stessa valuta, stessi tassi d’interesse e dunque un unico tasso di riferimento) ma non si è ancora dotata di un’unione fiscale.
Inoltre, manca la condivisione del debito, quel principio in base al quale i contribuenti tedeschi pagherebbero in parte gli oneri fiscali italiani, per fare un esempio. Negli Stati Uniti la condivisione del debito esiste. Abbiamo le imposte statali, locali e federali, ed è a queste ultime che l’Europa potrebbe guardare per arrivare a un’unione fiscale. Se alcune regioni degli Stati Uniti attraversano momenti difficili, le tasse federali coprono quella spesa. In Europa le cose vanno diversamente, perché rimane comunque un insieme di paesi a sé stanti.
Ma se per un istante pensiamo all’Eurozona come ad un unico paese, ecco che la contabilità finanziaria – debito pubblico, rapporto debito/PIL e disavanzo delle partite correnti – diventa di colpo migliore di quella degli Stati Uniti. Nel complesso, l’Europa ha un debito pubblico più basso, un rapporto debito/PIL più basso e un saldo di parte corrente più elevato. L’euro è dunque una valuta potenzialmente più forte del dollaro, e ciò significa che il dollaro potrebbe essere destinato a un indebolimento tendenziale nel prossimo futuro. Ed è questa la nostra previsione.
Guardando all’indice del dollaro, l’anno è cominciato intorno a quota 97 e oggi siamo a quota 96, dunque c’è stata una lieve flessione da inizio anno. Tornando indietro al 2011-2012, tuttavia, vediamo che l’indice scambiava a 72 punti. In passato, il dollaro è sceso su livelli molto più bassi di quelli attuali. Secondo alcuni, il biglietto verde si è apprezzato oltremisura negli ultimi anni ed è per questo che ora ha un margine di svalutazione. Tornando al 2011-2012, l’euro era scambiato nel range 130-150, dunque è già successo di vedere un euro molto più forte del dollaro.
Riprendendo l’idea di un’unione fiscale europea, i due paesi più grandi in base al PIL, Germania e Francia, sono a favore della condivisione del debito o dell’unione fiscale.
Purtroppo c’è voluta una pandemia per capirlo, oltre a una miriade di pacchetti finanziari per aiutare i paesi del sud a far fronte all’epidemia. In generale, tuttavia, una volta intrapreso il cammino verso l’unione fiscale è difficile tornare indietro. Si tratta quasi di un percorso irreversibile. Credo che questa dinamica acquisterà slancio e che si procederà verso una maggiore unione fiscale. La volontà di Germania e Francia di alleviare gli oneri dei paesi più deboli dell’Area Euro renderebbe l’esperimento della moneta unica veramente solido.
Il punto è che il dollaro potrebbe indebolirsi in maniera significativa nei prossimi 12, 18 o 24 mesi. Perché è importante?
A livello globale, un dollaro più debole potrebbe imprimere slancio ai mercati emergenti. Perché? Perché il 60% circa del debito dei mercati emergenti è denominato in dollari. Se sei un paese emergente e puoi ripagare il tuo debito in dollari a un costo inferiore, il risparmio è evidente. Pertanto, i benefici per l’economia mondiale sarebbero molteplici. Aiuterebbe anche le esportazioni statunitensi e i settori collegati.
Nell’insieme, potrebbe essere una dinamica molto positiva per l’economia globale e di certo per l’Eurozona, specie nell’attuale fase di riapertura e di probabile superamento degli Stati Uniti in termini di crescita nei prossimi mesi. Ciò potrebbe alimentare ulteriormente la forza dell’euro.
Non credo che siano molti gli investitori sovraesposti in maniera rilevante all’euro. Ultimamente questa posizione ha acquistato popolarità ma non si è ancora avvicinata alla fase di massima spinta al rialzo, in cui gli investitori orientati al momentum ce la mettono tutta per cercare di spingere al rialzo l’euro. Ma credo che siamo diretti esattamente lì.
Il punto, comunque, è che a mio avviso il dollaro si sta indebolendo. Credo si tratti di un trend sostenibile nonché di una dinamica positiva per l’economia globale. Dunque, in questa calda settimana dell’estate americana ci concentriamo sul dollaro, perché è questo a nostro avviso il tema principale.
Detto questo, vorrei augurare a tutti una settimana di salute e serenità. Grazie.
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Managing Director
Global Fixed Income Team
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