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Frastornati e confusi
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Global Fixed Income Bulletin
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novembre 17, 2022
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novembre 17, 2022
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Frastornati e confusi |
La situazione sui mercati obbligazionari è stata un po' più ordinata nel mese di ottobre rispetto alla confusione che ha caratterizzato settembre. Detto ciò, la performance dei mercati è rimasta eterogenea e gli investitori hanno avuto ragione di sentirsi frastornati e confusi in relazione alla volatilità, alla dispersione dei rendimenti, alla scarsa liquidità, alle politiche delle banche centrali e alla necessità di determinare il valore. Negli Stati Uniti, i rendimenti nominali dei Treasury USA e quelli del credito investment grade sono aumentati a causa della persistenza della forte inflazione e dei dati sull’occupazione, con disappunto della Fed e delle altre banche centrali. Tuttavia, per movimentare ancora un po’ le acque, i rendimenti reali a 10 anni dei TIPS statunitensi sono scesi di circa 14 punti base (pb),1 sovraperformando nettamente le obbligazioni nominali, nonostante la costante retorica restrittiva delle banche centrali. Ciò significa che i rendimenti reali sono abbastanza elevati da rallentare sufficientemente la crescita economica per abbattere l’inflazione riportandola a livelli accettabili?
D'altro canto, i mercati obbligazionari delle economie avanzate al di fuori degli Stati Uniti hanno generalmente registrato buoni risultati, favoriti dalle continue ricadute provocate dal vortice degli investimenti orientati alle passività (LDI) del Regno Unito a settembre e dalla svolta di diverse banche centrali (Australia e Canada) che hanno rivisto al ribasso le loro traiettorie di inasprimento. Si prevede che anche altre banche centrali, come quelle di Svezia e Norvegia, passino a un ritmo di inasprimento più lento. Oltre a queste notizie, i dati e gli annunci di politica monetaria non hanno giustificato tale movimento, ma a settembre i rendimenti a 10 anni delle obbligazioni governative tedesche sono saliti di oltre 50 pb e una correzione era comprensibile.2 I rendimenti locali del mercato emergente non hanno chiuso un mese straordinario, poiché la maggior parte dei Paesi ha registrato ancora una volta un aumento dei rendimenti a causa del mancato abbattimento delle pressioni inflazionistiche.
Nonostante le oscillazioni dei rendimenti dei titoli di Stato, i mercati creditizi hanno registrato una buona performance. A causa del costante timore di dati economici più deboli (che sono ciò che le banche centrali vorrebbero) e dei più elevati rendimenti statunitensi ed europei, i mercati creditizi hanno registrato una buona performance, in particolar modo l'high yield. Infatti, dopo l'allargamento a 68 punti base a settembre durante il tracollo britannico degli LDI, nel mese di ottobre gli spread High Yield statunitensi si sono ridotti di 88 punti base!3 Una performance davvero impressionante dati i movimenti laterali dei mercati azionari. Questa notevole performance è stata supportata anche dal record di una bassa emissione, le buone notizie che continuano sui tassi di default, i buoni risultati del terzo trimestre finora raggiunti per le aziende dello S&P 500 (nonostante i problemi dei titoli tecnologici) e il finanziamento vincolato a scadenza predeterminata. Anche gli spread investment grade hanno tenuto: notevole.
La performance costantemente negativa (al di fuori dei tassi statunitensi) è stata quella dei mercati creditizi dei settori ipotecario/cartolarizzato. Gli spread di agenzia statunitensi hanno continuato ad ampliarsi poiché il sostegno degli investitori rimane limitato, mentre la riduzione degli acquisti da parte della Fed e di altre istituzioni ufficiali e banche pesano sul mercato nonostante la scarsa disponibilità di nuova offerta.
Un altro sviluppo interessante di ottobre è stata la performance contrastante del dollaro USA. Non era una scommessa a senso unico. Per la prima volta da un po' di tempo, il dollaro USA ha perso valore rispetto a quasi la metà delle valute che seguiamo. In particolare, le valute dei mercati emergenti hanno messo a segno le performance migliori, specialmente il real brasiliano, il fiorino ungherese e lo zloty polacco.
(+ = apprezzameto)
L'orientamento e l'intervento cospicuo della banca centrale giapponese ha stabilizzato lo yen al di sotto dell’importante soglia psicologica di 150. Ciò è avvenuto nonostante la maggiore discrepanza mai registrata nella storia tra le politiche monetarie dei due Paesi. Lo Yen giapponese ha superato il punto di minimo? Un'avvisaglia di ciò che ci si deve aspettare nel futuro? Forse. Visti i recenti dati statunitensi e l'impegno della Fed a proseguire la traiettoria rialzista dei tassi finché l'inflazione non sarà scesa considerevolmente, è probabilmente prematuro ritenere che la tendenza del dollaro USA abbia registrato un'inversione. Tuttavia, prima che il sole possa tornare a splendere, è necessario che smetta di piovere!
Prospettive per il mercato obbligazionario
Riteniamo che le discussioni sul cambiamento di rotta delle banche centrali verso un orientamento accomodante siano premature. Sebbene le banche centrali di Australia e Canada abbiano ridotto gli aumenti rispettivamente a 25 e 50 pb nel mese di ottobre, gli istituti di entrambi i Paesi non hanno dato segnali di avere terminato il ciclo dei rialzi. In effetti, come affermato nel comunicato della Fed in seguito alla sua seconda riunione di novembre, si prevede che la Fed ridimensionerà gli aumenti dei tassi nelle riunioni future. Tale notizia è più che logica e sostenuta dal buon senso.
A causa dei ritardi degli effetti della politica monetaria sull'economica, la Fed dovrà a un certo punto ridimensionare i propri aumenti dei tassi e, potenzialmente, la frequenza con cui valuta l'impatto degli aumenti dei tassi precedenti sull'economia. Tuttavia, è ancora molto lontana la possibilità di prendere in considerazione l'interruzione degli aumenti dei tassi o il taglio dei tassi. Il presidente Powell sembra aver confermato pur utilizzando termini diversi. Non stanno nemmeno discutendo della possibilità di prendere in considerazione l'interruzione degli aumenti dei tassi. Al contrario, le banche centrali, inclusa la Fed, continuano a enfatizzare la necessità di ulteriori aumenti dei tassi. Ciò che gli investitori devono cercare di capire è quali sono le soglie di aumento sufficienti. E per quanto tempo sarà necessario sostenere tale situazione. Il ritmo, aspetto che attualmente ossessiona il mercato, è di secondaria importanza.
Quando si parla di cambiamenti nelle politiche monetarie, sono tre le domande che gli investitori devono porsi su un ciclo di inasprimento monetario. La prima è: con che rapidità, ovvero qual è il ritmo? La seconda è: qual è il limite massimo, ovvero qual è il tasso terminale più elevato? La terza è: per quanto tempo, ovvero per quanto tempo i tassi dovranno restare in territorio restrittivo? Da ottobre e inizio novembre i provvedimenti e le comunicazioni della banca centrale stanno iniziando a rispondere alla prima domanda. Ma non alle altre. Queste altre domande rimangono per ora senza risposta e la risposta dipenderà dai dati, ad esempio da quanto è forte l'economia, dai fattori determinanti dell'inflazione, da quanto è restrittiva la politica monetaria, ecc.
Sembra che le speranze di risoluzione di questi problemi nutrite dal mercato debbano rimanere irrealizzate. La normale volatilità dei dati può facilmente infondere ai mercati la falsa speranza che la fine sia vicina (in riferimento agli aumenti dei tassi). Durante questi rally dei tassi o degli spread creditizi si dovrebbe vendere. Le banche centrali non segnaleranno la fine finché non vi saranno prove concrete (non necessariamente inequivocabili, poiché di rado vi sono prove inequivocabili) che l'inflazione tende al ribasso in modo sostenibile. Naturalmente, il ritmo degli aumenti dei tassi rallenterà prima di allora, ma diffidate delle false apparenze. Ne abbiamo avute molte finora nel ciclo post-Covid. Quest'anno i rendimenti reali statunitensi, così come misurati dai rendimenti TIPS, sono saliti di oltre 225 pb, nuovamente un dato senza precedenti in meno di un anno. Se a ciò si aggiunge il fatto che questo sta accadendo a livello globale, ci si rende conto che si tratta di uno dei maggiori, se non il maggiore, ciclo di inasprimento delle politiche monetarie globali mai registrati finora in un singolo anno. Riteniamo che si stia progressivamente chiarendo quanto in alto debbano arrivare i rendimenti.
Tuttavia, le previsioni non sono del tutto pessimistiche. Le banche centrali hanno compiuto un enorme progresso nel portare i tassi ufficiali in territorio restrittivo, aumentandoli a un ritmo mai registrato negli ultimi 40 anni e contribuendo a far aumentare notevolmente i tassi reali, l'indicatore più importante dell'inasprimento monetario. Le condizioni finanziarie globali sono attualmente più restrittive di quanto non siano state da oltre 20 anni, escludendo il periodo di crisi finanziaria globale del 2008. Il mercato obbligazionario statunitense sta ora scontando un tasso massimo dei Federal Funds di circa il 5,1% entro la metà del prossimo anno. Nemmeno i più pessimisti tra i membri del FOMC hanno parlato di tassi molto più elevati di questo livello. Il reddito è tornato al mercato obbligazionario, rendendo le obbligazioni un investimento molto più interessante di quanto non lo sia stato da oltre 15 anni. A meno che l'inflazione non continui ad aumentare, si potrebbe iniziare a parlare di tassi che hanno raggiunto il picco, con possibili rally significativi, sebbene ancora in un futuro lontano, vista l'ostinata inflazione e la saturazione dei mercati del lavoro.
Sebbene l'inflazione stia aumentando più in Europa che negli Stati Uniti, potrebbe dimostrarsi meno persistente, a causa delle diverse cause scatenanti e di una crescita salariale molto più contenuta. È probabile che nei prossimi sei mesi la BCE continui ad aumentare i tassi ancora di 100-150 pb, penalizzando così le obbligazioni. Nel Regno Unito la situazione è diversa. L'economia è più debole. A differenza di quanto avviene nell'Eurozona, si prevede un inasprimento significativo delle politiche fiscali. Così significativo da indurre la Bank of England a segnalare che probabilmente il numero degli aumenti dei tassi previsto dal mercato era eccessivo anziché inferiore a quello effettivo. Le obbligazioni del Regno Unito presentano un valore migliore rispetto alla maggior parte degli altri mercati.
È probabile che nei prossimi mesi i mercati creditizi si assestino all'interno di un intervallo, mentre i mercati digeriscono i dati in arrivo e rivalutano costantemente le probabilità di recessione. Gli spread sono ben lontani dalla "norma" o dalla media, ma non sufficientemente alti da eliminare la possibilità di una recessione. In effetti, per via del recente apprezzamento registrato dall'ambito high yield, tale mercato appare caro se considerati i rischi nel prossimo futuro. Ma con la probabilità che si corrano ancora rischi di recessione, non vi è motivo di pensare che i mercati creditizi non possano fare di meglio visti i loro rendimenti assoluti elevati (favoriti in gran parte dal ribasso dei titoli di Stato).
Visto la persistente incertezza del panorama economico, prima di diventare ottimisti dovremmo vedere un aumento del premio al rischio (ad esempio un ampliamento degli spread). Il mercato dei titoli ipotecari di agenzia statunitense e altri settori cartolarizzati (CMBS, ABS) appaiono interessanti in base alla maggior parte dei parametri. Di fatto, sembrano sufficientemente interessanti da rendere difficile un rally per il credito investment grade accompagnato da un miglioramento degli MBS di agenzia. Il dollaro potrebbe avere raggiunto il picco. Le obbligazioni dei mercati emergenti sono sempre più interessanti, ma siamo in attesa di catalizzatori prima di intravedere un mercato rialzista. Restiamo pazienti.
ANALISI MENSILE | PROSPETTIVE | |
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Tassi d’interesse e di cambio dei mercati sviluppati | Dopo i forti aumenti dei tassi ad agosto e settembre, la performance dei tassi dei mercati sviluppati globali nel mese di ottobre è stata disomogenea. In molti Paesi i tassi sono diminuiti poiché alcune banche centrali, come la Reserve Bank of Australia (RBA) e la Bank of Canada (BoC), hanno assunto un approccio meno restrittivo. Inoltre, l'aumento dei rendimenti a seguito del vortice del Regno Unito ha subito un'inversione a causa della parziale risoluzione dei problemi, con un calo dei rendimenti in ottobre. D'altro canto, negli Stati Uniti i rendimenti hanno continuato ad aumentare per via dei dati sull'inflazione che sono rimasti elevati.4 | Vista la costante rivalutazione dei tassi al rialzo, i tassi attualmente scontati dai mercati sono sostanzialmente corretti. Tuttavia, a causa delle aspettative e dell'inflazione costantemente elevata, il rischio è che i tassi raggiungano livelli ancora più elevati. Le banche centrali hanno una capacità limitata di contenere efficacemente l’inflazione utilizzando gli strumenti e le strategie attuali, in particolare in Europa. Inoltre, è probabile che in tutti i mercati la volatilità si mantenga alta a causa del perdurante clima di incertezza. Per quanto riguarda le valute estere, il dollaro statunitense ha beneficiato della svolta restrittiva della Fed e dei crescenti timori relativi alla crescita globale, un contesto a nostro avviso destinato a durare anche in futuro, sebbene non così significativamente come in precedenza. |
Tassi d’interesse/tassi di cambio dei mercati emergenti | Nel corso del mese, il debito denominato in valuta forte ha esibito una performance positiva, mentre il debito sovrano in valuta locale e il debito societario in dollari statunitensi hanno accusato un ribasso.5 Nel mese di ottobre la performance del debito dei mercati emergenti (EMD) è stata disomogenea. Tra i punti chiave emersi ricordiamo il giudizio ribassista relativo alla crescita globale; la constatazione che il dollaro americano è forte ma non sopravvalutato; la convinzione che le banche centrali di tutto il mondo manterranno probabilmente un orientamento restrittivo; i diffusi timori per gli sviluppi in atto in Cina; e il desiderio espresso dal FMI di assistere a qualche "vittoria", che dovrebbe tradursi in un ammorbidimento delle politiche. | Sebbene prevediamo che i fondamentali e le politiche monetarie favoriscano sia le performance per complessive dell'asset class sia la variazione nelle performance tra i Paesi sul medio e lungo termine, il contesto macroeconomico continuerà probabilmente a influire sul clima di mercato nel breve termine e i deflussi rimangono significativi. Le valutazioni nell'ambito del debito emergente sono interessanti e sembrano scontare questi rischi in misura maggiore rispetto ad altre asset class. Ci attendiamo che i mercati porranno l’accento sulla differenziazione tra i vari paesi e titoli di credito. |
Credito societario | Ottobre ha visto un consolidamento dei mercati creditizi a seguito di una debolezza registrata alla fine del terzo trimestre dell’anno, con il lieve restringimento degli spread delle obbligazioni societarie investment grade europee e statunitensi. In linea generale, i titoli finanziari subordinati hanno sovraperformato quelli non finanziari, il segmento BBB ha sottoperformato le fasce di rating più alte e i differenziali delle obbligazioni a breve scadenza hanno registrato una compressione inferiore a quella delle lunghe scadenze. I fattori che sostengono i mercati continueranno a dipendere dagli sviluppi macroeconomici.6 A ottobre il mercato high yield ha manifestato i primi segnali di rafforzamento, ma ha chiuso la prima metà del mese sostanzialmente invariato sul piano dei rendimenti. Nelle ultime due settimane il mercato ha registrato una forte ripresa, a fronte di un quadro tecnico forte e una serie di guadagni che, in media, hanno superato le aspettative in precedenza ridotte. Le condizioni tecniche positive sono dipese dagli afflussi prossimi ai massimi storici incamerati dagli ETF high yield e dall’assenza di emissioni primarie. Nel mese, i settori che hanno messo a segno le performance migliori sono stati quelli dell’intermediazione finanziaria, dei gestori patrimoniali/borse valori, delle società finanziarie e REIT.7 I titoli convertibili globali hanno registrato un’inversione di tendenza rispetto ai livelli di ipervenduto di ottobre a causa dell'aumento della volatilità e di un panorama degli utili disomogeneo che ha contribuito a ridurre le performance del mercato azionario nei settori energetico, industriale e sanitario. Tuttavia, i tre settori con la maggiore ponderazione nell'asset class dei titoli convertibili, ovvero comunicazioni, tecnologia e beni di consumo discrezionali, hanno contribuito in maniera minore alla performance.8 |
Le valutazioni di mercato continuano a scontare prospettive di declassamento e di insolvenza estremamente negative per le obbligazioni societarie. I fondamentali societari sono solidi e negli ultimi trimestri le imprese hanno accumulato riserve liquide grazie alle misure di riduzione dei costi introdotte durante la pandemia. Ci attendiamo una contrazione dei margini e pressioni sui ricavi, ma visto il livello di partenza riteniamo le società riusciranno a superare la crisi senza eccessivi declassamenti o insolvenze (lo scenario di base si riferisce a insolvenze limitate e recessione moderata). Al momento, mentre inizia l'ultimo trimestre dell'anno, manteniamo una certa prudenza nei confronti del mercato high yield statunitense. La volatilità tra i mercati del rischio rimane elevata e, in generale, la fiducia degli investitori nella capacità della Federal Reserve di progettare un atterraggio morbido rimane bassa. Si prevede che le condizioni finanziarie e di liquidità continueranno a irrigidirsi in futuro, l'attività economica reale sta rallentando e lo stato di salute dei fondamentali societari dovrebbe iniziare a peggiorare. |
Prodotti cartolarizzati | Ottobre è stato un altro mese difficile per i mercati delle cartolarizzazioni. I tassi d’interesse sono nuovamente aumentati e sia gli spread degli MBS di agenzia che quelli dei crediti cartolarizzati si sono ulteriormente ampliati per effetto delle pressioni esercitate sull’offerta dalle cessioni di asset in sofferenza. Nonostante le difficoltà, nel mese di ottobre i mercati cartolarizzati hanno registrato una sottoperformance solo marginale rispetto alla maggior parte degli altri settori. Gli spread nominali degli MBS statunitensi di agenzia a cedola corrente si sono ampliati e il rendimento dell'indice Bloomberg MBS è stato negativo. Nel mese di ottobre gli spread dei RMBS statunitensi non di agenzia si sono allargati ulteriormente, poiché le vendite dettate dal panico e i crescenti problemi di liquidità hanno influito negativamente sulle performance di mercato. Nel mese di ottobre gli spread degli ABS statunitensi hanno registrato un lieve ampliamento ma sono stati aiutati anche dalla mancanza di nuove emissioni e vendite secondarie inferiori. Nel mese di ottobre anche gli spread dei CMBS statunitensi si sono allargati, in quanto i fondamentali del credito rimangono critici in molti mercati degli immobili commerciali. I mercati europei delle cartolarizzazioni rimangono sotto pressione e gli spread dei titoli cartolarizzati europei hanno registrato un significativo ampliamento durante il mese di Ottobre.9 | Continuiamo a considerare positive le prospettive creditizie fondamentali nel complesso, sebbene stiamo iniziando a diventare leggermente più cauti. Gli spread creditizi di numerosi settori cartolarizzati rimangono a livelli che si erano visti l’ultima volta all’inizio della pandemia, ma le condizioni del credito appaiono oggi decisamente migliori. |