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Global Fixed Income Bulletin
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luglio 14, 2023

A che punto siamo?

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luglio 14, 2023

 
 

A giugno la volatilità si è ulteriormente ridotta, sostenendo la domanda di attivi rischiosi da parte degli investitori. Il VIX, un indice che misura la volatilità del mercato azionario, ha chiuso il mese a quota 13 e la maggior parte dei principali indici azionari ha concluso il periodo in territorio positivo. Nel mese, i rendimenti dei mercati sviluppati sono aumentati, quelli dei mercati emergenti sono diminuiti e gli spread creditizi si sono ridotti. I dati economici hanno continuato a mostrare una buona tenuta, i numeri sull'inflazione hanno evidenziato i primi segnali di inversione di tendenza e sul mercato si è diffuso un clima di propensione al rischio. 

 
 

Nel mese, nei mercati sviluppati (MS) i rendimenti hanno registrato un aumento generalizzato, con le banche centrali che hanno continuato a rincorrere le omologhe dei mercati emergenti. La Banca Centrale Europea (BCE), la Reserve Bank of Australia (RBA), la Bank of Canada (BoC), la Bank of England (BoE) e la Norges Bank hanno tutte aumentato i tassi in occasione delle rispettive riunioni. La Federal Reserve statunitense (Fed) ha deciso di fare una pausa nel ciclo di rialzi, lasciando intendere al mercato che la fine del ciclo potrebbe essere vicino.  La sospensione è stata di breve durata, poiché la retorica restrittiva e il dot plot pubblicato verso la fine del mese hanno segnalato che sono all’orizzonte ulteriori rialzi.  

Per quanto riguarda i mercati emergenti, giugno è stato un mese relativamente positivo per i rendimenti dei titoli sia in valuta locale che in valuta estera. Nel mese, i differenziali delle obbligazioni societarie e in valuta estera dei ME si sono generalmente contratti e il debito in valuta locale ha registrato una solida performance in quanto il dollaro USA ha perso l'1,4% rispetto a un paniere di valute. L'Ungheria ha iniziato a ridurre i tassi e sia il Cile che il Brasile hanno lasciato intendere di essere pronti ad abbassare il costo del denaro in un futuro non troppo lontano visto che l'inflazione inizia a calare.  

Nel mese i differenziali delle obbligazioni societarie si sono ristretti, con una sovraperformance sia degli Stati Uniti rispetto all’Europa che del segmento high yield (HY) rispetto all’investment grade (IG). La stretta è da attribuire in gran parte alla tenuta dell’economia statunitense e a un mercato del lavoro più solido rispetto alle attese. Nel segmento dei titoli cartolarizzati, i differenziali delle cedole correnti dei titoli garantiti da ipoteca (MBS) si sono ridotti di 14 punti base (pb) nel corso del mese, portando la performance da inizio anno a superare quella delle obbligazioni societarie IG e dei Treasury statunitensi. Gli spread dei titoli cartolarizzati sono rimasti sostanzialmente invariati.  

 
 
 
FIGURA 1 – Performance degli attivi da inizio anno
 

Nota: performance in dollari USA. Fonte: Bloomberg. Dati al 30 giugno 2023. Gli indici riportati hanno scopo puramente illustrativo e non intendono rappresentare la performance di un investimento specifico. I rendimenti passati non sono indicativi dei risultati futuri. Per le definizioni degli indici si rimanda alle pagg. 11-14.

 
 
 
FIGURA 2 - Variazioni valutarie mensili rispetto al dollaro USA
 

Nota: per variazione positiva si intende l’apprezzamento della valuta nei confronti del dollaro USA. Fonte: Bloomberg. Dati al 30 giugno 2023.

 
 
 
FIGURA 3 - Principali variazioni mensili dei rendimenti e degli spread dei titoli decennali
 

Fonte: Bloomberg, JPMorgan. Dati al 30 giugno 2023

 
 

Prospettive per il mercato obbligazionario

Nonostante l'orientamento e le dichiarazioni delle banche centrali siano rimasti focalizzati sull'eccessivo livello dell'inflazione, i dati sul carovita sono sensibilmente migliorati. Lo slancio disinflazionistico è un grosso cambiamento rispetto al forte shock dello scorso anno in cui un'inflazione elevata e crescente ha penalizzato sia i mercati azionari che quelli obbligazionari. All'epoca vennero battuti tutti i record relativi alla portata e alla correlazione delle variazioni negative dei prezzi degli attivi: uno shock inflazionistico generazionale che ha provocato contraccolpi epocali sulle quotazioni degli asset. Quest'anno è accaduto esattamente il contrario. Il forte rallentamento dell'inflazione ha favorito un consistente apprezzamento degli attivi: i titoli azionari hanno registrato aumenti a doppia cifra e le obbligazioni high yield hanno reso più del 5% nella prima metà dell'anno, nonostante le banche centrali abbiano continuato a innalzare il costo del denaro.

Questo contesto da "Riccioli d'oro" – dove tutti gli attivi (ad eccezione di quelli legati ad alcuni settori in difficoltà come gli uffici commerciali) hanno conseguito una buona performance – è dovuto soprattutto alla continua crescita economica. Per oltre sei mesi i mercati hanno temuto la recessione che, secondo le aspettative, dovrebbe arrivare nella seconda metà del 2023. Finora non si è verificata e le previsioni continuano a posticiparla. La tenuta della crescita economica durante un ciclo di inasprimento monetario che non ha precedenti nella storia è stata una delle grandi sorprese del 2023.  Possiamo aspettarci che gli attivi rischiosi (azioni, titoli high yield, mercati emergenti) continueranno a evitare grossi ribassi se le economie, soprattutto Stati Uniti ed Europa, riusciranno a scongiurare una grave recessione, definita come un aumento significativo della disoccupazione. Finora tutto bene. La resa dei conti arriverà negli ultimi mesi del 2023, quando gli effetti cumulativi dell’inasprimento delle banche centrali continueranno a mordere e il sostegno residuo della politica fiscale attuata durante la pandemia si affievolirà, o svanirà. I rischi di recessione permangono, ma la loro presunta gravità resta, a nostro avviso, sopravvalutata.

Molte delle difficoltà che si incontrano operando nei mercati finanziari sono legate alle peculiarità di questo ciclo economico. Finita la pandemia, le economie cercano di trovare un nuovo equilibrio. La produzione manifatturiera è molto bassa e, in base ai dati statunitensi emersi dall'indagine dell'ISM, è in recessione. Tuttavia, la spesa del settore dei servizi continua a essere sostenuta e l'indagine ISM sui servizi segnala un indice tuttora in territorio positivo. Questa combinazione è insolita. La domanda è: quanto potrà durare? Negli Stati Uniti, dati recenti sui consumi cominciano a mostrare le prime debolezze: la spesa per ristoranti è in calo, i tassi di morosità sulle carte di credito e i prestiti sono in aumento (anche se ancora bassi) e sia i finanziamenti bancari che gli acquisti di beni di consumo durevoli rallentano. La buona notizia è che questi andamenti sono di buon auspicio per l'inflazione perché se la spesa al consumo non rallenta anche i prezzi non invertiranno la rotta. La politica monetaria sta funzionando, ma basterà?

In prospettiva, il maggiore rischio per le obbligazioni è che l'inflazione non cali abbastanza rapidamente per le banche centrali e che richieda tassi di riferimento più elevati e un ulteriore rallentamento economico che potrebbe culminare in una recessione. Dopo aver resistito alle previsioni delle banche centrali di tassi sempre crescenti, i mercati hanno dovuto accettare la realtà, ossia che i governatori centrali sanno quel che dicono e che non sembrano voler voltare pagina. A giugno, la Fed si è presa una pausa, ma ha sottolineato che si è trattato di una battuta d'arresto episodica e non di un segnale che preannuncia la fine del ciclo restrittivo. Nel Regno Unito, l'alto livello di inflazione ha spinto il tasso terminale atteso oltre la soglia del 6%! Il più alto dall'inizio del secolo. Ovviamente, è da molto più tempo che non si registrano livelli così elevati d'inflazione.

Una grande sfida per le autorità e gli investitori è sapere quale sia il livello di inflazione sufficiente. Per rispondere a questa domanda bisogna disporre di due dati. Primo, l'obiettivo. E lo conosciamo. Nella maggior parte dei paesi, le banche centrali perseguono un obiettivo di inflazione del 2% legato in qualche misura all'inflazione strutturale. E sembrano intenzionate a ripristinare quel livello target. Secondo (più difficile), in quale arco temporale e a quale costo vogliono conseguire l'obiettivo del 2%. Probabilmente, ogni banca centrale ha preferenze diverse, a seconda delle condizioni nazionali specifiche. Quanto più una banca centrale è disposta ad allungare la finestra temporale per tornare a centrare l'obiettivo tanto minori sono la probabilità di una recessione e di overshot della politica monetaria. Siamo convinti che la maggior parte delle banche centrali, comprese la Fed e la BCE, NON abbia fretta di far piombare le proprie economie in recessione per riportare l'inflazione al livello obiettivo entro il 2024.  Entrambe le istituzioni hanno previsto per fine 2024 un'inflazione obiettivo SUPERIORE al target, il che indica che attueranno la loro politica con pazienza. I rischi a medio termine di un rallentamento dell'economia permangono, sebbene l'impatto dovuto all'irrigidimento delle condizioni di finanziamento, alla politica monetaria restrittiva e al rallentamento del mercato del lavoro debba ancora essere pienamente avvertito dai consumatori e dalle imprese. Prevediamo una recessione moderata nel 2024 senza drastico aumento delle insolvenze o del premio al rischio - forse un atterraggio semi-morbido?

I rendimenti dei titoli di Stato diventano più interessanti. Ai primi di luglio, il rendimento dei Treasury a 2 anni è tornato a superare il 5%, il livello massimo dal 2006.  Anche i tassi d'interesse reali, misurati dai TIPS statunitensi, sono ai massimi degli ultimi dieci anni o forse più. In effetti, uno degli indicatori del successo della politica monetaria è rappresentato dall'entità dell'incremento dei rendimenti reali: ad oggi il rialzo è stato di quasi il 3% rispetto ai minimi di marzo 2022. La politica della Fed sta funzionando. Ai primi di luglio, i rendimenti nominali dei titoli decennali statunitensi hanno ancora una volta infranto la soglia del 4%. Non raggiungono il picco del 2022, ma hanno subito rialzi consistenti. Andamenti simili sono stati osservati in altri Mercati Sviluppati. Al momento, la nostra strategia è continuare a sottopesare leggermente il rischio di tasso d'interesse in quanto sono pochi gli elementi a riprova che l'allentamento dei mercati del lavoro sia sufficiente a rallentare le economie nella misura necessaria. Ciò detto, stiamo analizzando accuratamente i dati per confermare che i tassi d'interesse siano sufficientemente elevati. D'altro canto, negli ultimi mesi i mercati emergenti hanno conseguito risultati eccellenti e riteniamo che continueranno a sovraperformare i mercati sviluppati. Tuttavia, se per interrompere il ciclo inflazionistico dei paesi sviluppati servono rendimenti reali più alti, quelli dei mercati emergenti non scenderanno per ora.

Continuiamo a perseguire la nostra strategia di assunzione del rischio laddove le opportunità lascino presagire un rendimento adeguato per compensare la volatilità inattesa o eventi negativi inaspettati, siano essi di natura geopolitica, economica o risultanti da misure di politica monetaria. Le obbligazioni societarie e i titoli high yield hanno conseguito ottimi risultati nel secondo trimestre. Non crediamo che gli spread subiranno ulteriori contrazioni nel terzo trimestre. Tuttavia, non riteniamo che le obbligazioni IG rischino di subire una significativa ondata di vendite. A fronte di condizioni economiche avverse, ma con un momentum ancora positivo, riteniamo che il carry piuttosto che l'apprezzamento del capitale sarà il probabile motore dei rendimenti dei titoli societari IG nella seconda metà del 2023.  La solida performance delle obbligazioni high yield da inizio anno suggerisce che, visto che le difficoltà economiche potrebbero accentuarsi nel secondo semestre dell'anno, la loro redditività potrebbe calare. Adottiamo un approccio più idiosincratico all'high yield, tenendoci alla larga dai titoli di credito più generici che hanno spread più bassi.

Anche le prospettive del credito cartolarizzato sono leggermente peggiorate in quanto i bilanci delle famiglie statunitensi stanno subendo maggiori pressioni e i risparmi in eccesso si stanno esaurendo. Siamo ancora convinti che questo segmento offra le opportunità più interessanti. Cerchiamo di approfittare dei maggiori rendimenti offerti da emittenti di qualità superiore per conseguire i nostri obiettivi di redditività anziché avventurarci nello spettro rischio/rating. Nell’ambito del credito cartolarizzato, privilegiamo i mutui residenziali non di agenzia, malgrado la difficile accessibilità alle abitazioni. Sorprendentemente, sembra che negli Stati Uniti il settore dell'edilizia residenziale potrebbe aver raggiunto il punto di svolta.

I recenti aumenti dei rendimenti e l'iniziale rallentamento economico dell'Eurozona hanno giocato a sfavore del dollaro statunitense. Continuiamo a sottopesare il biglietto verde nel lungo termine rispetto a un paniere composto prevalentemente da valute dei mercati emergenti. Tuttavia, data la solida performance dei mercati emergenti da inizio anno, non abbiamo alcuna fretta di aumentare l'esposizione. Continuiamo inoltre a preferire i titoli di Stato dei mercati emergenti in valuta locale rispetto alle obbligazioni in valuta forte e alle obbligazioni sovrane dei mercati sviluppati.

Tassi d’Interesse/Tassi di Cambio dei Mercati Sviluppati

Analisi mensile
A giugno i tassi dei mercati sviluppati sono saliti su tutto lo spettro, mentre le curve hanno registrato un netto appiattimento a fronte della retorica restrittiva delle banche centrali, che hanno continuato a ribadire che il ciclo di inasprimento non si è ancora concluso.  I rendimenti dei Treasury statunitensi, dei Bund tedeschi e dei Gilt britannici a 10 anni hanno registrato un rialzo rispettivamente di 19 pb, 11 pb e 20 pb, mentre le emissioni decennali australiane hanno sottoperformato (+42 pb). La curva dei rendimenti statunitensi a 2-10 anni ha subito un'inversione di circa 30 pb, arrivando di nuovo a superare –100 pb. Le autorità monetarie internazionali hanno contrastato le aspettative di un allentamento monetario a breve termine, sottolineando che i tassi di interesse dovranno salire ulteriormente. Alla riunione di giugno la Fed ha optato per una pausa, decidendo di mantenere invariati i tassi di riferimento, ma indicando al tempo stesso nel dot plot e nelle dichiarazioni successive che potrebbe essere necessario effettuare uno o più rialzi entro la fine del 2023. Come previsto, la BCE ha innalzato i tassi di 25 pb, rilasciando dichiarazioni in chiave restrittiva. Altre banche centrali hanno preso decisioni di politica monetaria più aggressive. La BoC ha sorpreso i mercati con una stretta di 25 punti base, ponendo fine alla pausa iniziata a gennaio 2023. Anche la RBA si è mossa a sorpresa alzando i tassi per la seconda volta consecutiva dopo la pausa di marzo. Lo stesso hanno fatto in Europa la BoE e la Norges Bank, operando un rialzo di 50 pb rispetto ai 25 pb previsti.1

Prospettive
Nel complesso, a giugno le dinamiche sono state sostanzialmente simili: le economie sono state sorprendentemente resilienti, l'inflazione è rimasta elevata e i mercati del lavoro sono rimasti resilienti (sebbene probabilmente il picco sia stato superato). Di conseguenza, le banche centrali hanno reagito tempestivamente o hanno sottolineato un orientamento restrittivo per impedire di andare oltre la curva. Il rischio di una recessione con atterraggio duro non è del tutto scongiurato. Le banche centrali hanno ormai alzato considerevolmente i tassi ed è possibile che gli effetti ritardati di questi interventi non si siano ancora interamente manifestati. Inoltre, se da un lato la crisi del settore bancario statunitense è sostanzialmente rientrata, le condizioni di credito sono ancora rigide e potrebbero inasprirsi ulteriormente, esercitando una maggiore pressione su chi richiede finanziamenti. Data l’incertezza, è difficile esprimere concretamente un’opinione sui tassi d’interesse. Ribadiamo che è consigliabile armarsi di pazienza, aspettando che la situazione sia più chiara e sfruttando eventuali ulteriori anomalie relative. Sul fronte valutario, nel mese di giugno il dollaro statunitense si è leggermente deprezzato. Abbiamo creduto e continuiamo a credere che il biglietto verde si indebolirà, anche se abbiamo effettuato aggiustamenti in chiave tattica laddove ci sembrava conveniente.

Tassi d’Interesse/Tassi di Cambio dei Mercati Emergenti

Analisi mensile
A giugno i rendimenti obbligazionari dei mercati emergenti sono stati positivi. L'Ungheria ha tagliato i tassi e il Cile ha segnalato che inizierà il ciclo restrittivo il prossimo mese. La ripresa dell'economia cinese, rivelatasi limitata e breve, ha deluso le attese. In Russia, la marcia su Mosca del gruppo Wagner è stato l'avvenimento più importante dall'inizio della guerra. L'evento, potenzialmente destabilizzante, ha avuto un effetto positivo in Ucraina. Su base mensile gli spread dei titoli sovrani e societari si sono ridotti, mentre sono proseguiti i deflussi da questa classe di attivo.2

Prospettive
Confermiamo l'orientamento di cauto ottimismo su questa categoria di investimento. Negli Stati Uniti l'orientamento della Fed si è fatto leggermente più restrittivo dopo la riunione di giugno, ma molte banche centrali dei mercati emergenti hanno iniziato a ridurre i tassi, o sono ancora in grado di farlo. Nel secondo trimestre i differenziali dei tassi d'interesse si sono leggermente ristretti ma la performance si è confermata positiva. Nel corso del trimestre è proseguita con successo la ristrutturazione del debito in Suriname, Zambia e Sri Lanka. La divergenza tra paesi e titoli di credito permane ampia, per cui l'analisi di tipo bottom-up riveste importanza cruciale.

Credito societario

Analisi mensile
Nel mese, gli spread del segmento Investment Grade (IG) statunitense hanno ancora una volta sovraperformato quelli dell’IG europeo nel contesto del rialzo del mercato del credito dovuto a svariati fattori. Innanzitutto, i dati economici hanno riserbato numerose sorprese (in particolare negli Stati Uniti) superando di gran lunga le aspettative, con un mercato del lavoro sempre in ottima forma e un'inflazione finalmente calante. Anche le notizie sul fronte aziendale sono state nel complesso favorevoli agli obbligazionisti. Per finire, il sentiment di mercato ha segnato un miglioramento generalizzato in quanto non vi è stata una rilevante escalation delle tensioni geopolitiche, i rischi di una recessione accompagnata da un picco delle insolvenze sono rientrati e la volatilità dei mercati azionari è scesa a livelli pre-Covid.3

Giugno è stato un mese positivo per i mercati globali high yield, caratterizzato da una sostanziale sovpraperformance dei settori a beta più elevato, in particolare negli Stati Uniti. Le condizioni tecniche del segmento high yield sono migliorate nel corso del mese a fronte del rallentamento dell'attività sul mercato primario e della solidità della domanda. Ancora una volta, a giugno i segmenti di qualità inferiore del mercato sono stati generalmente più remunerativi, dopo aver sovraperformato anche ad aprile e maggio.4

Nel mese, i titoli convertibili globali hanno partecipato a un rally generalizzato, con l'indice Refinitiv Global Convertibles Focus in crescita del 3,92%.5

Prospettive
Ci aspettiamo una stretta estiva trainata dalla scarsità dell'offerta e dalla costante domanda di rendimento, a cui dovrebbe seguire un inverno più tempestoso in quanto la politica monetaria restrittiva, l'inasprimento delle condizioni di credito e la contrazione dei margini di profitto influiscono sul clima di fiducia generando un carry interessante, ma plusvalenze limitate. Sebbene un rallentamento congiunturale sembri probabile, la portata e le conseguenze su declassamenti e insolvenze saranno probabilmente minori in quanto gli elevati livelli occupazionali e le strategie prudenziali adottate dai dirigenti aziendali giocano a favore dei mercati.

Manteniamo il nostro orientamento prudente per il mercato high yield in queste prime battute del terzo trimestre 2023. Nel breve termine è possibile che lo spread medio del mercato high yield scenda ulteriormente, in virtù di condizioni tecniche temporaneamente favorevoli. Tuttavia, prevediamo che nel breve-medio termine il mercato dovrà continuare a fare i conti con periodi di stress e volatilità legati a una serie di fattori.

Per quanto riguarda i titoli convertibili, al momento la volatilità è bassa ed è molto più probabile che aumenti, invece che diminuire, il che dovrebbe giocare a favore di questa classe di attivo in quanto la “componente di opzione” incorporata in tali titoli tende ad acquisire maggior valore all'accentuarsi della volatilità.

Prodotti cartolarizzati

Analisi mensile
Nel settore dei titoli cartolarizzati i fondamentali creditizi si confermano stabili malgrado i rischi di recessione. I tassi di morosità sono in lento aumento in molte classi di attivo, ma nel complesso sono ancora bassi in termini storici e riteniamo che morosità e insolvenze resteranno su livelli non preoccupanti per gran parte delle tipologie di titoli. Gli spread degli MBS di agenzia si sono ristretti, mentre quelli dei titoli cartolarizzati sono rimasti generalmente invariati. A giugno, l'attività sui mercati primari e secondari è stata stabile. Tuttavia, nel complesso i volumi del 2023 sono di gran lunga inferiori a quelli del 2022. Nel mese, l'indice Bloomberg MBS ha reso -0,43% e da inizio anno è cresciuto dell'1,87%. Inoltre, i differenziali degli RMBS statunitensi non di agenzia sono rimasti perlopiù invariati e restano ampi in termini storici. Gli spread degli ABS statunitensi si sono leggermente ridotti, sia nel segmento orientato ai consumatori che in quello orientato alle aziende, ma continuano a non riflettere la contrazione generalizzata che i differenziali di rendimento hanno subito nel corso del mese in tutti i mercati obbligazionari. A giugno, è proseguita l'attività sul mercato europeo dei titoli cartolarizzati, soprattutto nel segmento degli RMBS e ABS. L'offerta continua a essere soddisfatta da una forte domanda e gli spread europei si sono mantenuti stabili.6

Prospettive
Restiamo preoccupati per le condizioni economiche globali e ci aspettiamo un calo dei tassi di occupazione e maggiori tensioni per le famiglie. Negli ultimi mesi abbiamo migliorato la qualità delle obbligazioni societarie, riducendo il rischio di credito e approfittando dell'allargamento degli spread dei titoli con rating più elevato. Restiamo dell’idea che i fondamentali del credito dei mercati dei mutui residenziali rimangano solidi, ma riteniamo anche che alla luce del previsto rallentamento dell’economia siano giustificati premi al rischio più elevati per tutti gli attivi creditizi. I rendimenti dei titoli cartolarizzati restano su livelli storicamente elevati e riteniamo che questi ampi spread offrano una remunerazione più che sufficiente per gli attuali rischi di mercato. Il nostro settore preferito rimane quello del credito ipotecario residenziale, nonostante riteniamo che nel 2023 i prezzi delle abitazioni statunitensi potrebbero scendere ancora del 5-10%. Rimaniamo più prudenti nei confronti degli immobili commerciali, in particolare gli uffici, che continuano a risentire negativamente degli sviluppi post-pandemici.

 
 

I pareri e le opinioni espressi sono quelli del team di Gestione del portafoglio a giugno 2023 e possono variare in base alle condizioni economiche, di mercato e di altra natura. I rendimenti passati non sono indicativi dei risultati futuri.

1Fonte: Bloomberg. Dati al 30 giugno 2023.
2Fonte: Bloomberg. Dati al 30 giugno 2023. Obbligazioni societarie dei mercati emergenti rappresentate dall’indice JP Morgan CEMBI Broad Diversified.
3Fonte: Indici Bloomberg: U.S. Corporate e European Aggregate Corporate. Dati al 30 giugno 2023.
4Fonte: Indice J.P. Morgan e Bloomberg US Corporate High Yield. Dati al 30 giugno 2023.
5Fonte: Bloomberg e indice Refinitiv Global Convertibles Focus. Dati al 30 giugno 2023.
6Fonte: Bloomberg. Dati al 30 giugno 2023.

 
 
 
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DEFINIZIONI
Punti base:
un punto base = 0,01%.

DEFINIZIONI DEGLI INDICI
Gli indici utilizzati nel presente rapporto non rappresentano la performance di un investimento specifico e non comprendono spese, commissioni od oneri di vendita, che ridurrebbero la performance. Gli indici riportati non sono gestiti e non sono strumenti investibili. Non è possibile investire direttamente in un indice.

Il marchio “Bloomberg®” e l’indice o indici utilizzati sono marchi di servizio di Bloomberg Finance L.P. e relative consociate concessi in licenza a Morgan Stanley Investment Management (MSIM) per determinati scopi. Bloomberg non è una consociata di MSIM, non approva, appoggia, valuta o raccomanda alcun prodotto e non garantisce la tempestività, correttezza o esaustività dei dati e delle informazioni in relazione ad alcun prodotto.

L’indice Bloomberg Euro Aggregate Corporate (Bloomberg Euro IG Corporate) è costruito per replicare l’andamento del mercato delle obbligazioni societarie investment grade denominate in euro.

L’indice Bloomberg Global Aggregate Corporate è la componente societaria dell’indice Bloomberg Global Aggregate, un indice ad ampia base rappresentativo dei mercati obbligazionari investment grade globali.

L’indice Bloomberg U.S. Corporate High Yield misura l’andamento del mercato statunitense delle obbligazioni societarie non investment grade a tasso fisso denominate in dollari e fiscalmente imponibili. I titoli sono classificati high yield se il rating medio di Moody’s, Fitch e S&P è pari o inferiore a Ba1/BB+/BB+. L’indice non comprende le obbligazioni dei mercati emergenti.

L’indice Bloomberg U.S. Corporate è un benchmark ad ampia rappresentatività che misura l’andamento delle obbligazioni societarie investment grade a tasso fisso fiscalmente imponibili.

L’indice Bloomberg U.S. Mortgage Backed Securities (MBS) replica l’andamento dei titoli pass-through di agenzia garantiti da ipoteche (sia ARM a tasso fisso che ibridi), garantiti da Ginnie Mae (GNMA), Fannie Mae (FNMA) e Freddie Mac (FHLMC). L’indice è costruito aggregando vari gruppi di titoli MBS con regolamento futuro in data da definirsi all’interno di portafogli generali sulla base delle condizioni di rimborso, cedole e anno di emissione. Introdotti nel 1985, gli indici a tasso fisso GNMA, FHLMC e FNMA per i titoli a 30 e 15 anni sono stati rispettivamente retrodatati a gennaio 1976, maggio 1977 e novembre 1982. Nell’aprile del 2007 sono entrati a far parte dell’indice anche i titoli ipotecari pass-through ibridi di agenzia a tasso variabile (ARM).

L’indice dei prezzi al consumo (CPI) è una misura che esamina la media ponderata dei prezzi di un paniere di beni e servizi di consumo, come trasporti, alimenti e assistenza medica.

Euro vs. USD – rendimento totale dell’euro rispetto al dollaro USA.

Titoli di Stato tedeschi a 10 anni – Germany Benchmark 10-Year Datastream Government Index, titoli di Stato giapponesi a 10 anni – Japan Benchmark 10-Year Datastream Government Index e titoli di Stato USA a 10 anni – U.S. Benchmark 10-Year Datastream Government Index.

L’indice ICE BofAML European Currency High-Yield Constrained (ICE BofAML Euro HY constrained) è concepito per replicare la performance delle obbligazioni societarie in euro e sterline di qualità inferiore a investment grade emesse da emittenti internazionali nei mercati eurobond o in sterline ed euro locali.

L’indice ICE BofAML U.S. Mortgage-Backed Securities (ICE BofAML U.S. Mortgage Master) replica la performance dei titoli pass-through garantiti da ipoteche residenziali a tasso fisso e ibridi denominati in dollari, emessi da agenzie statunitensi nel mercato interno USA.

L’indice ICE BofAML U.S. High Yield Master II Constrained (ICE BofAML U.S. High Yield) è un indice ponderato per il valore di mercato di tutte le obbligazioni high yield domestiche e “Yankee”, comprese le obbligazioni a interesse posticipato e i titoli con pagamento “in natura”. I titoli che lo compongono hanno scadenze di almeno un anno e un rating di credito inferiore a BBB-/Baa3, ma non sono insolventi.

L’indice ISM del settore manifatturiero è basato su indagini condotte presso oltre 300 aziende manifatturiere dall’Institute of Supply Management. L’indice ISM del settore manifatturiero monitora i livelli di occupazione, le scorte di produzione, i nuovi ordini e le consegne dei fornitori. L’indice di diffusione composito è stato creato al fine di monitorare le condizioni del settore manifatturiero nazionale sulla base dei dati risultanti da tali indagini.

Titoli di Stato italiani a 10 anni – Italy Benchmark 10-Year Datastream Government Index.

L’indice JP Morgan CEMBI Broad Diversified è un benchmark globale del debito societario liquido dei mercati emergenti che replica l’andamento delle obbligazioni societarie denominate in USD emesse da società dei mercati emergenti.

L’indice JPMorgan Government Bond – Emerging Markets (JPM local EM debt) replica l’andamento delle obbligazioni in valuta locale emesse da paesi emergenti. L’indice è posizionato come benchmark investibile che comprende soltanto quei Paesi accessibili da gran parte del parterre di investitori internazionali (escluse Cina e India dal settembre 2013).

L’indice JPMorgan Government Bond Emerging Markets (JPM External EM Debt) replica l’andamento delle obbligazioni in valuta locale emesse dai governi dei paesi emergenti. L’indice è posizionato come benchmark investibile che comprende soltanto quei Paesi accessibili da gran parte del parterre di investitori internazionali (escluse Cina e India dal settembre 2013).

L’indice JP Morgan Emerging Markets Bond Global (EMBI Global) replica i rendimenti totali di strumenti di debito in valuta estera negoziati nei mercati emergenti ed è una versione ampliata del JPMorgan EMBI+. Come per l’EMBI+, l’indice EMBI Global include obbligazioni Brady denominate in dollari statunitensi, prestiti ed eurobond con valore nominale in circolazione minimo di USD 500 milioni.

L’indice JP Morgan GBI-EM Global Diversified è un benchmark globale liquido, ponderato per la capitalizzazione di mercato, delle obbligazioni societarie dei mercati emergenti denominate in dollari USA, rappresentativo delle regioni Asia, America Latina, Europa e Medio Oriente/Africa.

JPY vs. USD – Rendimento totale dello yen giapponese rispetto al dollaro USA.

L’indice Nikkei 225 Index (Japan Nikkei 225) è un indice ponderato per il prezzo che segue l’andamento delle 225 maggiori società nipponiche quotate alla Borsa di Tokyo.

L’indice MSCI AC Asia ex-Japan (MSCI Asia ex-Japan) replica l’andamento delle società large e mid cap di due di tre mercati sviluppati asiatici (Giappone escluso) e di otto mercati emergenti della regione.

L’indice MSCI All Country World (ACWI, MSCI global equities) è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato corretta per il flottante che misura la performance dei listini azionari dei mercati sviluppati ed emergenti. Il termine “flottante” è riferito alla quota di azioni in circolazione considerate disponibili per l’acquisto da parte degli investitori sui mercati azionari pubblici. La performance dell’indice è espressa in dollari USA e prevede il reinvestimento dei dividendi netti.

L’indice MSCI Emerging Markets (MSCI emerging equities) raggruppa titoli rappresentativi di società a media e alta capitalizzazione di 23 mercati emergenti.

L’indice MSCI World (MSCI developed equities) raggruppa titoli rappresentativi di società a media e alta capitalizzazione di 23 mercati sviluppati.

L’indice dei direttori degli acquisti (PMI) è un indicatore dello stato di salute economica del settore manifatturiero.

L’indice Refinitiv Convertible Global Focus USD Hedged è un indice di mercato ponderato con una dimensione minima di inclusione di USD 500 milioni (USA), EUR 200 milioni (Europa), YEN 22 miliardi e USD 275 milioni (altri paesi) di obbligazioni convertibili equity-linked.

L’indice Russell 2000® è un indice che misura la performance delle 2.000 società di più piccole dimensioni dell’indice Russell 3000.

L’indice S&P 500® (U.S. S&P 500) misura la performance del segmento delle large cap nel mercato azionario statunitense e copre all’incirca il 75% di tale mercato. L’indice comprende 500 tra le principali società che operano nei settori di punta dell’economia statunitense.

L’indice S&P CoreLogic Case-Shiller U.S. National Home Price NSA si propone di misurare il valore degli immobili residenziali nelle 20 principali aree metropolitane statunitensi: Atlanta, Boston, Charlotte, Chicago, Cleveland, Dallas, Denver, Detroit, Las Vegas, Los Angeles, Miami, Minneapolis, New York, Phoenix, Portland, San Diego, San Francisco, Seattle, Tampa e Washington, D.C.

L’indice S&P/LSTA U.S. Leveraged Loan 100 (S&P/LSTA Leveraged Loan Index) è costruito per replicare l’andamento dei prestiti di maggiore entità del mercato dei prestiti con leva.

L’indice S&P GSCI Copper (Copper) è un sottoindice dell’S&P GSCI che costituisce un benchmark affidabile e pubblicamente disponibile della performance del mercato del rame.

L’indice S&P GSCI Softs (GSCI soft commodities) è un sottoindice dell’S&P GSCI che misura la performance delle soft commodity ponderata per la produzione mondiale. Nel 2012 l’indice S&P GSCI Softs comprendeva le seguenti materie prime: caffè, zucchero, cacao e cotone.

Titoli di Stato spagnoli a 10 anni – Spain Benchmark 10-Year Datastream Government Index.

L’indice Thomson Reuters Convertible Global Focus USD Hedged è un indice di mercato ponderato con una dimensione minima di inclusione di USD 500 milioni (USA), EUR 200 milioni (Europa), JPY 22 miliardi e USD 275 milioni (altri paesi) di obbligazioni convertibili equity-linked.

Titoli di Stato britannici a 10 anni – U.K. Benchmark 10-Year Datastream Government Index. Gli indici di riferimento Datastream per i seguenti titoli di Stato si basano su singole emissioni. L’emissione scelta per ciascuna serie è la più rappresentativa disponibile per una data scadenza in ciascun momento. I titoli di riferimento sono selezionati sulla base delle convenzioni prevalenti all’interno di ciascun mercato. In generale il titolo di riferimento è sempre l’ultima emissione di una data fascia di scadenze, tuttavia vengono considerati anche i rendimenti, la liquidità, le dimensioni dell’emissione e le cedole.

L’indice U.S. Dollar (DXY) è un indice che misura il valore del dollaro statunitense rispetto a un paniere di valute estere, generalmente quelle dei maggiori partner commerciali degli Stati Uniti.

L’indice Chicago Board Options Exchange (CBOE) Market Volatility (VIX) mostra le aspettative del mercato per la volatilità a 30 giorni.

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