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A che punto siamo?
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Global Fixed Income Bulletin
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luglio 14, 2023
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luglio 14, 2023
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A che punto siamo? |
A giugno la volatilità si è ulteriormente ridotta, sostenendo la domanda di attivi rischiosi da parte degli investitori. Il VIX, un indice che misura la volatilità del mercato azionario, ha chiuso il mese a quota 13 e la maggior parte dei principali indici azionari ha concluso il periodo in territorio positivo. Nel mese, i rendimenti dei mercati sviluppati sono aumentati, quelli dei mercati emergenti sono diminuiti e gli spread creditizi si sono ridotti. I dati economici hanno continuato a mostrare una buona tenuta, i numeri sull'inflazione hanno evidenziato i primi segnali di inversione di tendenza e sul mercato si è diffuso un clima di propensione al rischio.
Nel mese, nei mercati sviluppati (MS) i rendimenti hanno registrato un aumento generalizzato, con le banche centrali che hanno continuato a rincorrere le omologhe dei mercati emergenti. La Banca Centrale Europea (BCE), la Reserve Bank of Australia (RBA), la Bank of Canada (BoC), la Bank of England (BoE) e la Norges Bank hanno tutte aumentato i tassi in occasione delle rispettive riunioni. La Federal Reserve statunitense (Fed) ha deciso di fare una pausa nel ciclo di rialzi, lasciando intendere al mercato che la fine del ciclo potrebbe essere vicino. La sospensione è stata di breve durata, poiché la retorica restrittiva e il dot plot pubblicato verso la fine del mese hanno segnalato che sono all’orizzonte ulteriori rialzi.
Per quanto riguarda i mercati emergenti, giugno è stato un mese relativamente positivo per i rendimenti dei titoli sia in valuta locale che in valuta estera. Nel mese, i differenziali delle obbligazioni societarie e in valuta estera dei ME si sono generalmente contratti e il debito in valuta locale ha registrato una solida performance in quanto il dollaro USA ha perso l'1,4% rispetto a un paniere di valute. L'Ungheria ha iniziato a ridurre i tassi e sia il Cile che il Brasile hanno lasciato intendere di essere pronti ad abbassare il costo del denaro in un futuro non troppo lontano visto che l'inflazione inizia a calare.
Nel mese i differenziali delle obbligazioni societarie si sono ristretti, con una sovraperformance sia degli Stati Uniti rispetto all’Europa che del segmento high yield (HY) rispetto all’investment grade (IG). La stretta è da attribuire in gran parte alla tenuta dell’economia statunitense e a un mercato del lavoro più solido rispetto alle attese. Nel segmento dei titoli cartolarizzati, i differenziali delle cedole correnti dei titoli garantiti da ipoteca (MBS) si sono ridotti di 14 punti base (pb) nel corso del mese, portando la performance da inizio anno a superare quella delle obbligazioni societarie IG e dei Treasury statunitensi. Gli spread dei titoli cartolarizzati sono rimasti sostanzialmente invariati.
Prospettive per il mercato obbligazionario
Nonostante l'orientamento e le dichiarazioni delle banche centrali siano rimasti focalizzati sull'eccessivo livello dell'inflazione, i dati sul carovita sono sensibilmente migliorati. Lo slancio disinflazionistico è un grosso cambiamento rispetto al forte shock dello scorso anno in cui un'inflazione elevata e crescente ha penalizzato sia i mercati azionari che quelli obbligazionari. All'epoca vennero battuti tutti i record relativi alla portata e alla correlazione delle variazioni negative dei prezzi degli attivi: uno shock inflazionistico generazionale che ha provocato contraccolpi epocali sulle quotazioni degli asset. Quest'anno è accaduto esattamente il contrario. Il forte rallentamento dell'inflazione ha favorito un consistente apprezzamento degli attivi: i titoli azionari hanno registrato aumenti a doppia cifra e le obbligazioni high yield hanno reso più del 5% nella prima metà dell'anno, nonostante le banche centrali abbiano continuato a innalzare il costo del denaro.
Questo contesto da "Riccioli d'oro" – dove tutti gli attivi (ad eccezione di quelli legati ad alcuni settori in difficoltà come gli uffici commerciali) hanno conseguito una buona performance – è dovuto soprattutto alla continua crescita economica. Per oltre sei mesi i mercati hanno temuto la recessione che, secondo le aspettative, dovrebbe arrivare nella seconda metà del 2023. Finora non si è verificata e le previsioni continuano a posticiparla. La tenuta della crescita economica durante un ciclo di inasprimento monetario che non ha precedenti nella storia è stata una delle grandi sorprese del 2023. Possiamo aspettarci che gli attivi rischiosi (azioni, titoli high yield, mercati emergenti) continueranno a evitare grossi ribassi se le economie, soprattutto Stati Uniti ed Europa, riusciranno a scongiurare una grave recessione, definita come un aumento significativo della disoccupazione. Finora tutto bene. La resa dei conti arriverà negli ultimi mesi del 2023, quando gli effetti cumulativi dell’inasprimento delle banche centrali continueranno a mordere e il sostegno residuo della politica fiscale attuata durante la pandemia si affievolirà, o svanirà. I rischi di recessione permangono, ma la loro presunta gravità resta, a nostro avviso, sopravvalutata.
Molte delle difficoltà che si incontrano operando nei mercati finanziari sono legate alle peculiarità di questo ciclo economico. Finita la pandemia, le economie cercano di trovare un nuovo equilibrio. La produzione manifatturiera è molto bassa e, in base ai dati statunitensi emersi dall'indagine dell'ISM, è in recessione. Tuttavia, la spesa del settore dei servizi continua a essere sostenuta e l'indagine ISM sui servizi segnala un indice tuttora in territorio positivo. Questa combinazione è insolita. La domanda è: quanto potrà durare? Negli Stati Uniti, dati recenti sui consumi cominciano a mostrare le prime debolezze: la spesa per ristoranti è in calo, i tassi di morosità sulle carte di credito e i prestiti sono in aumento (anche se ancora bassi) e sia i finanziamenti bancari che gli acquisti di beni di consumo durevoli rallentano. La buona notizia è che questi andamenti sono di buon auspicio per l'inflazione perché se la spesa al consumo non rallenta anche i prezzi non invertiranno la rotta. La politica monetaria sta funzionando, ma basterà?
In prospettiva, il maggiore rischio per le obbligazioni è che l'inflazione non cali abbastanza rapidamente per le banche centrali e che richieda tassi di riferimento più elevati e un ulteriore rallentamento economico che potrebbe culminare in una recessione. Dopo aver resistito alle previsioni delle banche centrali di tassi sempre crescenti, i mercati hanno dovuto accettare la realtà, ossia che i governatori centrali sanno quel che dicono e che non sembrano voler voltare pagina. A giugno, la Fed si è presa una pausa, ma ha sottolineato che si è trattato di una battuta d'arresto episodica e non di un segnale che preannuncia la fine del ciclo restrittivo. Nel Regno Unito, l'alto livello di inflazione ha spinto il tasso terminale atteso oltre la soglia del 6%! Il più alto dall'inizio del secolo. Ovviamente, è da molto più tempo che non si registrano livelli così elevati d'inflazione.
Una grande sfida per le autorità e gli investitori è sapere quale sia il livello di inflazione sufficiente. Per rispondere a questa domanda bisogna disporre di due dati. Primo, l'obiettivo. E lo conosciamo. Nella maggior parte dei paesi, le banche centrali perseguono un obiettivo di inflazione del 2% legato in qualche misura all'inflazione strutturale. E sembrano intenzionate a ripristinare quel livello target. Secondo (più difficile), in quale arco temporale e a quale costo vogliono conseguire l'obiettivo del 2%. Probabilmente, ogni banca centrale ha preferenze diverse, a seconda delle condizioni nazionali specifiche. Quanto più una banca centrale è disposta ad allungare la finestra temporale per tornare a centrare l'obiettivo tanto minori sono la probabilità di una recessione e di overshot della politica monetaria. Siamo convinti che la maggior parte delle banche centrali, comprese la Fed e la BCE, NON abbia fretta di far piombare le proprie economie in recessione per riportare l'inflazione al livello obiettivo entro il 2024. Entrambe le istituzioni hanno previsto per fine 2024 un'inflazione obiettivo SUPERIORE al target, il che indica che attueranno la loro politica con pazienza. I rischi a medio termine di un rallentamento dell'economia permangono, sebbene l'impatto dovuto all'irrigidimento delle condizioni di finanziamento, alla politica monetaria restrittiva e al rallentamento del mercato del lavoro debba ancora essere pienamente avvertito dai consumatori e dalle imprese. Prevediamo una recessione moderata nel 2024 senza drastico aumento delle insolvenze o del premio al rischio - forse un atterraggio semi-morbido?
I rendimenti dei titoli di Stato diventano più interessanti. Ai primi di luglio, il rendimento dei Treasury a 2 anni è tornato a superare il 5%, il livello massimo dal 2006. Anche i tassi d'interesse reali, misurati dai TIPS statunitensi, sono ai massimi degli ultimi dieci anni o forse più. In effetti, uno degli indicatori del successo della politica monetaria è rappresentato dall'entità dell'incremento dei rendimenti reali: ad oggi il rialzo è stato di quasi il 3% rispetto ai minimi di marzo 2022. La politica della Fed sta funzionando. Ai primi di luglio, i rendimenti nominali dei titoli decennali statunitensi hanno ancora una volta infranto la soglia del 4%. Non raggiungono il picco del 2022, ma hanno subito rialzi consistenti. Andamenti simili sono stati osservati in altri Mercati Sviluppati. Al momento, la nostra strategia è continuare a sottopesare leggermente il rischio di tasso d'interesse in quanto sono pochi gli elementi a riprova che l'allentamento dei mercati del lavoro sia sufficiente a rallentare le economie nella misura necessaria. Ciò detto, stiamo analizzando accuratamente i dati per confermare che i tassi d'interesse siano sufficientemente elevati. D'altro canto, negli ultimi mesi i mercati emergenti hanno conseguito risultati eccellenti e riteniamo che continueranno a sovraperformare i mercati sviluppati. Tuttavia, se per interrompere il ciclo inflazionistico dei paesi sviluppati servono rendimenti reali più alti, quelli dei mercati emergenti non scenderanno per ora.
Continuiamo a perseguire la nostra strategia di assunzione del rischio laddove le opportunità lascino presagire un rendimento adeguato per compensare la volatilità inattesa o eventi negativi inaspettati, siano essi di natura geopolitica, economica o risultanti da misure di politica monetaria. Le obbligazioni societarie e i titoli high yield hanno conseguito ottimi risultati nel secondo trimestre. Non crediamo che gli spread subiranno ulteriori contrazioni nel terzo trimestre. Tuttavia, non riteniamo che le obbligazioni IG rischino di subire una significativa ondata di vendite. A fronte di condizioni economiche avverse, ma con un momentum ancora positivo, riteniamo che il carry piuttosto che l'apprezzamento del capitale sarà il probabile motore dei rendimenti dei titoli societari IG nella seconda metà del 2023. La solida performance delle obbligazioni high yield da inizio anno suggerisce che, visto che le difficoltà economiche potrebbero accentuarsi nel secondo semestre dell'anno, la loro redditività potrebbe calare. Adottiamo un approccio più idiosincratico all'high yield, tenendoci alla larga dai titoli di credito più generici che hanno spread più bassi.
Anche le prospettive del credito cartolarizzato sono leggermente peggiorate in quanto i bilanci delle famiglie statunitensi stanno subendo maggiori pressioni e i risparmi in eccesso si stanno esaurendo. Siamo ancora convinti che questo segmento offra le opportunità più interessanti. Cerchiamo di approfittare dei maggiori rendimenti offerti da emittenti di qualità superiore per conseguire i nostri obiettivi di redditività anziché avventurarci nello spettro rischio/rating. Nell’ambito del credito cartolarizzato, privilegiamo i mutui residenziali non di agenzia, malgrado la difficile accessibilità alle abitazioni. Sorprendentemente, sembra che negli Stati Uniti il settore dell'edilizia residenziale potrebbe aver raggiunto il punto di svolta.
I recenti aumenti dei rendimenti e l'iniziale rallentamento economico dell'Eurozona hanno giocato a sfavore del dollaro statunitense. Continuiamo a sottopesare il biglietto verde nel lungo termine rispetto a un paniere composto prevalentemente da valute dei mercati emergenti. Tuttavia, data la solida performance dei mercati emergenti da inizio anno, non abbiamo alcuna fretta di aumentare l'esposizione. Continuiamo inoltre a preferire i titoli di Stato dei mercati emergenti in valuta locale rispetto alle obbligazioni in valuta forte e alle obbligazioni sovrane dei mercati sviluppati.
Tassi d’Interesse/Tassi di Cambio dei Mercati Sviluppati
Analisi mensile
A giugno i tassi dei mercati sviluppati sono saliti su tutto lo spettro, mentre le curve hanno registrato un netto appiattimento a fronte della retorica restrittiva delle banche centrali, che hanno continuato a ribadire che il ciclo di inasprimento non si è ancora concluso. I rendimenti dei Treasury statunitensi, dei Bund tedeschi e dei Gilt britannici a 10 anni hanno registrato un rialzo rispettivamente di 19 pb, 11 pb e 20 pb, mentre le emissioni decennali australiane hanno sottoperformato (+42 pb). La curva dei rendimenti statunitensi a 2-10 anni ha subito un'inversione di circa 30 pb, arrivando di nuovo a superare –100 pb. Le autorità monetarie internazionali hanno contrastato le aspettative di un allentamento monetario a breve termine, sottolineando che i tassi di interesse dovranno salire ulteriormente. Alla riunione di giugno la Fed ha optato per una pausa, decidendo di mantenere invariati i tassi di riferimento, ma indicando al tempo stesso nel dot plot e nelle dichiarazioni successive che potrebbe essere necessario effettuare uno o più rialzi entro la fine del 2023. Come previsto, la BCE ha innalzato i tassi di 25 pb, rilasciando dichiarazioni in chiave restrittiva. Altre banche centrali hanno preso decisioni di politica monetaria più aggressive. La BoC ha sorpreso i mercati con una stretta di 25 punti base, ponendo fine alla pausa iniziata a gennaio 2023. Anche la RBA si è mossa a sorpresa alzando i tassi per la seconda volta consecutiva dopo la pausa di marzo. Lo stesso hanno fatto in Europa la BoE e la Norges Bank, operando un rialzo di 50 pb rispetto ai 25 pb previsti.1
Prospettive
Nel complesso, a giugno le dinamiche sono state sostanzialmente simili: le economie sono state sorprendentemente resilienti, l'inflazione è rimasta elevata e i mercati del lavoro sono rimasti resilienti (sebbene probabilmente il picco sia stato superato). Di conseguenza, le banche centrali hanno reagito tempestivamente o hanno sottolineato un orientamento restrittivo per impedire di andare oltre la curva. Il rischio di una recessione con atterraggio duro non è del tutto scongiurato. Le banche centrali hanno ormai alzato considerevolmente i tassi ed è possibile che gli effetti ritardati di questi interventi non si siano ancora interamente manifestati. Inoltre, se da un lato la crisi del settore bancario statunitense è sostanzialmente rientrata, le condizioni di credito sono ancora rigide e potrebbero inasprirsi ulteriormente, esercitando una maggiore pressione su chi richiede finanziamenti. Data l’incertezza, è difficile esprimere concretamente un’opinione sui tassi d’interesse. Ribadiamo che è consigliabile armarsi di pazienza, aspettando che la situazione sia più chiara e sfruttando eventuali ulteriori anomalie relative. Sul fronte valutario, nel mese di giugno il dollaro statunitense si è leggermente deprezzato. Abbiamo creduto e continuiamo a credere che il biglietto verde si indebolirà, anche se abbiamo effettuato aggiustamenti in chiave tattica laddove ci sembrava conveniente.
Tassi d’Interesse/Tassi di Cambio dei Mercati Emergenti
Analisi mensile
A giugno i rendimenti obbligazionari dei mercati emergenti sono stati positivi. L'Ungheria ha tagliato i tassi e il Cile ha segnalato che inizierà il ciclo restrittivo il prossimo mese. La ripresa dell'economia cinese, rivelatasi limitata e breve, ha deluso le attese. In Russia, la marcia su Mosca del gruppo Wagner è stato l'avvenimento più importante dall'inizio della guerra. L'evento, potenzialmente destabilizzante, ha avuto un effetto positivo in Ucraina. Su base mensile gli spread dei titoli sovrani e societari si sono ridotti, mentre sono proseguiti i deflussi da questa classe di attivo.2
Prospettive
Confermiamo l'orientamento di cauto ottimismo su questa categoria di investimento. Negli Stati Uniti l'orientamento della Fed si è fatto leggermente più restrittivo dopo la riunione di giugno, ma molte banche centrali dei mercati emergenti hanno iniziato a ridurre i tassi, o sono ancora in grado di farlo. Nel secondo trimestre i differenziali dei tassi d'interesse si sono leggermente ristretti ma la performance si è confermata positiva. Nel corso del trimestre è proseguita con successo la ristrutturazione del debito in Suriname, Zambia e Sri Lanka. La divergenza tra paesi e titoli di credito permane ampia, per cui l'analisi di tipo bottom-up riveste importanza cruciale.
Credito societario
Analisi mensile
Nel mese, gli spread del segmento Investment Grade (IG) statunitense hanno ancora una volta sovraperformato quelli dell’IG europeo nel contesto del rialzo del mercato del credito dovuto a svariati fattori. Innanzitutto, i dati economici hanno riserbato numerose sorprese (in particolare negli Stati Uniti) superando di gran lunga le aspettative, con un mercato del lavoro sempre in ottima forma e un'inflazione finalmente calante. Anche le notizie sul fronte aziendale sono state nel complesso favorevoli agli obbligazionisti. Per finire, il sentiment di mercato ha segnato un miglioramento generalizzato in quanto non vi è stata una rilevante escalation delle tensioni geopolitiche, i rischi di una recessione accompagnata da un picco delle insolvenze sono rientrati e la volatilità dei mercati azionari è scesa a livelli pre-Covid.3
Giugno è stato un mese positivo per i mercati globali high yield, caratterizzato da una sostanziale sovpraperformance dei settori a beta più elevato, in particolare negli Stati Uniti. Le condizioni tecniche del segmento high yield sono migliorate nel corso del mese a fronte del rallentamento dell'attività sul mercato primario e della solidità della domanda. Ancora una volta, a giugno i segmenti di qualità inferiore del mercato sono stati generalmente più remunerativi, dopo aver sovraperformato anche ad aprile e maggio.4
Nel mese, i titoli convertibili globali hanno partecipato a un rally generalizzato, con l'indice Refinitiv Global Convertibles Focus in crescita del 3,92%.5
Prospettive
Ci aspettiamo una stretta estiva trainata dalla scarsità dell'offerta e dalla costante domanda di rendimento, a cui dovrebbe seguire un inverno più tempestoso in quanto la politica monetaria restrittiva, l'inasprimento delle condizioni di credito e la contrazione dei margini di profitto influiscono sul clima di fiducia generando un carry interessante, ma plusvalenze limitate. Sebbene un rallentamento congiunturale sembri probabile, la portata e le conseguenze su declassamenti e insolvenze saranno probabilmente minori in quanto gli elevati livelli occupazionali e le strategie prudenziali adottate dai dirigenti aziendali giocano a favore dei mercati.
Manteniamo il nostro orientamento prudente per il mercato high yield in queste prime battute del terzo trimestre 2023. Nel breve termine è possibile che lo spread medio del mercato high yield scenda ulteriormente, in virtù di condizioni tecniche temporaneamente favorevoli. Tuttavia, prevediamo che nel breve-medio termine il mercato dovrà continuare a fare i conti con periodi di stress e volatilità legati a una serie di fattori.
Per quanto riguarda i titoli convertibili, al momento la volatilità è bassa ed è molto più probabile che aumenti, invece che diminuire, il che dovrebbe giocare a favore di questa classe di attivo in quanto la “componente di opzione” incorporata in tali titoli tende ad acquisire maggior valore all'accentuarsi della volatilità.
Prodotti cartolarizzati
Analisi mensile
Nel settore dei titoli cartolarizzati i fondamentali creditizi si confermano stabili malgrado i rischi di recessione. I tassi di morosità sono in lento aumento in molte classi di attivo, ma nel complesso sono ancora bassi in termini storici e riteniamo che morosità e insolvenze resteranno su livelli non preoccupanti per gran parte delle tipologie di titoli. Gli spread degli MBS di agenzia si sono ristretti, mentre quelli dei titoli cartolarizzati sono rimasti generalmente invariati. A giugno, l'attività sui mercati primari e secondari è stata stabile. Tuttavia, nel complesso i volumi del 2023 sono di gran lunga inferiori a quelli del 2022. Nel mese, l'indice Bloomberg MBS ha reso -0,43% e da inizio anno è cresciuto dell'1,87%. Inoltre, i differenziali degli RMBS statunitensi non di agenzia sono rimasti perlopiù invariati e restano ampi in termini storici. Gli spread degli ABS statunitensi si sono leggermente ridotti, sia nel segmento orientato ai consumatori che in quello orientato alle aziende, ma continuano a non riflettere la contrazione generalizzata che i differenziali di rendimento hanno subito nel corso del mese in tutti i mercati obbligazionari. A giugno, è proseguita l'attività sul mercato europeo dei titoli cartolarizzati, soprattutto nel segmento degli RMBS e ABS. L'offerta continua a essere soddisfatta da una forte domanda e gli spread europei si sono mantenuti stabili.6
Prospettive
Restiamo preoccupati per le condizioni economiche globali e ci aspettiamo un calo dei tassi di occupazione e maggiori tensioni per le famiglie. Negli ultimi mesi abbiamo migliorato la qualità delle obbligazioni societarie, riducendo il rischio di credito e approfittando dell'allargamento degli spread dei titoli con rating più elevato. Restiamo dell’idea che i fondamentali del credito dei mercati dei mutui residenziali rimangano solidi, ma riteniamo anche che alla luce del previsto rallentamento dell’economia siano giustificati premi al rischio più elevati per tutti gli attivi creditizi. I rendimenti dei titoli cartolarizzati restano su livelli storicamente elevati e riteniamo che questi ampi spread offrano una remunerazione più che sufficiente per gli attuali rischi di mercato. Il nostro settore preferito rimane quello del credito ipotecario residenziale, nonostante riteniamo che nel 2023 i prezzi delle abitazioni statunitensi potrebbero scendere ancora del 5-10%. Rimaniamo più prudenti nei confronti degli immobili commerciali, in particolare gli uffici, che continuano a risentire negativamente degli sviluppi post-pandemici.