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Alcune riflessioni aggiuntive: i fattori macro e politici non vanno in vacanza
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Market Pulse
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December 14, 2020
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December 14, 2020
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Alcune riflessioni aggiuntive: i fattori macro e politici non vanno in vacanza |
Salve a tutti. sono Jim Caron, gestore del team Fixed Income di Morgan Stanley Investment Management. Questo è l’ultimo webcast dell’anno e desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito in questi mesi. Sono stati senz’altro dodici mesi molto interessanti, a coronamento dei quali vorrei condividere alcune riflessioni sotto l’albero. Sappiamo bene che i fattori macro e politici non vanno mai in vacanza e occorre esaminarli perché sono importanti e potrebbero definire il quadro del 2021.
Partiamo con un argomento facile. La settimana scorsa, la BCE si è riunita e, com’era prevedibile, ha deciso di potenziare il programma di Quantitative Easing per l’emergenza sanitaria, il cosiddetto PEPP. Ha anche deciso di prorogare l’operazione mirata di rifinanziamento a più lungo termine, il TLTRO. Si tratta di indicazioni prospettiche, ma di fatto la BCE sta mettendo le mani avanti, dicendo che resterà più accomodante e più a lungo. E ha aumentato gli acquisti.
Non dimentichiamo che in Europa non è possibile gestire le politiche fiscali come negli USA. Non esiste un governo centralizzato, quindi l’unica soluzione è aumentare il sostegno della banca centrale attraverso programmi di acquisto e finanziamento. Si tratta di uno dei motivi per cui in Europa le cose possono essere molto diverse rispetto agli Stati Uniti.
Passando appunto agli Stati Uniti, la Fed si riunirà questo mese. Si tratterà di una riunione non solo interessante ma anche importante. Le probabilità che la Fed proroghi gli acquisti a scadenza media ponderata finalizzati al QE, una mossa piuttosto aggressiva, sono del 50%. La banca centrale sta solo cercando di tenere bassi i tassi a lunga scadenza.
Che però sono già bassi: ecco perché una simile mossa trova molti oppositori, secondo i quali non avrebbe alcun fondamento. Non sarebbe meglio farla più tardi? Tenere le riserve liquide per quando i tassi a lunga scadenza inizieranno a salire? Molto probabilmente, però, la Fed inizierà a fornire indicazioni prospettiche più direzionali sui propri tassi ufficiali e sulle variazioni dei tassi ufficiali che saranno molto più collegati all’inflazione. Ciò non dovrebbe sorprendere, ma credo che se la Fed si mostrasse più decisa in proposito, i mercati ne trarrebbero un certo sostegno.
L’altro argomento all’ordine del giorno sono gli stimoli fiscali negli Stati Uniti. È da luglio che se ne parla costantemente, ma in modo sempre inconcludente. Il 31 dicembre molti di questi programmi giungeranno a scadenza. Alcuni sono di fatto già scaduti. Sarà molto dura iniziare il 2021 con numerose persone ancora ai margini del mondo del lavoro a causa del virus. Se si raggiungerà un accordo, quindi, c’è qualche possibilità di avere stimoli fiscali. Auspicabilmente questo accadrà una o due settimane prima della scadenza del 31 dicembre.
Oggi è poi una data per certi versi storica: sono iniziate le vaccinazioni negli Stati Uniti. È un’ottima notizia e c’è addirittura chi ritiene che per questo il PIL dell’anno prossimo si aggirerà attorno al 6%. È la previsione di Morgan Stanley, che prevede anche un’inflazione al 2% o superiore. Nel complesso quindi Morgan Stanley è ottimista.
Non sono affatto stime improbabili, se gli stimoli fiscali aumenteranno e il vaccino avrà successo. Ma come abbiamo detto nei precedenti webcast, c’è comunque un certo rischio. C’è ancora molto da fare per chiudere l’output gap, ovvero per spingere a rialzo la domanda aggregata fino a chiudere l’output gap e assistere quindi a una ripresa dell’inflazione.
Ci aspettiamo un aumento dei tassi l’anno prossimo, con i rendimenti dei Treasury decennali in area 1,25-1,50%. Tutto dipende da ciò che accadrà nelle prossime due settimane. A questo proposito, anche il ballottaggio del 5 gennaio in Georgia per i due seggi al Senato sarà molto importante.
Pur volgendo al termine, quest’anno resta ricco di eventi. Guardando i breakeven dell’inflazione e i TIPS a 10 anni, c’è ancora molto che bolle in pentola. Il tasso d’interesse reale, cioè il rendimento dei TIPS, pari al rendimento a 10 anni meno il tasso d’inflazione, è a -98 punti base. Rendimenti reali così negativi sono un segnale di stimoli significativi. Certo, la Fed è impegnata nel QE, mantenendo bassi i rendimenti nominali dei Treasury. Ma sono in programma stimoli di grande portata. Questo aumenta le aspettative d’inflazione, con i breakeven a 10 anni all’1,9% o quasi, e spinge al ribasso i tassi di interesse reale. Quindi il calo dei tassi di interesse reali a livelli molto bassi è segno di stimoli. È un argomento di cui parliamo da un anno.
Teniamo presente che l’ultima volta che i rendimenti reali a 10 anni erano scesi vicino a -100 (circa 10 anni fa), l’indice del dollaro viaggiava attorno a quota 75. Oggi viaggia attorno a quota 90. Per la precisione 90,5, mentre sto parlando. È il minimo di quest’anno. Ma il dollaro potrebbe continuare a indebolirsi se i tassi reali restano molto bassi. Ne trarranno un po’ di vantaggio le esportazioni e la crescita USA e i mercati emergenti. Un dollaro più debole e valute emergenti più forti possono favorire gli attivi dei paesi emergenti, in particolare nei bilanci.
Tutti questi fattori fanno ritenere che le prospettive di mercato per il 2021 siano molto migliori. Prima di arrivarci, però, occorrerà superare alcuni grossi ostacoli: la Fed, la Brexit, l’efficace implementazione dei vaccini e l’importante elezione dei Senatori per la Georgia il 5 gennaio. Tutto questo dovrà essere risolto.
E con questo concludo, ringraziando tutti di avermi seguito quest’anno. Parlare con voi anche nel 2021 sarà un piacere. Auguro a tutti di trascorrere buone feste in buona salute. Ci risentiremo all’inizio del nuovo anno. Grazie mille.
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Managing Director
Global Fixed Income Team
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